Asse Verona-Torino: complementari a confronto, simili nell'animo, ma diversi nella misura, nel credo e nel potenziale.
A Verona, quattro gatti, a pestare un povero cristo che è servito sono come sacco da pugilato che, se non lui, un altro pari era, dove il fine era solo il gusto del piallare bistecca da battere, al sangue, ovviamente;
Torino: operano falangi, armigeri e Lanzichenecchi di basso partito, mercenari inquadrati ed addestrati alla guerra e guerriglia urbana, vivai di squadristi di tessera purpurea, pronti e stipati in caserme dove si continua a sgravare formiche legionarie, cavallette da scaraventare a devastare i sudati raccolti altrui.
Dove impossibile spogliare, saccheggiare, depredare e distruggere, bruciano bandiere, ma solo perché una società democratica impedisce loro di sfiammare lo schifoso ebreo o il cattivo "iuessei", e ne rigetta dottrina da Gulag.
Quando forti e protetti, non disdegnano di usare stesse tecniche dei bastonatori di Verona, che gli sono diversi, in forma e colore, ma non in sostanza.
Dietro gli uni, solo quelli e il nulla, numerico, mentale e fisico;
alle terga degli altri, un intero mondo: quello di retrobotteghe oscure.
Naziskin ?
...certo, per oggi: domani andranno allo stadio, e metteranno maglietta degli Ultras, e poi in piazza con la canotta dei Black bloc e, fuori delle discoteche, rissaioli, con pugni di ferro e cocci di bottiglia;
se li incontri in macchina, ti sfonderanno il cranio con il Cric, normalmente usato per sollevare l'auto e cambiare la gomma forata.
Il loro tempio è la palestra, l'officina è dove forgiano sbarre e ferraglia da sfondamento, punta e taglio;
si muovono in branchi risicati, che l'esser pochi li fa sentire eletti, unti dal signore, perfetto prodotto di una fucina che forgia solo eccellenze, senza bolle, sbavature, croste e creste, tipiche di fusioni dozzinali.
Hanno e riconoscono un solo dio: il muscolo, sia esso appeso tra le gambe che da gonfiare ed esibire;
vaporosi pettorali, lievitati bicipiti, fermentati palloncini pieni di sangue ed aria ribollente, e piselli penetranti.
S'accontentano della legge del branco, non riconoscono ne comprendono regole di mandrie da partito:
la loro gerarchia è elementare, la fonte vicina alla foce e il capo è ad un tiro di schioppo, anzi, di gomito.
A Torino hanno transumato e dato pascolo a greggi con cordone ombelicale e filiera lunga, con cani e pastori che tengono le fila dopo aver tratto insegnamento sui banchi di Mosca, che è quella che ronza in quegli elementari ma ben istruiti cervelli che, come per la lavastoviglie o la lavatrice, hanno bisogno di un programma semplice per compiere azioni complesse: alla fine, per scagliare bottiglie di benzina con stoppino, o merda, basta solo un vigoroso braccio, magari teso e a pugno chiuso, che, se hai i crampi, fai presto anche a stendere !
A Torino non ci sono protettori dei palestinesi, ma i figli dei selezionatori dei campi di concentramento nazisti o dei Gulag russi: non sono "per" questi, ma "contro" quelli.
Non ci fossero i palestinesi, cavalcherebbero altra onda, ma sempre con l'idea di sommergere quelli che hanno o ancora intralciano il disegno dei maiali, di conquistare "la fattoria degli animali".
- «Quel gruppo che si definisce neonazista va punito, ma quello che accade a Torino, dove frange della sinistra radicale danno vita ad azioni violente che cercano una giustificazione con una politica antisionista, è più grave», afferma il nuovo presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Apriti cielo: ecco che la corazzata Potemkin punta i cannoni, e i marinaretti danno fuoco alle polveri.
Rosy Bindi:
«In presenza della morte di un ragazzo, inviterei il presidente della Camera ad usare prudenza; è pericoloso stabilire delle gerarchie tra il bruciare la bandiera di un Paese e sopprimere una vita».
Walter Veltroni:
- «Di fronte alla morte di un ragazzo ci vuole un giudizio severo ed è sbagliato fare delle priorità».
Paolo Ferrero:
- «Le parole di Fini sono indegne di chi occupa un ruolo istituzionale di quel peso».
La Finocchiaro:
- «L'omicidio di un innocente senza ragione alcuna è un fatto di gravità assoluta».
Bestialità, ovvietà e banalità tipiche d'abitatori di Retrobotteghe oscure, pomposi cicisbei, usi a credere che
"La Storia siamo noi" e, "A noi l'intelligenza", anzi, intellighenzia, come gli hanno trasmesso nonni e padri, uno dei quali riassunse, paro paro, il sistema proporzionale di figli deficienti:
"Una singola morte è una tragedia, un milione di morti è una statistica", insegnò papà...Stalin.
E questa è rimasta dima e livella, bolla, misura e vangelo, per quelli di "Retrobotteghe oscure", imitatori, fiancheggiatori e simpaticanti !
- «'fanculo, Kompagni !»
Io, secondo me...07.05.2008
mercoledì 7 maggio 2008
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