lunedì 3 settembre 2007

DecapitAllahto

«Ehilà ! Ti vedo un pochino a pezzi; giornata difficile eh ? T’impegni, ti fai un mazzo così per il prossimo, dai una mano ed ecco che ti prendono tutto il braccio...roba da perderci la testa !».
Un tocco di qua, un tocchetto di là...«Ohe, allora è proprio vero che c’avevi la capacità di...di...ah, ecco: bilocazione, lo stare in più posti insieme ! Come dici ? Una mazza ?».
Beh, io e lui non ci siamo mai tanto usmati, che a dir la verità non mi era per nulla simpatico:
faceva soggezione, quasi paura, con quello sguardo severo, torvo e indagatore, che ti scavava come la paletta nel gelato, perennemente incazzoso, che scrutava come il mio professore, quando mi fissava negli occhi e sembrava avesse trovato in me la farfalla mancante da infilzare nella bacheca;
ma mai pensavo che un Santo usasse un linguaggio così triviale.
«Eh ? La mazza di legno ? Oddio, no: t’hanno menato !».
Mi siedo e ascolto il racconto della disavventura del Pio uomo.
Ogni elefante che entra in cristalleria, tanto per pararsi il culo dai pallettoni, da che mondo è mondo, irrompe in scena con il classico prologo:
«Sono guidato dalla mano del Signore; è lui ad indicarmi cosa devo fare»...
e patabim e patabum...giù, botte da orbi !
La testina da una parte, la manine dall’altra, che già erano martoriate da sé, per i buchini delle stigmate.
Il Peter Frimpong - un baldo giovanottone, musulmano del Ghana, immigrato clandestino - usa la clava tipica della sua specie, la Homo gnurant gnurant e, in casa d’altri, comincia a rompere i...gioielli di famiglia, smadonnando come uno scaricatore di porto !
E sì, ci stavano proprio sulle palle quelle figurine di Padre Pio, in quel di Afragola, paesino infestato da infedeli, dediti a portare fiori, a lasciare suppliche, giaculatorie, a concionare e razzolare davanti a quel cadaverino con le mani bucate !
«Sono stato guidato dalla mano del Signore»...
si, m’immagino il tipo che, nell’alto dei cieli, punta il ditone contro il povero fraticello - già sfigato e martoriato di suo - e urla: dai, picchia duro, Pingpong, che quel coso va...decapitAllahto !
« Peter Pingpong dei miei zebedei, ma perché non torni al paesello, incurvi la schiena con le palme delle mani che strusciano terra, ti prendi una banana e risali sulla pianta ?».
Oddio, sarebbe meglio ripartissi da batterio, a risalire a protozoo, ameba e...che con maggior rincorsa magari avresti più possibilità di risalire la china, che se proprio va male, da verme saresti utile per pescare !
Tempo addietro, un compagno di pianta, aveva già dato del suo, cercando di murare una Madonnina, che se ne stava da un’eternità - cheta, cheta e discreta - nella sua nicchia.
Mal gli ne incolse, che l’Agnese e l’Angela - due leonesse dai capelli grigi - l’hanno ridotto a più miti consigli.
«Ehi, Pingpong, sai che anche a me il Signore m’ha detto di segarti la pianta ? Tranquillo, continua a sbucciar banane, ma stai attento...alla buccia !».
Zig...zag...zig...zag…zig...zag...
« Agnese, tira la sega dalla tua parte, che io la richiamo dalla mia; e tu, Angela, prepara il bastone, che appena Frimpong ruzzola a terra giochiamo alla lippa !».

Io,secondo me…3.9.2007

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