SSSSssssssfrigola...scoppietta e crepita;
...dal perimetro al centro, la fiamma brilla e sale, la pagina annerisce e fuma, geme, s'accartoccia, agonizza, soffoca e muore, consumata a cenere.
I serial killer non ci sono solo per le persone, ma anche per le cose e, come termiti, consumano e uccidono i libri: sono i dittatori, detentori di vita e di morte, boia per carne e carta.
Cancellano il testimone, la memoria, sterminando uomini e biblioteche.
Certo, peggio è se nel forno finisce una larva, che un tempo ebbe dignità e persona, tanto irriconoscibile da domandare "se questo è un uomo";
Quello è il testimone.
Gli scampati al macero della Storia lasciano il messaggio nella bottiglia, a che il vissuto scavalchi e sopravanzi il tempo concesso loro dal destino: si chiama scrittura, il suo nome è libro.
Questa è la memoria.
Ora: cancella l'uno, scolorisci l'altro, e nulla più si frappone a che le nefandezze di ieri ritornino ad essere il reale d'oggi.
E nulla può fare la rete e neppure il supporto elettronico: lì è ancora più facile che bruciare, che la fiamma si chiama inquinamento e, il veleno, disinformazione, una tossina di veloce rilascio e lenta corrosione;
e poi, non per tutti e dappertutto è possibile mettere spina e batteria, ma il foglio arriva in ogni dove.
Il libro è il gusto, dove per altro c'è la quantità: l'assaporare e selezionare contro l'ingurgitare mistura e miscuglio senza avere più capacità di scomporne le parti.
In ogni modo, lo scalpellare il vecchio per rimodellare nuovo, come facevano gli antichi Faraoni, ad annullare il ricordo del prima, anche è possibile per ogni supporto di reminiscenze.
Andiamo a conoscerne, di devastatori.
Per non spingerci troppo a fondo, partiamo dal '33, dove i nazisti, a Berlino, fecero un bel falò, bruciando scritti di Marx, Heinrich Mann, Sigmund Freud, Erich Maria Remarque, Voltaire, Einstein, e via andare.
Nei paesi occupati spogliarono la casa museo di Tolstoj, a Jasnaja Poljiana, come le dimore di Cechov e Puskin.
Mao Tse Tung, il Timoniere:
la sua "rivoluzione culturale" pesantemente usò gomma e cerino, e sua moglie, Jiang Qing, ne fu fiamma e calore, ma non per esserne innamorata compagna.
- «Il sapere, fra il Rinascimento e la Rivoluzione culturale, è da considerare un vuoto totale [...] di milioni di libri, soltanto due scaffali sono da conservare [...] i libri cinesi anteriori al '49 sono "feudali", fino al '66, "revisionisti" e, quelli stampati all'estero, anche "capitalisti"».
Al rogo.
- «Le scritture buddhiste, "scoregge di cane".
Fuoco e fiamme.
Per lo scritto ebbe allergia Kim il Sung, in Corea, e poi i Khmer rossi, in Cambogia, dove Pol Pot arrivò a comportamenti vicini al ridicolo;
dopo aver raso al suolo le scuole, bandì le banconote, fece sopprimere i documenti d'identità, vietò il possedere fotografie e ridusse in polvere tutti i volumi della Biblioteca Nazionale di Phnom Pehn.
Non meno fece Stalin, più sistematico:
nazioni o etnie che entravano in collisione con il suo pensiero erano destinate ad uscirne monche nella memoria;
in Estonia, nel '40, bruciò più di due milioni di opere e non restò più traccia della letteratura antica di quel paese.
Stesso procedimento in Lituania, ma questa reagì, diffondendo la letteratura illegale, diffondendo ciclostilati e manoscritti dove era mancata l'opera originale.
Nel '43, ne fecero le spese gli ebrei, che videro distruggere ogni libro che conteneva allusioni alla cultura loro.
Tanto per dare un'idea: non si salvò neppure un manuale di geometria, dove due triangoli sovrapposti furono scambiati per simboli di "propaganda sionista" !
Gli scritti in yiddish sparirono da librerie e biblioteche.
Fidel Castro, "ciucciotto" e tettarella di tanti "intellettuali" italiani:
a Cuba nelle biblioteche, si poteva consultare corposi ed opulenti cataloghi, scibile e universo culturale...delle agiografie di Che Guevara e alleati politici !
Pochi librai fornirono "letture proibite", ma erano tollerati, come valvola di sfogo, sfiatatoio di una pentola a pressione, con il fondello sotto il costante fuoco dei fornelli.
I Talebani:
una parte della storia dell'Afghanistan ha fumato ed è sfumata, grazie alle azioni di quella cotenna del mullah (s)Omar, che recise quanto era fiorito dagli anni sessanta;
prima andò in fiamme la biblioteca di Herat, nel '96, a Kabul;
Said Mansour Naderi, figlio di un gran poeta, sposta 55 mila volumi a Pul-i-Khumri.
Nel '98, arriva l'Omar e, la prima cosa che fa, è bruciare il rimanente cartaceo.
Teniamoceli buoni, i nostri tomi, i cari compagni del nostro passato, che ci servono a distinguere ed evitare i taglialgole e i taglialingue.
E che la carta sia con noi.
Io, secondo me...20.05.2008
martedì 20 maggio 2008
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