martedì 25 settembre 2007

Omini verdi

No, i miei omini verdi non sono dei marziani anche se i nostri, visto il mondo che vivono, sono più "fuori" di quelli.

Premetto che parlo dei soliti noti, perché sono buona parte di questi che, allo stato attuale, stanno smarronado gli zebedei al resto del mondo, ma il ragionamento comprende l’abitudine di chi, secondo i tempi e le opportunità, ha e usa il coltello dalla parte del manico.

Ora è il tempo degli…omini verdi, che sventolano in tal campo, tra mezzaluna e sciaboletta, con messaggio pubblicitario, tra anatema e minaccia, ad uso e consumo di un prossimo da aggiogare.

L’atto di presunzione, la convinzione di possedere l’esclusiva, la "Golden share" - o Golden..sharia, che attribuisce al possessore maggiori diritti rispetto agli altri, indipendentemente dai numeri - la spocchia di agire per delega divina e i diritti che conseguono, danno a credere al detentore d’essere un vice-dio, padrone della vita e della morte.

L’imam Alì, nipote del profeta Maometto e quarto califfo:
«Il Corano è uno scritto, compreso tra due copertine, che non parla. Solo gli uomini lo fanno parlare».

Se ne deduce che Dio s’è risparmiato, lavorando all’essenziale: il contenitore;
lo spalare contenuto si dice sia stato lasciato al garzone di bottega, a formare strati, per gusto e varietà, di verità assolute: halal (permesso) e haram (vietato).

Un invito a nozze, per il primo che fosse riuscito a piantare la bandierina e, come esploratori su terre vergini, affermare: «Io, Pinco Pallino, prendo possesso di tutto in nome di Tizio, Caio o Sempronio».

Allah "abbozzò" il Corano, libro per eccellenza che - non contenendo la soluzione di tutti i problemi pratici - il profeta Maometto pensò di completare con la Sunna, che ne raccoglie tradizione, parole e vita, a divenir misura di tutte le cose.

Schema e impronta mentale si riassume in quella dell’emiro Amr ibn al-As e del califfo Omar;
nel 641, dopo la conquista d’Alessandria d’Egitto, alla richiesta di risparmiare le migliaia di libri della Biblioteca, il primo chiese chiarimenti al secondo che, con sicumera, sentenziò:
«Se contengono menzogne vanno distrutti; se contengono verità esse sono già scritte nel Corano e dunque vanno distrutti».
Indovinate come andò a finire.

Khomeini: «Il Corano non è stato fatto per pregare ma per organizzare la società, e i dirigenti religiosi [..] per governare. L’Islam e il governo islamico sono fenomeni divini, garantiscono la salvezza del mondo».
Ecco la linea di demarcazione: di qua le volpi, di là le galline !

A Ratisbona il Papa riportò un dialogo, che vide contrapposti ( 1391, ad Ankara ) l’imperatore Bizantino Manuele II Paleologo e il sultano turco Bayazet, con seguito d’esercito ben maggiore di quel che dispone il primo.

Manuele esordisce: «La ragione è il fondamento filosofico di tutte le cose».
L’altro lo guarda stranito e ribatte: «Allah non dipende dai suoi atti [..] può cambiare ogni minuto le leggi che regolano il mondo, così che ogni conoscenza razionale è incerta e provvisoria»: argomentare in base alla ragione significa semplicemente citare fatti empirici.
«La prova della superiorità dell’Islam sul Cristianesimo è che le armate del Profeta stanno vincendo ovunque».
È conseguente che dio, per chi la pensa come lui, è solo un generale, che legifera a secondo che si trovi la spada più o meno affilata dell’avversario, ad essere debole con i forti e forte con i deboli !

Manuele, come Benedetto XVI, è convinto che la vita, i diritti umani e la possibilità di convivere fra religioni diverse sono garantiti solo da una fiducia nella ragione, strumento per arrivare alla verità.

Ma, per chi si ritiene padrone del pollaio, queste sono solo regole che valgono per i polli !

Io, secondo me...25.09.2007

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