Si chiama Myosotis, ha fiori azzurrini con il centro giallo: gli antichi lo consideravano "L'erba sacra", simbolo della salvezza da tutti i mali;
una leggenda medievale germanica narra che due giovinetti, passeggiavano lungo un fiume, raccogliendo questi graziosi fiorellini: il giovane cadde e, mentre fu portato via dalla corrente, urlò alla dolce amata, "non ti scordare di me !", gettandole il mazzetto.
Da allora, i "nontiscordardime" sono sacri all'Amore eterno.
Gilad Shalit, il soldato israeliano, rapito il 25 giugno 2006 dalla feccia palestinese di Hamas, è scivolato nel torrente limaccioso, nelle fogne di spurgo di quegli assassini, e il "nontiscordardime" è qui, a ricordarlo.
- «Guardatelo, annusatelo, ipocriti vigliacchi, tremolati budini con l'animo di Don Abbondio: ve lo sbatto sulla faccia, figli della tremarella !»
L'Occidente si presenta più di culo che di faccia, tanto guarda pavidamente altrove;
così i soldati in Libano, a contemplare in aria il passare degli aerei, mentre dietro le chiappe transita indisturbata la missileria di Hezbollah.
Di Gilad da più di due anni non si sa nulla: la Croce Rossa - o il Rombo Rosso ? - non ha mai avuto possibilità di vederlo, se ne sbattono dei diritti di prigioniero di guerra, sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e cominciano a girare notizie che il poveretto sarebbe custodito in un pozzo, trattato peggio di una bestia.
Anzi, Hamas si vanta pure che non gli permette nemmeno di vedere la luce del sole e ai suoi genitori non è mai stato permesso di incontrarlo né di parlargli.
E che Israele abbia liberato 199 detenuti palestinesi festosamente accolti a Ramallah e restituito a Hezbollah alcune merdacce sue in cambio di due cadaveri, non frega a nessuno, anzi: mi par di vedere risolini sardonici, che si fanno beffe di simili atti, usi ed abituati come sono ad ammazzarsi pure tra fratelli, a farsi schermo dei propri figli, a piazzare armerie proprie volutamente vicino a strutture civili, a sistemare bombarole in mercati, cinema, bar, autobus e simili.
A costoro frega un cazzo e considerano prova di debolezza, non tentativo di comunicare, di vedere oltre la logica del "io sparo a te, tu schioppetti me".
Ora, io non mi meraviglio più di tanto, di avere a che fare con subumani di tal fatta: quel che mi fa diventar fumino è il gregge nostro, con il paraocchi e portato a zoccolare in strada a senso unico: pacifisti-pacifinti-pacifessi, gli "urlatores" dei diritti a carnefici della serie 'ndo cojo cojo, gli "applauditores" dei Samir kuntar, specializzati in "spaccacranio" di bambini, "leccatores", al soldo di “chi la vusa pusè la vaca le sua", chi urla di più si aggiudica la mucca, che sono a scambiare bassa macelleria per "braviècosìchesifa", come imparato sui banchi e dai testi sacri di un comunismo che, in fatto di purghe, ne sa molto.
Nei mezzi e nei modi si ritrovano, che per il momento si può fare comunella, che c'è tempo di arrivare al duello finale, alla resa dei conti, a dirsi: "Uno di noi è di troppo ! "
Nontiscordardime
All'opposto, ecco le carceri di Israele;
non certo luoghi d'amena ricreazione, ne convengo, ma neppure scolaretti sono quelli dentro, che godono però d'ogni diritto, concesso loro da un'entità sconosciuta: la Democrazia.
Ogni prigioniero ha degli avvocati, pagati dallo Stato, che lo difendono durante le varie fasi del processo;
riceve le visite dei parenti, moglie compresa;
lo vengono a trovare quelli della Croce Rossa Internazionale, che ne verificano lo stato di detenzione e le condizioni fisiche;
Dorme in un letto, mangia in un piatto e rilascia interviste a chi gli pare;
I più sono responsabili di aver eseguito o reso possibile attentati, per uccidere o mutilare cittadini sugli autobus, nei locali pubblici, nelle case e negli alberghi; non hanno di che lamentarsi, che sono trattati per ciò che non sono: esseri umani.
No,caro Gilad, di te mi ricordo sempre, che il mazzetto di "nontiscordardime" mi serve per nascondere i cattivi odori, della fossa biologica di casa.
Io, secondo me...29.08.2008
venerdì 29 agosto 2008
giovedì 28 agosto 2008
La legge del menga
"[...] accertato che il veicolo [...] ha violato l'art. 146, comma 3 C.d.S. perché proseguiva la marcia nonostante il semaforo proiettasse luce rossa nella sua direzione di marcia, infrazione rilevata per mezzo d'apparecchiatura elettronica a postazione fissa... "
Multa.
Ben gli sta, che d'incidenti ne abbiamo fin troppi per l'indisciplina di taluni.
Peccato che era la macchina con il feretro del povero defunto, che marciava a passo d'uomo ed era debitamente anticipata dalla presenza di un vigile, seguita dal sacerdote e dal chierichetto con la croce, i parenti dolenti e lo sciame d'accompagnatori.
Al semaforo, all'incrocio prima del cimitero, il vigile di scorta ferma il traffico e fa passare il corteo funebre, subentrando d'autorità e sostituendo per potere l'impianto con tanto di telecamera.
L'oculo elettronico fotografa, che serve a quello;
l'immagine è elaborata, stampato il cartaceo della sanzione, prontamente spedito all'indirizzo della ditta di pompe funebri.
Alla contestazione, il sindaco, che è tutto tranne che un creativo, antepone rigidamente la regola, indifferente all'uso del buon senso, al fatto che le eccezioni vanno interpretate e risolte per quel che sono, "talebanizzando" il codice e applicando la legge del menga.
Impeccabile, irreprensibile, incontestabile.
Come sulla giostra, altro giro, altro premio: passiamo dalla Kabul italiana a Venezia e all'esatto contrario.
Siamo al classico tendone su gambe, con feritoia per i fanali oculari:
chi cazzo e cosa ci sta sotto non c'è dato sapere.
Il fagotto vuole entrare il Cà Rezzonico, celebre palazzo del Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano;
dato per scontato che sotto vi sia una donna, questa indossa il niqab, che si differenzia dal burqa solo perché quest'ultimo copre pure gli occhi con una retina, che pare la grata di un tombino.
Due leggi dello stato regolano la materia: il testo unico di pubblica sicurezza del 1931 e la legge 152 del 1975;
il primo vieta il comparire mascherati in luogo pubblico, mentre la seconda proibisce ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.
Il sorvegliante del museo ha fatto il proprio dovere, secondo legge, per questo pagato dall'obolo della comunità.
Ha chiesto al bipede nella tenda di farsi riconoscere, ma la "cosa" rifiuta e smamma, insalutato ospite, secondo regole dello Stato, non dell'osteria.
Che stupidino.
- «Un fatto sgradevole, discriminatorio e stupido, non condiviso né da me personalmente né dal resto della direzione dei Musei civici [...] prenderemo provvedimenti».
Ecco che il responsabile, Filippo Pedrocco e i Musei civici sono diventati autorità sovranazionali;
"[...] sta al buon senso del personale valutare in quali casi sia richiesto far vedere il viso, la signora aveva il diritto di visitare il museo".
Signora ?
- «Oh, Filippo: l'hai vista tu, che era una signora ? Se sotto c'era un Orango, uno Yeti o Bin Laden, neppure lo sai adesso !»
L'assurdo è che, in un'intervista alla "Nuova Venezia", il nostro Pedrocco candidamente ebbe a dire:
"[...] per questioni di sicurezza persone con il volto con il volto coperto non hanno accesso alle sale espositive; a Carnevale, quando molti entrano mascherati, chiediamo ai visitatori di scoprirsi il viso".
Due pesi e due misure, in linea con il saggio "Forte con i deboli e debole con i forti", a pararsi il culo, secondo la legge del volga ( Chi l'ha preso nel c... se lo tolga, e lo metta in quello del vicin ), che quella del menga (chi ce l'ha in c... se lo tenga ) l'applica al suo custode e a noi tutti.
Mentalità da budino, della marca Don Abbondio.
E, per favore, non mi si venga a buttare nel cesso le mie, di leggi, subordinate al diritto della musulmana, a che fossero rispettate le sue, di tradizioni:
se andiamo al paese di quella, figlie, mogli e sorelle si devono intabarrare in ampie lenzuola, fino a coprire i piedi e devono portare copricapi, ma accettiamo di farlo, che non siamo in casa nostra.
E non si meni il solito torrone, con la pirlaggine del razzismo e del fascismo rampante, che in Italia non c'è, se non nel complementare del rosso e delle sue brigate, che fanno come il bue che da del cornuto all'asino !
Rovistiamo nel bidone della spazzatura, a tirar fuori le ultime baggianate.
Si chiama Abdul Zainai, originario del Bangladesh, con precedenti per associazione a delinquere ed estorsione, zampillato di galera grazie all'indulto;
all'uscita gli era stata notificato un decreto d'espulsione che, preso alla lettera, dopo avere espulso, aveva usato quella carta per pulirsi.
Lo beccano a vendere merce contraffatta, che ora di mestiere fa il venditore abusivo: i vigili lo prendono, lo alzano da terra, dove si era gettato per fare la sceneggiata e non farsi sequestrare i tarocchi, lo portano alla macchina e mettono la merce nel bagagliaio.
Tamburi e tamburelli, alla ricerca d'ogni osso, pure già rosicchiato, per avvalorare la favola dell'uomo nero che ritorna, suonano le grancasse si mettono a giocare d'immaginazione, a colorare e insaporire il niente:
"[...] picchiato, trascinato e umiliato dai vigili urbani, trattato come una bestia perché immigrato e chiuso nel baule".
Abdul stesso, oggi è a dire che:
nessuno lo ha pestato e scaraventato a terra:
è stato lui stesso a buttarsi sul marciapiede, per difendere le cianfrusaglie;
i vigili l'hanno trattato correttamente.
Anche le notizie hanno seguito la legge del menga...
...della nigeriana, fotografata sdraiata sul fondo di una cella, con le chiappe al vento, in un angolino, "sacco di carne buttato sul pavimento".
E chi ce l'aveva messa ? La posizione migliore e più comoda se l'era scelta da sola !
Sedia e lettino c'erano, ma lei, che per abitudine e mestiere è abituata a stare distesa, per riflesso condizionato lì si era messa.
Che si doveva fare: manganellarla per farla stare in piedi o seduta con la schiena al muro, sollevarla di peso mettendola a letto, rimboccargli le coperte e cantare una ninna nanna ?
Al momento della retata aveva offerto resistenza feroce, scalciando, insultando e reagendo selvaggiamente alle forze dell'ordine.
In gabbia è il suo posto, e la postura probabilmente richiama la sua natura.
Smettiamola di pestarci i coglioni martellandoli sull'incudine: leggi e regole, come la matematica, non sono un'opinione, e servono a garantire le formiche operaie, a che mandino avanti la baracca senza essere calpestate.
Un dovere rispettato porta ad un diritto acquisito;
livella, è democratico, ha valore universale, tanto per il ricco che per il povero, per urbi come per Orbi, in modo che nessuno sia a doversi presentare di retro e prono, alla presenza della legge del menga !
Io, secondo me...28.08.2008
Multa.
Ben gli sta, che d'incidenti ne abbiamo fin troppi per l'indisciplina di taluni.
Peccato che era la macchina con il feretro del povero defunto, che marciava a passo d'uomo ed era debitamente anticipata dalla presenza di un vigile, seguita dal sacerdote e dal chierichetto con la croce, i parenti dolenti e lo sciame d'accompagnatori.
Al semaforo, all'incrocio prima del cimitero, il vigile di scorta ferma il traffico e fa passare il corteo funebre, subentrando d'autorità e sostituendo per potere l'impianto con tanto di telecamera.
L'oculo elettronico fotografa, che serve a quello;
l'immagine è elaborata, stampato il cartaceo della sanzione, prontamente spedito all'indirizzo della ditta di pompe funebri.
Alla contestazione, il sindaco, che è tutto tranne che un creativo, antepone rigidamente la regola, indifferente all'uso del buon senso, al fatto che le eccezioni vanno interpretate e risolte per quel che sono, "talebanizzando" il codice e applicando la legge del menga.
Impeccabile, irreprensibile, incontestabile.
Come sulla giostra, altro giro, altro premio: passiamo dalla Kabul italiana a Venezia e all'esatto contrario.
Siamo al classico tendone su gambe, con feritoia per i fanali oculari:
chi cazzo e cosa ci sta sotto non c'è dato sapere.
Il fagotto vuole entrare il Cà Rezzonico, celebre palazzo del Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano;
dato per scontato che sotto vi sia una donna, questa indossa il niqab, che si differenzia dal burqa solo perché quest'ultimo copre pure gli occhi con una retina, che pare la grata di un tombino.
Due leggi dello stato regolano la materia: il testo unico di pubblica sicurezza del 1931 e la legge 152 del 1975;
il primo vieta il comparire mascherati in luogo pubblico, mentre la seconda proibisce ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.
Il sorvegliante del museo ha fatto il proprio dovere, secondo legge, per questo pagato dall'obolo della comunità.
Ha chiesto al bipede nella tenda di farsi riconoscere, ma la "cosa" rifiuta e smamma, insalutato ospite, secondo regole dello Stato, non dell'osteria.
Che stupidino.
- «Un fatto sgradevole, discriminatorio e stupido, non condiviso né da me personalmente né dal resto della direzione dei Musei civici [...] prenderemo provvedimenti».
Ecco che il responsabile, Filippo Pedrocco e i Musei civici sono diventati autorità sovranazionali;
"[...] sta al buon senso del personale valutare in quali casi sia richiesto far vedere il viso, la signora aveva il diritto di visitare il museo".
Signora ?
- «Oh, Filippo: l'hai vista tu, che era una signora ? Se sotto c'era un Orango, uno Yeti o Bin Laden, neppure lo sai adesso !»
L'assurdo è che, in un'intervista alla "Nuova Venezia", il nostro Pedrocco candidamente ebbe a dire:
"[...] per questioni di sicurezza persone con il volto con il volto coperto non hanno accesso alle sale espositive; a Carnevale, quando molti entrano mascherati, chiediamo ai visitatori di scoprirsi il viso".
Due pesi e due misure, in linea con il saggio "Forte con i deboli e debole con i forti", a pararsi il culo, secondo la legge del volga ( Chi l'ha preso nel c... se lo tolga, e lo metta in quello del vicin ), che quella del menga (chi ce l'ha in c... se lo tenga ) l'applica al suo custode e a noi tutti.
Mentalità da budino, della marca Don Abbondio.
E, per favore, non mi si venga a buttare nel cesso le mie, di leggi, subordinate al diritto della musulmana, a che fossero rispettate le sue, di tradizioni:
se andiamo al paese di quella, figlie, mogli e sorelle si devono intabarrare in ampie lenzuola, fino a coprire i piedi e devono portare copricapi, ma accettiamo di farlo, che non siamo in casa nostra.
E non si meni il solito torrone, con la pirlaggine del razzismo e del fascismo rampante, che in Italia non c'è, se non nel complementare del rosso e delle sue brigate, che fanno come il bue che da del cornuto all'asino !
Rovistiamo nel bidone della spazzatura, a tirar fuori le ultime baggianate.
Si chiama Abdul Zainai, originario del Bangladesh, con precedenti per associazione a delinquere ed estorsione, zampillato di galera grazie all'indulto;
all'uscita gli era stata notificato un decreto d'espulsione che, preso alla lettera, dopo avere espulso, aveva usato quella carta per pulirsi.
Lo beccano a vendere merce contraffatta, che ora di mestiere fa il venditore abusivo: i vigili lo prendono, lo alzano da terra, dove si era gettato per fare la sceneggiata e non farsi sequestrare i tarocchi, lo portano alla macchina e mettono la merce nel bagagliaio.
Tamburi e tamburelli, alla ricerca d'ogni osso, pure già rosicchiato, per avvalorare la favola dell'uomo nero che ritorna, suonano le grancasse si mettono a giocare d'immaginazione, a colorare e insaporire il niente:
"[...] picchiato, trascinato e umiliato dai vigili urbani, trattato come una bestia perché immigrato e chiuso nel baule".
Abdul stesso, oggi è a dire che:
nessuno lo ha pestato e scaraventato a terra:
è stato lui stesso a buttarsi sul marciapiede, per difendere le cianfrusaglie;
i vigili l'hanno trattato correttamente.
Anche le notizie hanno seguito la legge del menga...
...della nigeriana, fotografata sdraiata sul fondo di una cella, con le chiappe al vento, in un angolino, "sacco di carne buttato sul pavimento".
E chi ce l'aveva messa ? La posizione migliore e più comoda se l'era scelta da sola !
Sedia e lettino c'erano, ma lei, che per abitudine e mestiere è abituata a stare distesa, per riflesso condizionato lì si era messa.
Che si doveva fare: manganellarla per farla stare in piedi o seduta con la schiena al muro, sollevarla di peso mettendola a letto, rimboccargli le coperte e cantare una ninna nanna ?
Al momento della retata aveva offerto resistenza feroce, scalciando, insultando e reagendo selvaggiamente alle forze dell'ordine.
In gabbia è il suo posto, e la postura probabilmente richiama la sua natura.
Smettiamola di pestarci i coglioni martellandoli sull'incudine: leggi e regole, come la matematica, non sono un'opinione, e servono a garantire le formiche operaie, a che mandino avanti la baracca senza essere calpestate.
Un dovere rispettato porta ad un diritto acquisito;
livella, è democratico, ha valore universale, tanto per il ricco che per il povero, per urbi come per Orbi, in modo che nessuno sia a doversi presentare di retro e prono, alla presenza della legge del menga !
Io, secondo me...28.08.2008
mercoledì 27 agosto 2008
Torno subito
Oggi mi sento di cambiar d'abito, di riporre per un momento quello di buffon di corte e travestirmi da "bauscia", da saccente un tanto al metro.
Erano veramente simpatici quei cartellini di una volta con, sul davanti, la scritta "Aperto" e, sul didietro, "Torno subito".
Oggi quasi scomparsi, li usano solo due personaggi: Dio e la Morte, due giganti che, per un motivo o per l'altro, si cerca di dimenticare, visto che l'evitarli è impossibile.
Ci passo davanti spesso, ormai abituato, assuefatto alla sua grandezza, alla magnificenza della sua storia, all'armonia delle forme, al corpo scolpito, all'agile spinta aerea del corpo massiccio ma flessuoso, piantato su giganteschi obelischi, sodi, imponenti e solidi come le gambe degli smisurati sauri di preistorica memoria;
parlo del Duomo di Milano, che per me è come averlo davanti a casa e che, nel mio girovagare, spesso incrocio.
A vedere tanta gente con il naso all'insù anche quest'indifferenza, derivata dall'abitudine di una continua visione, mi è passata, e sono entrato, a vagabondare tra le sue mura.
Enorme, ma scomparso per un certo tempo, lasciato in soffitta tra le cose comuni, alla fine, prepotentemente, s'è rimesso a farmi ombra.
Così è per Dio.
Così è la morte.
Rimuoverli non serve, che al massimo possono ritardare..."Torno subito".
A dire il vero, c'hanno provato in tanti a farne senza, almeno per il primo.
Tanto per fare nomi, ecco il prolisso e chiacchierone Denis Diderot, filosofo della metà del '700, quello a cui commissionano di tradurre dall'inglese al francese un'enciclopedia in un solo volume.
C'ha messo trent'anni, e di volumi ne ha sfornati ben 28: la monumentale "Encyclopedie".
Meritevole lavoro, infarcito d'informazioni pratiche, sunto dell'allora scibile umano.
Mancava solo una voce: Dio.
Non serve: la condizione umana può migliorare anche senza, bastano ragione e scienza e la fede è solo zavorra.
Rincorrere Dio è una perdita di tempo.
L'anticipo fu il famoso "Cogito ergo sum", penso dunque sono e quindi io sono quello che penso...non c'è altro dio all'infuori di me;
parola di Cartesio, nome italianizzato di Renè Descartes.
Senza volerlo, fu l'inizio del cercare di mettere Dio alla porta, e a nulla valse la precisazione di Giambattista Vico:
- «No, amico, si deve dire: "penso dunque CI sono".
Mica poco: dal centro, quel "CI" rimetterebbe l'uomo alla periferia del creato, sempre che non ritrovi l'antico Padre.
Non servì a nulla: il caro Diderot, che coabitò per un periodo del suo tempo con il Vico...sVicolò e si perse nei meandri della razionalità di nuove dottrine: è più semplice per l'uomo fare le sue ( comode ) leggi, piuttosto che
Indossare quelle strette, pancera troppo contenitiva per l'esuberanza della ciccia.
Diciamo che un poco d'elasticità nel girovita ci deve essere, a lasciare un poco d'agio, ma ogni mutanda alla fine deve avere un perimetro, una circonferenza e un confine.
Oh, scusate, mi sono lasciato trascinare dall'entusiasmo, dimenticando i "Cogiti" sono altri, ed io conto un cazzo.
Ritorniamo nel seminato.
Davanti alla casa del Signore prima si appese il fatidico "Torno subito", poi un "Chiuso per ferie", ad arrivare al temuto "Sotto sfratto". Proletario, ovviamente.
Altri presero quel posto vacante.
- «Non abbiamo più bisogno della morale quindi, neppure della religione !» dichiarò Friedrich NIETzsche.
- «La religione è un sogno della mente umana !» asserì Ludwig Feuerbach.
- «[...] è l'oppio dei popoli [...] voglio rendere la mente sempre più libera dalle sue catene» tuonò Karl Marx.
Torri d'assedio, balliste, catapulte e arieti, trasformano a macerie le antiche mura.
Siamo come primitivi che ignorano o, peggio, negano il resto del mondo perché non sono in grado di sentire le onde radio che, attraversandoli e scavalcandoli, fanno comunicare altri.
Il dubbio è necessario, "nostro dovere e fonte di salvezza": l'assolutismo della negazione, no.
Da allora il gioco al massacro crebbe in maniera esponenziale e Dio diventò dio, da Padre a padre e poi fu annoverato tra i parenti scomodi, fra le anticaglie, destinato al cimitero degli elefanti.
Beh, lasciamolo un attimo "parcheggiato", nel dimenticatoio, con il suo "Torno subito".
L'altra se ne sbatte, che lei arriva alla fine del Cogito e quando "Sum" diventa e si legge "Fu"...siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro.
La falce, anche senza martello, scivola, a togliere l'erba da sotto i piedi.
Nei tempi grami, quando la pelle era legata ad un filo e crepare era moneta inflazionata, la rassegnazione e il fatalismo prendeva piede e spesso la propria morte dava spettacolo, come alle "Tricoteuses", che lavoravano e sferruzzavano a maglia mentre, ai piedi della ghigliottina, rotolavano le teste dei decapitati.
In momenti immemori c'erano proibizioni, ad impedire danze tra le tombe, giochi di prestigio, imitazioni e maschere e, se il richiamo era forte, alla presenza di venditori ambulanti, scrivani pubblici, librai e rivenditrici d'abiti usati.
Oggi la morte non si vuole, non si deve vedere;
messo Dio nello sgabuzzino degli stracci, ci si accorge che quella se ne frega che si faccia finta di nulla.
Lei trebbia.
Ci sono stati casi di persone investite sulla strada, e attorno indifferenza, un via vai che provava fastidio a trovare ostacolo sui propri passi, di quel mucchio d'ossa che sbatteva in faccia quanto si è fragili, nonostante le tavole del dio Scienza e la sua religione, il materialismo.
L'appendere "Chiuso per cessata attività" dietro le spalle a Dio, non impedisce alla signora dei sepolcri di continuare a mietere.
Lei ha messo il cartello: "Sempre aperto" e se ne impipa della presunzione dei Diderot, dei Nietzsche, dei Feuerbach e della genia dei Karl Marx: anche lei è invisibile...eppur si muove.
Anzi: eppur si muore !
Bene, per oggi ho finito, però aspettatemi... "Torno subito".
Io, secondo me...27.08.2008
Erano veramente simpatici quei cartellini di una volta con, sul davanti, la scritta "Aperto" e, sul didietro, "Torno subito".
Oggi quasi scomparsi, li usano solo due personaggi: Dio e la Morte, due giganti che, per un motivo o per l'altro, si cerca di dimenticare, visto che l'evitarli è impossibile.
Ci passo davanti spesso, ormai abituato, assuefatto alla sua grandezza, alla magnificenza della sua storia, all'armonia delle forme, al corpo scolpito, all'agile spinta aerea del corpo massiccio ma flessuoso, piantato su giganteschi obelischi, sodi, imponenti e solidi come le gambe degli smisurati sauri di preistorica memoria;
parlo del Duomo di Milano, che per me è come averlo davanti a casa e che, nel mio girovagare, spesso incrocio.
A vedere tanta gente con il naso all'insù anche quest'indifferenza, derivata dall'abitudine di una continua visione, mi è passata, e sono entrato, a vagabondare tra le sue mura.
Enorme, ma scomparso per un certo tempo, lasciato in soffitta tra le cose comuni, alla fine, prepotentemente, s'è rimesso a farmi ombra.
Così è per Dio.
Così è la morte.
Rimuoverli non serve, che al massimo possono ritardare..."Torno subito".
A dire il vero, c'hanno provato in tanti a farne senza, almeno per il primo.
Tanto per fare nomi, ecco il prolisso e chiacchierone Denis Diderot, filosofo della metà del '700, quello a cui commissionano di tradurre dall'inglese al francese un'enciclopedia in un solo volume.
C'ha messo trent'anni, e di volumi ne ha sfornati ben 28: la monumentale "Encyclopedie".
Meritevole lavoro, infarcito d'informazioni pratiche, sunto dell'allora scibile umano.
Mancava solo una voce: Dio.
Non serve: la condizione umana può migliorare anche senza, bastano ragione e scienza e la fede è solo zavorra.
Rincorrere Dio è una perdita di tempo.
L'anticipo fu il famoso "Cogito ergo sum", penso dunque sono e quindi io sono quello che penso...non c'è altro dio all'infuori di me;
parola di Cartesio, nome italianizzato di Renè Descartes.
Senza volerlo, fu l'inizio del cercare di mettere Dio alla porta, e a nulla valse la precisazione di Giambattista Vico:
- «No, amico, si deve dire: "penso dunque CI sono".
Mica poco: dal centro, quel "CI" rimetterebbe l'uomo alla periferia del creato, sempre che non ritrovi l'antico Padre.
Non servì a nulla: il caro Diderot, che coabitò per un periodo del suo tempo con il Vico...sVicolò e si perse nei meandri della razionalità di nuove dottrine: è più semplice per l'uomo fare le sue ( comode ) leggi, piuttosto che
Indossare quelle strette, pancera troppo contenitiva per l'esuberanza della ciccia.
Diciamo che un poco d'elasticità nel girovita ci deve essere, a lasciare un poco d'agio, ma ogni mutanda alla fine deve avere un perimetro, una circonferenza e un confine.
Oh, scusate, mi sono lasciato trascinare dall'entusiasmo, dimenticando i "Cogiti" sono altri, ed io conto un cazzo.
Ritorniamo nel seminato.
Davanti alla casa del Signore prima si appese il fatidico "Torno subito", poi un "Chiuso per ferie", ad arrivare al temuto "Sotto sfratto". Proletario, ovviamente.
Altri presero quel posto vacante.
- «Non abbiamo più bisogno della morale quindi, neppure della religione !» dichiarò Friedrich NIETzsche.
- «La religione è un sogno della mente umana !» asserì Ludwig Feuerbach.
- «[...] è l'oppio dei popoli [...] voglio rendere la mente sempre più libera dalle sue catene» tuonò Karl Marx.
Torri d'assedio, balliste, catapulte e arieti, trasformano a macerie le antiche mura.
Siamo come primitivi che ignorano o, peggio, negano il resto del mondo perché non sono in grado di sentire le onde radio che, attraversandoli e scavalcandoli, fanno comunicare altri.
Il dubbio è necessario, "nostro dovere e fonte di salvezza": l'assolutismo della negazione, no.
Da allora il gioco al massacro crebbe in maniera esponenziale e Dio diventò dio, da Padre a padre e poi fu annoverato tra i parenti scomodi, fra le anticaglie, destinato al cimitero degli elefanti.
Beh, lasciamolo un attimo "parcheggiato", nel dimenticatoio, con il suo "Torno subito".
L'altra se ne sbatte, che lei arriva alla fine del Cogito e quando "Sum" diventa e si legge "Fu"...siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro.
La falce, anche senza martello, scivola, a togliere l'erba da sotto i piedi.
Nei tempi grami, quando la pelle era legata ad un filo e crepare era moneta inflazionata, la rassegnazione e il fatalismo prendeva piede e spesso la propria morte dava spettacolo, come alle "Tricoteuses", che lavoravano e sferruzzavano a maglia mentre, ai piedi della ghigliottina, rotolavano le teste dei decapitati.
In momenti immemori c'erano proibizioni, ad impedire danze tra le tombe, giochi di prestigio, imitazioni e maschere e, se il richiamo era forte, alla presenza di venditori ambulanti, scrivani pubblici, librai e rivenditrici d'abiti usati.
Oggi la morte non si vuole, non si deve vedere;
messo Dio nello sgabuzzino degli stracci, ci si accorge che quella se ne frega che si faccia finta di nulla.
Lei trebbia.
Ci sono stati casi di persone investite sulla strada, e attorno indifferenza, un via vai che provava fastidio a trovare ostacolo sui propri passi, di quel mucchio d'ossa che sbatteva in faccia quanto si è fragili, nonostante le tavole del dio Scienza e la sua religione, il materialismo.
L'appendere "Chiuso per cessata attività" dietro le spalle a Dio, non impedisce alla signora dei sepolcri di continuare a mietere.
Lei ha messo il cartello: "Sempre aperto" e se ne impipa della presunzione dei Diderot, dei Nietzsche, dei Feuerbach e della genia dei Karl Marx: anche lei è invisibile...eppur si muove.
Anzi: eppur si muore !
Bene, per oggi ho finito, però aspettatemi... "Torno subito".
Io, secondo me...27.08.2008
martedì 26 agosto 2008
Luci ed ombre
Luci soffuse, calde, morbide come bambagia, suadenti come il canto delle sirene, che t'invitano ad entrare tra quelle mura, a passare tra le mensole, distribuite come fossero una torma di bambinelli tra i giochi, nel cortile dell'asilo;
sopra, una selva infinita di scarpe da donna: eleganti, raffinate, fascinose, luccicanti, con il tacco e senza, con lustrini e brillantini, sgargianti, con fibbie e laccioli che somigliano a braccialetti, con faville e fiammelle di luce, riflessa nelle perline incastonate come fossero diamantini, che pare di vedere il rincorrersi di scintille sulla superficie di specchi d'acqua, a danzare come le lucciole, durante il volo nuziale.
Per tante signore e signorinette è come il guardare attraverso la lente un mondo incantato, un sogno destinato a restare tale che, a quei prezzi, è un capriccio che richiederebbe troppo il soddisfarlo, nell'economia del quotidiano di una studentessa, di una casalinga, di chi deve pensare la famiglia, ai figli e a portare avanti una sempre più esigente normalità.
Come a vedere i bambini poveri di una volta, con il nasino schiacciato e le manine appiccicate sulle vetrine dei negozi di dolciumi, che non era tanto il vetro a separarli da quelli, ma la condizione e il dove erano nati.
Ecco, come questi, altri piccoli angeli sono oggi a dover rinunciare, ma ben di peggio, che gli è stata tolta pure la libertà, il vivere la parte più bella che è l'innocenza della fanciullezza.
Guardo le vetrine di Via Montenapoleone o di Via della Spiga, che a Milano sono banchetti per quei ricchi che possono spendere per un paio di ciabattine firmate o una sciarpetta, riccamente ricamata, una cifra che è pari al mio stipendio mensile, al prezzo dell'abito per andare a matrimonio o del televisore, spentosi con un ultimo brillio dopo anni d'onorato servizio o al Pc portatile, che mi serve per continuare a parlare e conoscere il resto del mondo, che non si comunica più con il piccione viaggiatore o la letterina.
Attraverso con passo spedito, che mi pare d'essere osservato da cento occhi che, infastiditi, mi dicono:
- «Dai, pezzente, smamma alla svelta, che con i tuoi straccetti addosso inquini la limpidezza delle fonti del piacere !»;
è allora che rivedo le immagini di chi ha fabbricato quei distintivi d'opulenza.
Ecco scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi e umidi di un posto qualunque in Pakistan o in India: persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti, tagliano, incollano e cuciono, respirano vernici e coloranti, accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali, per guadagnare spazio e incrementare lavoro;
si mischiano sudori ed odori, stanchezza e aria viziata, dolori e malattie, circondati da muri scrostati e pavimenti quasi nudi, tra polvere, sporcizia e insetti, pure quelli creature sfortunate di un mondo schiavizzato ed emarginato, ridotto a sopravvivere, che il solo vivere è un lusso.
Eccoli, i bambini, figli di un dio minore, costretti a fare le stesse ore dei grandi, a non avere un passato e neppure un futuro, che la loro vita si è cristallizzata in un tempo che non si muove più, immemori dello scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni: sempre uguali, sempre scanditi dagli stessi ritmi e movimenti, stampati in serie, uniti da una catena che, più che di montaggio, è dello schiavo.
"[...] scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi...persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti...respirano vernici...accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali".
Un Euro al giorno, per i poveri operai; due Euro per le ciabatte.
"Luci soffuse, calde, morbide come bambagia...mensole...sopra, una selva infinita di scarpe da donna";
- «Solo duemila Euro le ciabattine; per una donna di classe come lei, cosa sono ? Vuole mettere l'invidia delle sue amiche, quando vedranno ai suoi piedi la firma del maestro, del grande stilista ?»
Qualcosa deve avere distratto il commesso.
"E vattene, togliti dalla vetrina; ma guardati come sei brutto, con la pancetta, la pelata e il nasone. E quei ridicoli straccetti che ti sei messo addosso, dove li hai presi: nel cassonetto dei vestiti ?"
Scivolo via dalla sua vista, come un uovo sul fondo antiaderente della padella.
Quel lavorante doveva aver visto qualcosa di sgradevole, che continuava a guardare nella mia direzione, fuori, sul marciapiede o sulla strada.
Strano: in quel momento non c'era nulla !
Io, secondo me...26.08.2008
sopra, una selva infinita di scarpe da donna: eleganti, raffinate, fascinose, luccicanti, con il tacco e senza, con lustrini e brillantini, sgargianti, con fibbie e laccioli che somigliano a braccialetti, con faville e fiammelle di luce, riflessa nelle perline incastonate come fossero diamantini, che pare di vedere il rincorrersi di scintille sulla superficie di specchi d'acqua, a danzare come le lucciole, durante il volo nuziale.
Per tante signore e signorinette è come il guardare attraverso la lente un mondo incantato, un sogno destinato a restare tale che, a quei prezzi, è un capriccio che richiederebbe troppo il soddisfarlo, nell'economia del quotidiano di una studentessa, di una casalinga, di chi deve pensare la famiglia, ai figli e a portare avanti una sempre più esigente normalità.
Come a vedere i bambini poveri di una volta, con il nasino schiacciato e le manine appiccicate sulle vetrine dei negozi di dolciumi, che non era tanto il vetro a separarli da quelli, ma la condizione e il dove erano nati.
Ecco, come questi, altri piccoli angeli sono oggi a dover rinunciare, ma ben di peggio, che gli è stata tolta pure la libertà, il vivere la parte più bella che è l'innocenza della fanciullezza.
Guardo le vetrine di Via Montenapoleone o di Via della Spiga, che a Milano sono banchetti per quei ricchi che possono spendere per un paio di ciabattine firmate o una sciarpetta, riccamente ricamata, una cifra che è pari al mio stipendio mensile, al prezzo dell'abito per andare a matrimonio o del televisore, spentosi con un ultimo brillio dopo anni d'onorato servizio o al Pc portatile, che mi serve per continuare a parlare e conoscere il resto del mondo, che non si comunica più con il piccione viaggiatore o la letterina.
Attraverso con passo spedito, che mi pare d'essere osservato da cento occhi che, infastiditi, mi dicono:
- «Dai, pezzente, smamma alla svelta, che con i tuoi straccetti addosso inquini la limpidezza delle fonti del piacere !»;
è allora che rivedo le immagini di chi ha fabbricato quei distintivi d'opulenza.
Ecco scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi e umidi di un posto qualunque in Pakistan o in India: persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti, tagliano, incollano e cuciono, respirano vernici e coloranti, accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali, per guadagnare spazio e incrementare lavoro;
si mischiano sudori ed odori, stanchezza e aria viziata, dolori e malattie, circondati da muri scrostati e pavimenti quasi nudi, tra polvere, sporcizia e insetti, pure quelli creature sfortunate di un mondo schiavizzato ed emarginato, ridotto a sopravvivere, che il solo vivere è un lusso.
Eccoli, i bambini, figli di un dio minore, costretti a fare le stesse ore dei grandi, a non avere un passato e neppure un futuro, che la loro vita si è cristallizzata in un tempo che non si muove più, immemori dello scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni: sempre uguali, sempre scanditi dagli stessi ritmi e movimenti, stampati in serie, uniti da una catena che, più che di montaggio, è dello schiavo.
"[...] scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi...persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti...respirano vernici...accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali".
Un Euro al giorno, per i poveri operai; due Euro per le ciabatte.
"Luci soffuse, calde, morbide come bambagia...mensole...sopra, una selva infinita di scarpe da donna";
- «Solo duemila Euro le ciabattine; per una donna di classe come lei, cosa sono ? Vuole mettere l'invidia delle sue amiche, quando vedranno ai suoi piedi la firma del maestro, del grande stilista ?»
Qualcosa deve avere distratto il commesso.
"E vattene, togliti dalla vetrina; ma guardati come sei brutto, con la pancetta, la pelata e il nasone. E quei ridicoli straccetti che ti sei messo addosso, dove li hai presi: nel cassonetto dei vestiti ?"
Scivolo via dalla sua vista, come un uovo sul fondo antiaderente della padella.
Quel lavorante doveva aver visto qualcosa di sgradevole, che continuava a guardare nella mia direzione, fuori, sul marciapiede o sulla strada.
Strano: in quel momento non c'era nulla !
Io, secondo me...26.08.2008
lunedì 25 agosto 2008
Free...GAzZAra
I gusci di noce sono arrivati e, in quella che ormai è una caserma, hanno scaricato quanto serviva:
duecento apparecchi acustici per bambini sordi e migliaia di palloni;
a furia di sentire il botto dei missili, lanciati incessantemente contro Sderot, capisco che il "lavorare" senza protezioni acustiche abbia ridotto molti a diventare sordi come campane: ben vengano quindi le preziose cornette acustiche, per orecchie tappate, più che dal cerume, dalla polvere da sparo.
Sarebbe bastato accendere e avvicinare un cerino, in prossimità delle trombe d'Eustacchio, per rimuovere l'ostacolo, che da sempre chiude le sventole di chi non vuol sentire;
e vogliamo mica dimenticare le palle ?
Tante palle, come quelle che raccontano ad un mondo di babbei, infantili, fermi ai tempi in cui la mamma li addormentava con la fiaba della buonanotte:
ancora oggi sono a viaggiare nei sogni e, oltre all'Amplifon, servono pure spesse lenti, ma ormai penso che, più che orbi, abbiamo a che fare con ciechi.
Eccoli, i pacifisti: imbarcati su "Free Gaza" e "Liberty", hanno navigato per 240 miglia nautiche per raggiungere Gaza da Larnaca, sgravando vagonate di roba inutile, che al pane e medicine s'è preferito palloni e scodelle da usare come cassa acustica.
Più che "Free Gaza" è stata una Free Gazzara", una chiassata, un gran baccano, nel tentativo di dare importanza e risalto ad un avvenimento dello spessore della carta igienica.
E "Liberty"...libertà da cosa ?
Quella se l'erano già presa, continuando a rompere i coglioni al prossimo, spedendo migliaia dei loro razzi su una cittadina indifesa, dove non esistevano basi militari, ma solo strutture civili: abitazioni, scuole, asili, negozi e mercati.
E Ghilad Shalit, parte di una pattuglia assalita e lui rapito, che fine ha fatto ?
Cosa cazzo si aspettavano in cambio: omaggi pure alle loro signore ?
Quei quattro rincoglioniti, sono ad ignorare tutto questo, accettandolo come normale, quando a rimetterci è un ebreo;
Gratuitamente era stato ceduto un territorio da amministrare: ogni essere dotato di ragionevolezza e buon senso avrebbe approfittato, per costruirvi attorno il nocciolo di una nuova esistenza, fabbrica dove applicare le proprie doti e voglia di lavorare e ricostruire, fare politica ed amministrazione per realizzare un'identità, a presentarsi al mondo duttili e malleabili all'uso d'altri mezzi, che non le armi.
All'istante si sono adoperati a distruggere tutte le infrastrutture, a spianare il terreno per erigere rampe di lancio, subito messe in funzione.
Free Gaza lo era già allora, pacifessi dei miei stivali !
Liberty pure, e se la sono giocata: hanno fatto del loro peggio, tutto da soli, così come lo scannarsi tra fratelli, che se non ci fosse Israele già c'hanno dato assaggio di com'è profonda la loro cultura: quella del lacrimare quando in inferiorità e della belva, per occasione ed opportunità.
Un mare di bamba girava la faccia dall'altra parte, quando questi straccioni di terroristi si facevano esplodere sugli autobus, nei bar e nei cinema o dovunque, in Israele, ci fossero mucchi di persone inermi ed innocenti;
prima che si costruisse quel provvidenziale muro, e allora, solo allora, la loro letargia è terminata, pronti a starnazzare perché un popolo costruiva delle difese, a proteggere i propri figli, come fecero i cinesi contro dei mongoli !
E l'energia elettrica la vogliono da Israele, e così le cure;
e quando questi, stanchi di aver la faccia ed essere pure scemi, hanno stretto la cinghia, eccoli, ad aprirsi un varco verso l'Egitto, e subito portarsi in casa nuove bombarde e quanto serve a preparare la carbonella per grigliare i soliti ebrei, che non hanno mai nascosto di voler estinguere, così come scritto a chiare lettere, nero su bianco, nel loro statuto: della terra non gli frega nulla, che gli serve solo per seppellirci il prossimo !
Free Gaza...Liberty...
"[...] poco più di un milione di palestinesi vivono "prigionieri" nella Striscia in condizioni al limite dell'emergenza [...] solo grazie agli aiuti umanitari";
no, non prigionieri, ma ostaggi, specchietti per allodole, che servono ad impietosire dei baluba, boccaloni dall'abboccata facile, pronti a scucire palanche poi dirottate a far la spesa, non per riempire il frigorifero, ma l'armeria.
La discesa a terra e la cagnara, che ha fatto seguito alla propaganda, era solo la raccolta di pecorame, che una mandria d'assassini raccoglie alla bisogna e strumenti acustici e palloncini sono come specchietti e collanine, che erano dati a gente inselvatichita e di cui si aveva poca stima e rispetto:
costa nulla, che è inutile dare perle ai porci; quel che conta è il pensiero.
Solo ignobile GAzZAra.
Io, secondo me...25.08.2008
duecento apparecchi acustici per bambini sordi e migliaia di palloni;
a furia di sentire il botto dei missili, lanciati incessantemente contro Sderot, capisco che il "lavorare" senza protezioni acustiche abbia ridotto molti a diventare sordi come campane: ben vengano quindi le preziose cornette acustiche, per orecchie tappate, più che dal cerume, dalla polvere da sparo.
Sarebbe bastato accendere e avvicinare un cerino, in prossimità delle trombe d'Eustacchio, per rimuovere l'ostacolo, che da sempre chiude le sventole di chi non vuol sentire;
e vogliamo mica dimenticare le palle ?
Tante palle, come quelle che raccontano ad un mondo di babbei, infantili, fermi ai tempi in cui la mamma li addormentava con la fiaba della buonanotte:
ancora oggi sono a viaggiare nei sogni e, oltre all'Amplifon, servono pure spesse lenti, ma ormai penso che, più che orbi, abbiamo a che fare con ciechi.
Eccoli, i pacifisti: imbarcati su "Free Gaza" e "Liberty", hanno navigato per 240 miglia nautiche per raggiungere Gaza da Larnaca, sgravando vagonate di roba inutile, che al pane e medicine s'è preferito palloni e scodelle da usare come cassa acustica.
Più che "Free Gaza" è stata una Free Gazzara", una chiassata, un gran baccano, nel tentativo di dare importanza e risalto ad un avvenimento dello spessore della carta igienica.
E "Liberty"...libertà da cosa ?
Quella se l'erano già presa, continuando a rompere i coglioni al prossimo, spedendo migliaia dei loro razzi su una cittadina indifesa, dove non esistevano basi militari, ma solo strutture civili: abitazioni, scuole, asili, negozi e mercati.
E Ghilad Shalit, parte di una pattuglia assalita e lui rapito, che fine ha fatto ?
Cosa cazzo si aspettavano in cambio: omaggi pure alle loro signore ?
Quei quattro rincoglioniti, sono ad ignorare tutto questo, accettandolo come normale, quando a rimetterci è un ebreo;
Gratuitamente era stato ceduto un territorio da amministrare: ogni essere dotato di ragionevolezza e buon senso avrebbe approfittato, per costruirvi attorno il nocciolo di una nuova esistenza, fabbrica dove applicare le proprie doti e voglia di lavorare e ricostruire, fare politica ed amministrazione per realizzare un'identità, a presentarsi al mondo duttili e malleabili all'uso d'altri mezzi, che non le armi.
All'istante si sono adoperati a distruggere tutte le infrastrutture, a spianare il terreno per erigere rampe di lancio, subito messe in funzione.
Free Gaza lo era già allora, pacifessi dei miei stivali !
Liberty pure, e se la sono giocata: hanno fatto del loro peggio, tutto da soli, così come lo scannarsi tra fratelli, che se non ci fosse Israele già c'hanno dato assaggio di com'è profonda la loro cultura: quella del lacrimare quando in inferiorità e della belva, per occasione ed opportunità.
Un mare di bamba girava la faccia dall'altra parte, quando questi straccioni di terroristi si facevano esplodere sugli autobus, nei bar e nei cinema o dovunque, in Israele, ci fossero mucchi di persone inermi ed innocenti;
prima che si costruisse quel provvidenziale muro, e allora, solo allora, la loro letargia è terminata, pronti a starnazzare perché un popolo costruiva delle difese, a proteggere i propri figli, come fecero i cinesi contro dei mongoli !
E l'energia elettrica la vogliono da Israele, e così le cure;
e quando questi, stanchi di aver la faccia ed essere pure scemi, hanno stretto la cinghia, eccoli, ad aprirsi un varco verso l'Egitto, e subito portarsi in casa nuove bombarde e quanto serve a preparare la carbonella per grigliare i soliti ebrei, che non hanno mai nascosto di voler estinguere, così come scritto a chiare lettere, nero su bianco, nel loro statuto: della terra non gli frega nulla, che gli serve solo per seppellirci il prossimo !
Free Gaza...Liberty...
"[...] poco più di un milione di palestinesi vivono "prigionieri" nella Striscia in condizioni al limite dell'emergenza [...] solo grazie agli aiuti umanitari";
no, non prigionieri, ma ostaggi, specchietti per allodole, che servono ad impietosire dei baluba, boccaloni dall'abboccata facile, pronti a scucire palanche poi dirottate a far la spesa, non per riempire il frigorifero, ma l'armeria.
La discesa a terra e la cagnara, che ha fatto seguito alla propaganda, era solo la raccolta di pecorame, che una mandria d'assassini raccoglie alla bisogna e strumenti acustici e palloncini sono come specchietti e collanine, che erano dati a gente inselvatichita e di cui si aveva poca stima e rispetto:
costa nulla, che è inutile dare perle ai porci; quel che conta è il pensiero.
Solo ignobile GAzZAra.
Io, secondo me...25.08.2008
giovedì 21 agosto 2008
Ciaparatt
- «AAAAAAaaaaarrrrrrrgh cameriere, guardi: c'è un capello nella minestra...che schifo !»
Una cosa del genere è l'incubo d'ogni ristorante, che per tenere alta fama e prezzi deve giocare sull'immagine, qui più che mai legata ad un pelo, più che al filo.
Certo che la casistica annovera di tutto, che il bagnetto nel piatto dove si mangia l'hanno fatto in tanti, del mondo d'insettilandia: mosche, moschini, mosconi e formiche, ragnetti, moscerini e ognuno di quelli che hanno scambiato la pozza per una piscina.
Per uno come me, nato in cascina, felicemente partorito da padre e madre che vantavano ascendenti tra il contadino e il montanaro, convivere con questa insetteria è cosa normale: ripesco o sposto il malcapitato da quel che è mio e continuo il pasto.
Certo riconosco che, in un mondo divenuto più asettico e schizzinoso, l'avversione e la reazione verso assalti ed intrusioni di questi sgambettanti o alati personaggi, è spiccata.
Grazie a Dio siamo a questo livello, che vuol dire abbondanza e pasti assicurati;
altri paesi, altri sfortunati, non possono permettersi il mangiare con i guanti, una posata per ogni occasione, la cristalleria secondo la bevanda, i piatti a misura e mostra del contenuto, il tovagliato fantasioso e la compagnia d'altri piccoli e meno piccoli compagni di scodella, al pari costretti a dividere poco e il nulla: dove spesso manca la sostanza, figuriamoci la forma;
anzi, alla broda, se ci casca il piccoletto ronzante è meglio: alla sciacquatura s'aggiunge un poco di companatico.
La sicurezza di cibo caldo, certo e ricco ci fa guardare con fastidio all'ennesimo documentario su chi muore di fame, dei bambini scheletriti, con l'addome gonfio e le mosche che ruotano, satelliti del pianeta "ancheogginonsimangia".
La tavola per noi è imbandita, con attorno gli amici, ognuno con la sua razione, impasto d'ingredienti selezionati, che quel che non ne fa parte è visto come gli ebrei nei campi di concentramento: da evitare ed eliminare, anche se sono stati appena grigliati e sfornati.
Nell'altro campo, gli sfigati della storia, nati nel momento e nel posto sbagliato, sono a dividere il pancotto in un mondo dove anche gli insetti sono risotti all'osso e usano le zampe come il poveretto le mani, per pescare nel vuoto di una scodella che di pieno c'ha solo il fondello.
La via di mezzo, tra questi reietti e noi, si vede in tanti paesi del Sud-Est asiatico o dell'america latina, dove, il mangiare cavallette arrostite, formiche grigliate, cagnotti in salsina, lombrichi in guazzetto, è ritenuto prelibatezza, memoria forse di tempi in cui si doveva fare di necessità virtù.
Molta di questa gente non lo sa, ma sono spesso vittime di una scommessa.
Una volta era la fatalità, il destino avverso, una carestia, una pestilenza, una stagione più arida, meno umida o troppo fredda, ad ammazzare raccolto e gente: la morte e l'uomo giravano a braccetto, giocavano la partita con il fatalismo e la rassegnazione d'essere mezzo ed oggetto di trame, filato ed ordito del caso, del fato o del destino.
Ognuno recitava ruolo e parte rispettando il copione che gli era capitato, restava o usciva dal gioco per i capricci della fortuna e della natura, in un mondo dove anche la scienza afferma che il caos ha delle regole e basta
"il piccolo battito d'ali di una farfalla per provocare un uragano dall'altra parte del mondo".
Oggi, quel battito è una battuta, una leggera pressione sul tasto d'invio della tastiera di uno scatolozzo elettronico, e un messaggio: "Scommetto che sale" o "no, scenderà".
Cosa ? Qualunque cosa: il mais, la soia, il cacao, il caffè, le aringhe...
Il granturco, vale una scommessa, andrà alle stelle, letteralmente a ruba: serve per produrre biocarburanti.
No, non lo dice l'indovino, a predire, guardando nella sfera di cristallo, l'avvenire;
il futuro oggi si legge "future": è mercato, scommessa e azzardo, il profetizzare, più che presagire quel che si vorrebbe che sia, per il proprio portafoglio.
Chi "gioca", muove carta, che spesso è maggiore il virtuale sul concreto, ma questo basta a dirottare risorse a sfamare la "finanza creativa" piuttosto che la creatura, l'uomo che invece crepa di fame, non potendosi più permettere di pagare cifre gonfiate: lui sarà "game over".
La mia macchina andrà a granturco e la michetta costerà più dell'oro, mentre la nuova scommessa sul riso toglierà quello dalle bocche di altri, sia come nutrimento che come segno esteriore di serenità.
La bolla speculativa ha bisogno di sempre più aria, per tenersi gonfia, altrimenti il crollo dei prezzi porterebbe gli investitori alla bancarotta;
è la vecchia logica del cerino, che passa di mano in mano, sicuri che uno si scotterà:
scommettiamo che non saremo noi ?
Sotto le guglie della madonnina, della Milano meneghina, quando qualcuno tira per le lunghe, cincischia inconcludente, lo si apostrofa con un sonoro:
- «Va a ciapà i ratt !» vai a perder tempo rincorrendo i topi.
Altrove invece la cosa rappresenta una soluzione al crepare di fame al rialzo del prezzo dei cereali e del riso, che anche di poco si rivela disastroso, per chi vive con un dollaro al mese.
- «Mangiate i ratti !»
In uno degli stati più poveri dell'India, il Bihar, le autorità hanno rivolto quest'appello, senza per nulla voler fare dell'umorismo.
Leggo il trafiletto:
"Vijay Prakash, appartenente al dipartimento del welfare state locale, ha sostenuto che così facendo si evita che divorino il grano, aumentandone le riserve [...] così come del riso da alimento, pure lui saccheggiato dai voraci topi, nei campi e poi nei depositi";
e, continuando a scorrere le righe:
"[...] il ministro delle caste, il signor Jitan Ram Manjhi, mangia la salutare carne di ratto fin dall'infanzia e ne propone il commercio pure nei ristoranti e nelle mense pubbliche, quale fonte di proteine a poco prezzo".
Fino a qualche decennio fa sostituire gli alimenti più cari con il menù topesco, nei momenti difficili, era abituale.
Con il crescere del benessere e la lotta al sistema delle caste l'abitudine era diventata impura e messa da parte.
- «Cameriere...Ooooh, cameriereeeee: c'è una massa di pelo nella minestra...che schifo !»
Ora, che ritornano i tempi delle vacche magre e in varie parti del mondo si tira la cinghia, mangiando cani, gatti e lucertole, perché no delle grasse pantegane ?
Almeno, fino a quando il mercato dei "Future" s'accorgerà della nuova bolla speculativa;
- «Scommettiamo ?!»
Io, secondo me...21.08.2008
Una cosa del genere è l'incubo d'ogni ristorante, che per tenere alta fama e prezzi deve giocare sull'immagine, qui più che mai legata ad un pelo, più che al filo.
Certo che la casistica annovera di tutto, che il bagnetto nel piatto dove si mangia l'hanno fatto in tanti, del mondo d'insettilandia: mosche, moschini, mosconi e formiche, ragnetti, moscerini e ognuno di quelli che hanno scambiato la pozza per una piscina.
Per uno come me, nato in cascina, felicemente partorito da padre e madre che vantavano ascendenti tra il contadino e il montanaro, convivere con questa insetteria è cosa normale: ripesco o sposto il malcapitato da quel che è mio e continuo il pasto.
Certo riconosco che, in un mondo divenuto più asettico e schizzinoso, l'avversione e la reazione verso assalti ed intrusioni di questi sgambettanti o alati personaggi, è spiccata.
Grazie a Dio siamo a questo livello, che vuol dire abbondanza e pasti assicurati;
altri paesi, altri sfortunati, non possono permettersi il mangiare con i guanti, una posata per ogni occasione, la cristalleria secondo la bevanda, i piatti a misura e mostra del contenuto, il tovagliato fantasioso e la compagnia d'altri piccoli e meno piccoli compagni di scodella, al pari costretti a dividere poco e il nulla: dove spesso manca la sostanza, figuriamoci la forma;
anzi, alla broda, se ci casca il piccoletto ronzante è meglio: alla sciacquatura s'aggiunge un poco di companatico.
La sicurezza di cibo caldo, certo e ricco ci fa guardare con fastidio all'ennesimo documentario su chi muore di fame, dei bambini scheletriti, con l'addome gonfio e le mosche che ruotano, satelliti del pianeta "ancheogginonsimangia".
La tavola per noi è imbandita, con attorno gli amici, ognuno con la sua razione, impasto d'ingredienti selezionati, che quel che non ne fa parte è visto come gli ebrei nei campi di concentramento: da evitare ed eliminare, anche se sono stati appena grigliati e sfornati.
Nell'altro campo, gli sfigati della storia, nati nel momento e nel posto sbagliato, sono a dividere il pancotto in un mondo dove anche gli insetti sono risotti all'osso e usano le zampe come il poveretto le mani, per pescare nel vuoto di una scodella che di pieno c'ha solo il fondello.
La via di mezzo, tra questi reietti e noi, si vede in tanti paesi del Sud-Est asiatico o dell'america latina, dove, il mangiare cavallette arrostite, formiche grigliate, cagnotti in salsina, lombrichi in guazzetto, è ritenuto prelibatezza, memoria forse di tempi in cui si doveva fare di necessità virtù.
Molta di questa gente non lo sa, ma sono spesso vittime di una scommessa.
Una volta era la fatalità, il destino avverso, una carestia, una pestilenza, una stagione più arida, meno umida o troppo fredda, ad ammazzare raccolto e gente: la morte e l'uomo giravano a braccetto, giocavano la partita con il fatalismo e la rassegnazione d'essere mezzo ed oggetto di trame, filato ed ordito del caso, del fato o del destino.
Ognuno recitava ruolo e parte rispettando il copione che gli era capitato, restava o usciva dal gioco per i capricci della fortuna e della natura, in un mondo dove anche la scienza afferma che il caos ha delle regole e basta
"il piccolo battito d'ali di una farfalla per provocare un uragano dall'altra parte del mondo".
Oggi, quel battito è una battuta, una leggera pressione sul tasto d'invio della tastiera di uno scatolozzo elettronico, e un messaggio: "Scommetto che sale" o "no, scenderà".
Cosa ? Qualunque cosa: il mais, la soia, il cacao, il caffè, le aringhe...
Il granturco, vale una scommessa, andrà alle stelle, letteralmente a ruba: serve per produrre biocarburanti.
No, non lo dice l'indovino, a predire, guardando nella sfera di cristallo, l'avvenire;
il futuro oggi si legge "future": è mercato, scommessa e azzardo, il profetizzare, più che presagire quel che si vorrebbe che sia, per il proprio portafoglio.
Chi "gioca", muove carta, che spesso è maggiore il virtuale sul concreto, ma questo basta a dirottare risorse a sfamare la "finanza creativa" piuttosto che la creatura, l'uomo che invece crepa di fame, non potendosi più permettere di pagare cifre gonfiate: lui sarà "game over".
La mia macchina andrà a granturco e la michetta costerà più dell'oro, mentre la nuova scommessa sul riso toglierà quello dalle bocche di altri, sia come nutrimento che come segno esteriore di serenità.
La bolla speculativa ha bisogno di sempre più aria, per tenersi gonfia, altrimenti il crollo dei prezzi porterebbe gli investitori alla bancarotta;
è la vecchia logica del cerino, che passa di mano in mano, sicuri che uno si scotterà:
scommettiamo che non saremo noi ?
Sotto le guglie della madonnina, della Milano meneghina, quando qualcuno tira per le lunghe, cincischia inconcludente, lo si apostrofa con un sonoro:
- «Va a ciapà i ratt !» vai a perder tempo rincorrendo i topi.
Altrove invece la cosa rappresenta una soluzione al crepare di fame al rialzo del prezzo dei cereali e del riso, che anche di poco si rivela disastroso, per chi vive con un dollaro al mese.
- «Mangiate i ratti !»
In uno degli stati più poveri dell'India, il Bihar, le autorità hanno rivolto quest'appello, senza per nulla voler fare dell'umorismo.
Leggo il trafiletto:
"Vijay Prakash, appartenente al dipartimento del welfare state locale, ha sostenuto che così facendo si evita che divorino il grano, aumentandone le riserve [...] così come del riso da alimento, pure lui saccheggiato dai voraci topi, nei campi e poi nei depositi";
e, continuando a scorrere le righe:
"[...] il ministro delle caste, il signor Jitan Ram Manjhi, mangia la salutare carne di ratto fin dall'infanzia e ne propone il commercio pure nei ristoranti e nelle mense pubbliche, quale fonte di proteine a poco prezzo".
Fino a qualche decennio fa sostituire gli alimenti più cari con il menù topesco, nei momenti difficili, era abituale.
Con il crescere del benessere e la lotta al sistema delle caste l'abitudine era diventata impura e messa da parte.
- «Cameriere...Ooooh, cameriereeeee: c'è una massa di pelo nella minestra...che schifo !»
Ora, che ritornano i tempi delle vacche magre e in varie parti del mondo si tira la cinghia, mangiando cani, gatti e lucertole, perché no delle grasse pantegane ?
Almeno, fino a quando il mercato dei "Future" s'accorgerà della nuova bolla speculativa;
- «Scommettiamo ?!»
Io, secondo me...21.08.2008
mercoledì 20 agosto 2008
Do ut des
- «Doctor D'Alema, I suppose ?»
Hussein, prontamente, fa gli onori di casa al farlocco italiano, lo liscia, lecca corteggia e sviolina nel mentre gli mette due belle fette di salame, il paraocchi e lo accompagna, come il cane un cieco;
lui che, politicamente, dalla campagna si trova in città, s'attacca a braccetto, gongola, gode, si lusinga e s'alza di una spanna.
Hussein, che c'avrà pure la faccia, ma non è scemo, coglie l'attimo, aggancia il tontolone e fa segno al fotografo di immortalare la scena, che vale un credito alla categoria cui appartiene: quella del terrorista.
15 Agosto 2006: ecco il ministro degli esteri Massimo D'Alema, in visita a Beirut, a braccetto con Hussein Haji Hassan, deputato Hezbollah.
Come spessore politico, a confronto, più credulone che credibile, il nostro fa la figura del paesanotto, con le braghe che lasciano scoperte le caviglie, la giacca di una taglia più grossa, con le spalle imbottite, a cercare di dare aspetto marziale ad un grissino, e l'aria smarrita che si legge negli occhi che si chiede:
- «Ma dove cazzo sono finito; Oh, mamma: vuoi vedere che mi sono perso ?»
Inizia la sceneggiata:
- «Guardi, guardi come ci hanno ridotto casa, quegli schifosi israeliani...macerie su macerie».
Cita guarda Tarzan e, candidamente, se ne esce con una domanda ingenua e...disarmante:
- «Scusi, ma che ci faceva quella batteria di missili Katiuscia a lato della scuola...e l'altra, a fianco della Moschea, e quella, alle spalle dell'asilo, vicino alla bottega oscura, nel mezzo del mercato ?»
Hussein quasi perde le staffe, e mette mano sull'impugnatura del coltellaccio, poi s'accorge che lo può rivoltare come un calzino:
- «Le postazioni missilistiche c'erano già: sono gli altri che si sono fatti sotto», dice, accecando il Max con un sorriso,
come aver incrociato uno con gli abbaglianti, in piena galleria.
- «Ehm...ma mi hanno detto che avevate rapito dei soldati di Israele, e poi gli tiravate i razzi».
Haji Hassan non poteva credere che la provvidenza gli avesse mandato un simile bamba.
- «Ma no: noi stavamo festeggiando, con petardi, mortaretti, tric trac, botti, bombette e fuochi d'artificio, tant'è vero che abbiamo fatto la festa pure a due dei loro, Ehud Goldwasser ed Eldad, che siamo andati a prendere da noi, per non farli scarpinare fino a qui».
Alla nascita il Max, trovatosi davanti ad un quadretto di Stalin, l'aveva adottato come padre e guida, politico, spirituale e dottrinale, dove insegnava che gli ebrei vanno tollerati come l'incudine sui coglioni.
- «Ghe pensi mi...ci penso io: vi mando i miei soldati, a far da divaricatore, tra voi e quelli».
Hussein non poteva credere in tanta fortuna, che faceva fatica a non ridergli addosso, asciugandosi le lacrime del ghigno represso.
- «E...per i preparativi delle prossime feste ?»
Baffino, che era convinto d'essere alla pari di mediatori, tra Talleyrand e Joachim von Ribbentrop, abbocca:
- «Tranquilli, fate pure: dirò ai miei di darvi le spalle e guardare gli aerei, per aria, mentre voi potrete far passare i fuochi».
Oggi, eccoli qui, quelli di Hezbollah: padroni assoluti del Libano, armati fino ai denti e pronti ad aggredire ancora, più forti che prima e in barba alla risoluzione, che li voleva disarmati e la lista che li conta tra i cattivi.
Hussein Haji Hassan mostra la mossa dell'ombrello: «Toh, vi abbiamo fregati, fessacchiotti !»
A nessuno piace fare la figura del pirla e, chi prima, chi dopo, ecco i distinguo:
- «Chi ha scritto che io sono andato a spasso a braccetto con Hezbollah a Beirut è un deficiente, prima ancora che un reazionario»: deficienti, si, che detto da uno che di nome fa Massimo...eeeehhhhhh !
Reazionario poi...accusa di uno che ha borbottato incessantemente, come una pentola di fagioli:
l'esalazione dell'anima del borlotto che sale a Dio.
E i generaloni, quelle macchiette che ci hanno sempre resi ridicoli, che mai più ne abbiamo avuti di decenti, dalla caduta dell'Impero Romano ?
- «Nessuno va in giro armato nell'area che controlliamo. Tranne noi, l'esercito libanese e qualche cacciatore».
Il gallonato Claudio Graziano non vede, non sente, non parla: nelle riserve in cui siamo confinati, parlare di "cacciatori" è calzante, dal punto di vista della selvaggina !
Di questi giorni è il macigno, gettato dal Senatore Cossiga nello stagno:
- «[...] conoscere il giudizio del governo della Repubblica [...] sulle dichiarazioni [...] di grande ostilità verso le forze armate israeliane e di grandi riconoscimenti verso le milizie sciite di Hezbollah [...] in particolare del contingente italiano, una forza determinante per il massiccio riarmo delle forze militari del movimento[...] ad organizzare, armare e utilizzare le proprie milizie, senza alcuna dipendenza dalle autorità politiche e militari legali [...] che ha portato anche alla resa degli onori militari alle salme di terroristi sciiti uccisi in territorio israeliano dalle forze di sicurezza, mentre commettano atti di terrore anche contro la popolazione civile».
La vera chicca è la "pastetta": "Non ci fate male, che noi vi lasciamo fare".
Così il Libano ( si mormorava fosse anche in Irak ), come su terra patria, che abbiamo "affittato" alle consorterie del terrore, a poter usare le mura per preparare bombarole e bombarde, con la clausola però di farle esplodere altrove...che so...a Madrid o a Londra, a Bagdad come a Kabul.
- «Qualche ebreuccio, in Italia ?»
Come da contratto:
- «Fate pure: mirate bene».
Ecco la "pax islamica", nei confronti della popolazione italiana, messa al riparo da attacchi terroristici;
e non da oggi: l'accordo è decennale, e risale all'alba dei massacri bombaroli, tra terroristi palestinesi e servizi segreti italiani;
garantiva ai primi libertà di movimento da noi, in cambio dell'immunità del nostro paese dalle loro azioni violente.
Do ut des...io do affinché tu dia.
E i cocci sono degli altri.
Ti do l'anima, caro Mefistofele, in cambio dell'eterna...sicurezza.
Io, secondo me...20.08.2008
Hussein, prontamente, fa gli onori di casa al farlocco italiano, lo liscia, lecca corteggia e sviolina nel mentre gli mette due belle fette di salame, il paraocchi e lo accompagna, come il cane un cieco;
lui che, politicamente, dalla campagna si trova in città, s'attacca a braccetto, gongola, gode, si lusinga e s'alza di una spanna.
Hussein, che c'avrà pure la faccia, ma non è scemo, coglie l'attimo, aggancia il tontolone e fa segno al fotografo di immortalare la scena, che vale un credito alla categoria cui appartiene: quella del terrorista.
15 Agosto 2006: ecco il ministro degli esteri Massimo D'Alema, in visita a Beirut, a braccetto con Hussein Haji Hassan, deputato Hezbollah.
Come spessore politico, a confronto, più credulone che credibile, il nostro fa la figura del paesanotto, con le braghe che lasciano scoperte le caviglie, la giacca di una taglia più grossa, con le spalle imbottite, a cercare di dare aspetto marziale ad un grissino, e l'aria smarrita che si legge negli occhi che si chiede:
- «Ma dove cazzo sono finito; Oh, mamma: vuoi vedere che mi sono perso ?»
Inizia la sceneggiata:
- «Guardi, guardi come ci hanno ridotto casa, quegli schifosi israeliani...macerie su macerie».
Cita guarda Tarzan e, candidamente, se ne esce con una domanda ingenua e...disarmante:
- «Scusi, ma che ci faceva quella batteria di missili Katiuscia a lato della scuola...e l'altra, a fianco della Moschea, e quella, alle spalle dell'asilo, vicino alla bottega oscura, nel mezzo del mercato ?»
Hussein quasi perde le staffe, e mette mano sull'impugnatura del coltellaccio, poi s'accorge che lo può rivoltare come un calzino:
- «Le postazioni missilistiche c'erano già: sono gli altri che si sono fatti sotto», dice, accecando il Max con un sorriso,
come aver incrociato uno con gli abbaglianti, in piena galleria.
- «Ehm...ma mi hanno detto che avevate rapito dei soldati di Israele, e poi gli tiravate i razzi».
Haji Hassan non poteva credere che la provvidenza gli avesse mandato un simile bamba.
- «Ma no: noi stavamo festeggiando, con petardi, mortaretti, tric trac, botti, bombette e fuochi d'artificio, tant'è vero che abbiamo fatto la festa pure a due dei loro, Ehud Goldwasser ed Eldad, che siamo andati a prendere da noi, per non farli scarpinare fino a qui».
Alla nascita il Max, trovatosi davanti ad un quadretto di Stalin, l'aveva adottato come padre e guida, politico, spirituale e dottrinale, dove insegnava che gli ebrei vanno tollerati come l'incudine sui coglioni.
- «Ghe pensi mi...ci penso io: vi mando i miei soldati, a far da divaricatore, tra voi e quelli».
Hussein non poteva credere in tanta fortuna, che faceva fatica a non ridergli addosso, asciugandosi le lacrime del ghigno represso.
- «E...per i preparativi delle prossime feste ?»
Baffino, che era convinto d'essere alla pari di mediatori, tra Talleyrand e Joachim von Ribbentrop, abbocca:
- «Tranquilli, fate pure: dirò ai miei di darvi le spalle e guardare gli aerei, per aria, mentre voi potrete far passare i fuochi».
Oggi, eccoli qui, quelli di Hezbollah: padroni assoluti del Libano, armati fino ai denti e pronti ad aggredire ancora, più forti che prima e in barba alla risoluzione, che li voleva disarmati e la lista che li conta tra i cattivi.
Hussein Haji Hassan mostra la mossa dell'ombrello: «Toh, vi abbiamo fregati, fessacchiotti !»
A nessuno piace fare la figura del pirla e, chi prima, chi dopo, ecco i distinguo:
- «Chi ha scritto che io sono andato a spasso a braccetto con Hezbollah a Beirut è un deficiente, prima ancora che un reazionario»: deficienti, si, che detto da uno che di nome fa Massimo...eeeehhhhhh !
Reazionario poi...accusa di uno che ha borbottato incessantemente, come una pentola di fagioli:
l'esalazione dell'anima del borlotto che sale a Dio.
E i generaloni, quelle macchiette che ci hanno sempre resi ridicoli, che mai più ne abbiamo avuti di decenti, dalla caduta dell'Impero Romano ?
- «Nessuno va in giro armato nell'area che controlliamo. Tranne noi, l'esercito libanese e qualche cacciatore».
Il gallonato Claudio Graziano non vede, non sente, non parla: nelle riserve in cui siamo confinati, parlare di "cacciatori" è calzante, dal punto di vista della selvaggina !
Di questi giorni è il macigno, gettato dal Senatore Cossiga nello stagno:
- «[...] conoscere il giudizio del governo della Repubblica [...] sulle dichiarazioni [...] di grande ostilità verso le forze armate israeliane e di grandi riconoscimenti verso le milizie sciite di Hezbollah [...] in particolare del contingente italiano, una forza determinante per il massiccio riarmo delle forze militari del movimento[...] ad organizzare, armare e utilizzare le proprie milizie, senza alcuna dipendenza dalle autorità politiche e militari legali [...] che ha portato anche alla resa degli onori militari alle salme di terroristi sciiti uccisi in territorio israeliano dalle forze di sicurezza, mentre commettano atti di terrore anche contro la popolazione civile».
La vera chicca è la "pastetta": "Non ci fate male, che noi vi lasciamo fare".
Così il Libano ( si mormorava fosse anche in Irak ), come su terra patria, che abbiamo "affittato" alle consorterie del terrore, a poter usare le mura per preparare bombarole e bombarde, con la clausola però di farle esplodere altrove...che so...a Madrid o a Londra, a Bagdad come a Kabul.
- «Qualche ebreuccio, in Italia ?»
Come da contratto:
- «Fate pure: mirate bene».
Ecco la "pax islamica", nei confronti della popolazione italiana, messa al riparo da attacchi terroristici;
e non da oggi: l'accordo è decennale, e risale all'alba dei massacri bombaroli, tra terroristi palestinesi e servizi segreti italiani;
garantiva ai primi libertà di movimento da noi, in cambio dell'immunità del nostro paese dalle loro azioni violente.
Do ut des...io do affinché tu dia.
E i cocci sono degli altri.
Ti do l'anima, caro Mefistofele, in cambio dell'eterna...sicurezza.
Io, secondo me...20.08.2008
martedì 19 agosto 2008
LETTAme
La prima pietra l'aveva posata quel pavone gonfiato del baffino, il "Red" Max D'Alema:
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»;
costruito il recinto, ecco entrare gli amplificatori, tutta la "Corte dei Miracoli", non seconda a quella descritta da Victor Hugo in Notre-Dame, ove coloro che di giorno si fingevano storpi, ciechi, paralitici per esigenze professionali, guarivano miracolosamente dalle loro infermità: luogo comune nell'agone politico dove, generoso numero di banderuole e mercenariato a basso costo, sono ad offrir servigi, a legarsi dove la greppia promette miglior fieno e opportunità, o a far di necessità virtù, non avendo altro dove approdare.
Oggi bastonati, trombe, trombette, tromboni e trombati sono a fare concerto e starnazzare, credendosi pari alle famose oche del Campidoglio, che, con il loro strillare, fecero scoprire i Galli di Brenno, che stavano per scavalcare le mura.
Brenno, il barbaro, oggi è Berlusconi, che si porta addosso il peccato originale: aver fermato e ridicolizzato la possente macchina da guerra, di geometrica potenza e affondata la corazzata Potemkin della rivoluzione.
Gente che tiene nel portafoglio l'immagine del nonno Lenin e bel babbo Stalin, sono a demonizzare il Silvio Berlusca, che gli ha spuntato la falce e fatto sbalzare il martello.
A questi figuri si erano aggregati compagni di merende, a fare comunella ed arrivare per primi a spolpare l'Italia e la sua dispensa, gettando i resti nella pattumiera di Napoli e le casse ad arieggiare.
Ma loro sono i figli del Migliore, leggono libri, sono la parte più acculturata, i privilegiati, della famiglia di Napoleon, personaggio de "La fattoria degli animali", di George Orwell:
nel racconto gli animali, sfruttati dall'uomo e guidati dai maiali, si ribellano;
una volta assunto il totale controllo, Napoleon, il capo dei porcelli, si dimostra ancor più crudele del vecchio fattore: inizia a regnare senza tregua, e commercia con gli uomini, cercando di conquistare le fattorie vicine, non mostrando differenze tra animali e gli umani.
Da noi, scoperta la "maialata", gli elettori li hanno scacciati e quelli, eccoli, a darci del cretino, sciocchi, ingenui e ignoranti, che abbiamo portato il paese al "punto più basso della storia d'Italia", "verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori della vita", in "città militarizzate" dove "reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche" anticipano il nuovo fascismo, di cui siamo a "riavvertirne il profumo".
Ci considerano alla stregua di polli d'allevamento, cresciuti in batteria e destinati solo a fare uova, se non carne e brodo, all'occorrenza.
Guai a sconfinare in altri ruoli, che c'è già chi occupa quei posti, favoriti e unti, razza eletta depositaria del sapere e del decidere, che noi basta che si righi diritto e si risponda: «Obbedisco !», come formiche operaie, bassa manovalanza, buoi da traino, braccianti, servi e schiavi di chi detiene verità, libri e cultura.
La fregatura è nel meccanismo elettorale: si contano teste, quantità e non qualità e la forza delle Molotov non è tale da permettere di convincere il popolo bue usando il bastone, e allora serve la carota, lasciare i cavalli dei cosacchi per i cornuti e cavalcare l'onda, per stare a galla.
- «Basta con gli inseguimenti alla sinistra: serve il centro»: cavallo che perde, si cambia, Parola di Enrico Letta, considerato il capo dei tecnocrati del camaleontico Partito Democtratico, di Veltroni e compagnia.
Il congresso di Rifondazione Comunista ha riproposto la rotta di collisione, dando la barra del timone a Paolo Ferrero, che ideologicamente è uscito battezzato, dall'immersione nelle acque del Don.
- «[...] bisogna rifare la rotta [...] il centro è fatto anche di tanti elettori, che hanno votato Silvio Berlusconi [...] il risultato elettorale ci ha reso eccentrici rispetto al cuore degli italiani».
Fino a qui, tutto prevedibile: si cerca la tetta che da più latte.
Ma la "Dalemite" è una zecca uncinata, che non molla la presa troppo presto, e il l'Enrico passa pure lui a spandere LETTAme:
- «Gli studi sui flussi elettorali ci dicono che il nostro elettorato è in prevalenza maschile ( brutte t...e, perché non ci votate ?! ) tendenzialmente più anziano e più istruito della media. Peccato che la maggioranza del paese sia formata da donne ( p.....e ! ), e non certo da laureati».
Ci credo: sai quanti ne hanno sdoganati, al tempo del sei politico.
Roba da far arrossire pure i talebani !
- «Dobbiamo diventare meno intellettuali e noiosi, sforzarci di entrare in sintonia anche con l'Italia di Pippo Baudo».
E già: quella "Nazionalpopolare", del "popol(l)ame" sempliciotto e ciula.
Con il dito ( medio ) inumidito e alzato, sto studiando dove tira il vento, per non rischiare di prendere in faccia, di ritorno, lo sputo che sto lanciando a questo ciarpame, il meglio dei presuntuosi figli di Togliatti, il Migliore.
Io, secondo me...19.08.2008
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»;
costruito il recinto, ecco entrare gli amplificatori, tutta la "Corte dei Miracoli", non seconda a quella descritta da Victor Hugo in Notre-Dame, ove coloro che di giorno si fingevano storpi, ciechi, paralitici per esigenze professionali, guarivano miracolosamente dalle loro infermità: luogo comune nell'agone politico dove, generoso numero di banderuole e mercenariato a basso costo, sono ad offrir servigi, a legarsi dove la greppia promette miglior fieno e opportunità, o a far di necessità virtù, non avendo altro dove approdare.
Oggi bastonati, trombe, trombette, tromboni e trombati sono a fare concerto e starnazzare, credendosi pari alle famose oche del Campidoglio, che, con il loro strillare, fecero scoprire i Galli di Brenno, che stavano per scavalcare le mura.
Brenno, il barbaro, oggi è Berlusconi, che si porta addosso il peccato originale: aver fermato e ridicolizzato la possente macchina da guerra, di geometrica potenza e affondata la corazzata Potemkin della rivoluzione.
Gente che tiene nel portafoglio l'immagine del nonno Lenin e bel babbo Stalin, sono a demonizzare il Silvio Berlusca, che gli ha spuntato la falce e fatto sbalzare il martello.
A questi figuri si erano aggregati compagni di merende, a fare comunella ed arrivare per primi a spolpare l'Italia e la sua dispensa, gettando i resti nella pattumiera di Napoli e le casse ad arieggiare.
Ma loro sono i figli del Migliore, leggono libri, sono la parte più acculturata, i privilegiati, della famiglia di Napoleon, personaggio de "La fattoria degli animali", di George Orwell:
nel racconto gli animali, sfruttati dall'uomo e guidati dai maiali, si ribellano;
una volta assunto il totale controllo, Napoleon, il capo dei porcelli, si dimostra ancor più crudele del vecchio fattore: inizia a regnare senza tregua, e commercia con gli uomini, cercando di conquistare le fattorie vicine, non mostrando differenze tra animali e gli umani.
Da noi, scoperta la "maialata", gli elettori li hanno scacciati e quelli, eccoli, a darci del cretino, sciocchi, ingenui e ignoranti, che abbiamo portato il paese al "punto più basso della storia d'Italia", "verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori della vita", in "città militarizzate" dove "reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche" anticipano il nuovo fascismo, di cui siamo a "riavvertirne il profumo".
Ci considerano alla stregua di polli d'allevamento, cresciuti in batteria e destinati solo a fare uova, se non carne e brodo, all'occorrenza.
Guai a sconfinare in altri ruoli, che c'è già chi occupa quei posti, favoriti e unti, razza eletta depositaria del sapere e del decidere, che noi basta che si righi diritto e si risponda: «Obbedisco !», come formiche operaie, bassa manovalanza, buoi da traino, braccianti, servi e schiavi di chi detiene verità, libri e cultura.
La fregatura è nel meccanismo elettorale: si contano teste, quantità e non qualità e la forza delle Molotov non è tale da permettere di convincere il popolo bue usando il bastone, e allora serve la carota, lasciare i cavalli dei cosacchi per i cornuti e cavalcare l'onda, per stare a galla.
- «Basta con gli inseguimenti alla sinistra: serve il centro»: cavallo che perde, si cambia, Parola di Enrico Letta, considerato il capo dei tecnocrati del camaleontico Partito Democtratico, di Veltroni e compagnia.
Il congresso di Rifondazione Comunista ha riproposto la rotta di collisione, dando la barra del timone a Paolo Ferrero, che ideologicamente è uscito battezzato, dall'immersione nelle acque del Don.
- «[...] bisogna rifare la rotta [...] il centro è fatto anche di tanti elettori, che hanno votato Silvio Berlusconi [...] il risultato elettorale ci ha reso eccentrici rispetto al cuore degli italiani».
Fino a qui, tutto prevedibile: si cerca la tetta che da più latte.
Ma la "Dalemite" è una zecca uncinata, che non molla la presa troppo presto, e il l'Enrico passa pure lui a spandere LETTAme:
- «Gli studi sui flussi elettorali ci dicono che il nostro elettorato è in prevalenza maschile ( brutte t...e, perché non ci votate ?! ) tendenzialmente più anziano e più istruito della media. Peccato che la maggioranza del paese sia formata da donne ( p.....e ! ), e non certo da laureati».
Ci credo: sai quanti ne hanno sdoganati, al tempo del sei politico.
Roba da far arrossire pure i talebani !
- «Dobbiamo diventare meno intellettuali e noiosi, sforzarci di entrare in sintonia anche con l'Italia di Pippo Baudo».
E già: quella "Nazionalpopolare", del "popol(l)ame" sempliciotto e ciula.
Con il dito ( medio ) inumidito e alzato, sto studiando dove tira il vento, per non rischiare di prendere in faccia, di ritorno, lo sputo che sto lanciando a questo ciarpame, il meglio dei presuntuosi figli di Togliatti, il Migliore.
Io, secondo me...19.08.2008
lunedì 18 agosto 2008
Gianfranz e SSilvio
- «Commilitoni, c'hanno scoperto, che siam fascisti !»
Maledetti.
E noi, sfigati, che c'era riuscita l'adunata oceanica, a raccogliere non otto milioni di baionette, ma di mettere in riga pecorame elettivo: disciplinati, con la testa svuotata dall'olio di ricino della propaganda, neppure forzati ad andare ad imbucare la scheda del voto, che ci ha consegnato le chiavi della baracca di loro spontanea volontà.
Avrebbero potuto andare al mare. Non l'hanno fatto.
Un colpo da maestro, utilizzando il sistema democratico, con i dovuti crismi, senza marce su Roma e l'Aventino, care al vecchio Benny...Ben, Benito Mussolini.
Nessuna testa spaccata a suon di manganello, nessun purgante intestinale, nessun Matteotti fatto sparire, niente coercizione, imposizione, tesseramento forzato: tutti diligenti, come da manuale, che la sola cosa che dovevano fare era tracciare un segno;
né una svastica e neppure un'aquila romana: solo una crocetta, non uncinata.
Sono stati bravi: la croce ce l'hanno messa su quelli che c'erano prima, facendo di tutta quell'erba...un fascio:
l'abbiamo falciata da sotto i piedi e martellato la spina dorsale della superbia, che è da allora che vanno ripetendo che tutto gli va storto.
Certo, non è stato lavoro di fino, che la conta alle urne era sul numero delle teste, non sulla densità del contenuto:
abbiamo raccolto lo strame: fannulloni, brutti, straccioni, ciechi, storpi e paralitici, barboni, beoti ed avvinazzati, zoticoni e ignoranti, che al massimo comprano Tex Willer, perché c'ha le figure, non devono sforzarsi di leggere per capire e il tipo piace, perché manganella e bastona che è un piacere, e tira pugni pesanti, demolitori, duri, come fossero...Di Pietro.
Anche per Tex Antonio Willer, la pratica vale più che la grammatica.
Insomma, un elettorato acquistato tanto al metro, anzi, al litro: costine, salamelle e sanguigno lambrusco, ottenuti dalle svendite delle feste dell'Unità, dopo che si sono trovati alla canna del gas, con sovvenzioni e fondi passati dal rosso al verde, come le Brigate;
taroccata la merce e messa altra etichetta, eccola distribuita ai nuovi Balilla, il cui zoccolo duro - trecentomila bergamaschi - c'hanno avuto in sovrappiù pure una fetta di polenta.
Sono tutti burini, cresciuti e sbozzati con la roncola, grossolani e grezzi:
figurarsi che avevano scambiato il fiume Po per il Giordano, e il loro condottiero per il Battista, pensando che la provetta delle urine, che si portava dietro, fosse l'acqua benedetta, per battezzare discepoli destinati a raggiungere l'ennesimo paradiso, seguendo luce e direzione del sol dell'avvenire.
E la figuraccia delle centurie mandate nelle piazze, ad occupare militarmente il territorio, futura incudine, dove sarà forgiato l'acciaio e la tempra del nuovo legionario, costruttore dell'Impero prossimo venturo ?
Puzzolenti e pieni di patacche, come quelli che si sporcano di tutti i sughi della tavola dopo un'abbuffata pantagruelica, per non avere voluto mettersi il bavaglino.
In un "paese da marciapiede" rappresentato da "un presidente spazzino", ecco che "l'Inutile gioco dei soldati", ci fa scoprire e denuncia al resto del mondo la "rinascita sotto altre forme del fascismo".
- «Camerata Gianfranz Fini, camerata SSilvio BerlusKa, l'avevo detto che l'ascella del milite avrebbe tradito la sudorazione, nonostante fasce, anzi...fasci assorbenti; e poi, l'idea balzana di accettare le tute dimesse, regalateci dall'associazione degli imbianchini, per favorire tagli di spesa...che boiata !».
Ecco, anzi...Eco i tromboni dar fiato ai mantici:
- «Comincio a riavvertire il profumo del fascismo. La storia si ripete in farsa [...] città militarizzata [...] reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche »;
al bombardino risponde la mummia, dal sarcofago:
- «[...] verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori della vita democratica»;
e già, la vita è democratica; il voto ad altri, no.
Ritorna e rintrona la brigata, che si è stinta, passando dal rosso acceso al Rosa:
- «[...] questo governo è il punto più basso della storia d'Italia»;
parola di un "ciucciatetta" della mamma del comunismo, di cui si conoscono bene i punti alti: il punto G...ulag !
Ma ci sono anche quelli che riconoscono l'odore della culla, dove sono stati svezzati, nella gioventù...del Littorio;
...Bocca mia, statte zitta, che...Fo tanto, ma tanto tempo fa, prima che mettessero la camiciola nera assieme alle rosse, in lavatrice, sbiadendo: da "Camerati" a "Compagni che sbagliano".
Per forza la puzza la sentono vicina, nonostante il lavaggio;
con l'età i figli della lupa c'hanno perso pelo, ma non il vizio e, come dicono le donne, quando si tingono i capelli:
- «Accidenti, si vede la crescita !» che è l'erezione della radice a tradire vero colore e anima.
- «Forza, siamo meglio di chi oKKupava case, scuole e fabbriche ed "espropriava" le casseforti delle banche: facciamolo con l'Italia tutta;
- «All'armi, siam fascisti, pronti ad affastellare fasci e fascine e bruciare razze bastarde, senza lasciare...impronte!»
Io, secondo me...18.08.2008
Maledetti.
E noi, sfigati, che c'era riuscita l'adunata oceanica, a raccogliere non otto milioni di baionette, ma di mettere in riga pecorame elettivo: disciplinati, con la testa svuotata dall'olio di ricino della propaganda, neppure forzati ad andare ad imbucare la scheda del voto, che ci ha consegnato le chiavi della baracca di loro spontanea volontà.
Avrebbero potuto andare al mare. Non l'hanno fatto.
Un colpo da maestro, utilizzando il sistema democratico, con i dovuti crismi, senza marce su Roma e l'Aventino, care al vecchio Benny...Ben, Benito Mussolini.
Nessuna testa spaccata a suon di manganello, nessun purgante intestinale, nessun Matteotti fatto sparire, niente coercizione, imposizione, tesseramento forzato: tutti diligenti, come da manuale, che la sola cosa che dovevano fare era tracciare un segno;
né una svastica e neppure un'aquila romana: solo una crocetta, non uncinata.
Sono stati bravi: la croce ce l'hanno messa su quelli che c'erano prima, facendo di tutta quell'erba...un fascio:
l'abbiamo falciata da sotto i piedi e martellato la spina dorsale della superbia, che è da allora che vanno ripetendo che tutto gli va storto.
Certo, non è stato lavoro di fino, che la conta alle urne era sul numero delle teste, non sulla densità del contenuto:
abbiamo raccolto lo strame: fannulloni, brutti, straccioni, ciechi, storpi e paralitici, barboni, beoti ed avvinazzati, zoticoni e ignoranti, che al massimo comprano Tex Willer, perché c'ha le figure, non devono sforzarsi di leggere per capire e il tipo piace, perché manganella e bastona che è un piacere, e tira pugni pesanti, demolitori, duri, come fossero...Di Pietro.
Anche per Tex Antonio Willer, la pratica vale più che la grammatica.
Insomma, un elettorato acquistato tanto al metro, anzi, al litro: costine, salamelle e sanguigno lambrusco, ottenuti dalle svendite delle feste dell'Unità, dopo che si sono trovati alla canna del gas, con sovvenzioni e fondi passati dal rosso al verde, come le Brigate;
taroccata la merce e messa altra etichetta, eccola distribuita ai nuovi Balilla, il cui zoccolo duro - trecentomila bergamaschi - c'hanno avuto in sovrappiù pure una fetta di polenta.
Sono tutti burini, cresciuti e sbozzati con la roncola, grossolani e grezzi:
figurarsi che avevano scambiato il fiume Po per il Giordano, e il loro condottiero per il Battista, pensando che la provetta delle urine, che si portava dietro, fosse l'acqua benedetta, per battezzare discepoli destinati a raggiungere l'ennesimo paradiso, seguendo luce e direzione del sol dell'avvenire.
E la figuraccia delle centurie mandate nelle piazze, ad occupare militarmente il territorio, futura incudine, dove sarà forgiato l'acciaio e la tempra del nuovo legionario, costruttore dell'Impero prossimo venturo ?
Puzzolenti e pieni di patacche, come quelli che si sporcano di tutti i sughi della tavola dopo un'abbuffata pantagruelica, per non avere voluto mettersi il bavaglino.
In un "paese da marciapiede" rappresentato da "un presidente spazzino", ecco che "l'Inutile gioco dei soldati", ci fa scoprire e denuncia al resto del mondo la "rinascita sotto altre forme del fascismo".
- «Camerata Gianfranz Fini, camerata SSilvio BerlusKa, l'avevo detto che l'ascella del milite avrebbe tradito la sudorazione, nonostante fasce, anzi...fasci assorbenti; e poi, l'idea balzana di accettare le tute dimesse, regalateci dall'associazione degli imbianchini, per favorire tagli di spesa...che boiata !».
Ecco, anzi...Eco i tromboni dar fiato ai mantici:
- «Comincio a riavvertire il profumo del fascismo. La storia si ripete in farsa [...] città militarizzata [...] reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche »;
al bombardino risponde la mummia, dal sarcofago:
- «[...] verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori della vita democratica»;
e già, la vita è democratica; il voto ad altri, no.
Ritorna e rintrona la brigata, che si è stinta, passando dal rosso acceso al Rosa:
- «[...] questo governo è il punto più basso della storia d'Italia»;
parola di un "ciucciatetta" della mamma del comunismo, di cui si conoscono bene i punti alti: il punto G...ulag !
Ma ci sono anche quelli che riconoscono l'odore della culla, dove sono stati svezzati, nella gioventù...del Littorio;
...Bocca mia, statte zitta, che...Fo tanto, ma tanto tempo fa, prima che mettessero la camiciola nera assieme alle rosse, in lavatrice, sbiadendo: da "Camerati" a "Compagni che sbagliano".
Per forza la puzza la sentono vicina, nonostante il lavaggio;
con l'età i figli della lupa c'hanno perso pelo, ma non il vizio e, come dicono le donne, quando si tingono i capelli:
- «Accidenti, si vede la crescita !» che è l'erezione della radice a tradire vero colore e anima.
- «Forza, siamo meglio di chi oKKupava case, scuole e fabbriche ed "espropriava" le casseforti delle banche: facciamolo con l'Italia tutta;
- «All'armi, siam fascisti, pronti ad affastellare fasci e fascine e bruciare razze bastarde, senza lasciare...impronte!»
Io, secondo me...18.08.2008
mercoledì 13 agosto 2008
Ritorno di...fiamma
La fiamma risale, dentro la lancia del cannello:
POP !
Un piccolo scoppiettio e si spegne, ad impedire che il continuo del ritorno arrivi al miscelatore e poi, su su, fino alle bombole d'ossigeno e gas combustibile, rendendo la situazione alquanto esplosiva;
senza quel POP ! liberatorio, il Beppe Fontana la penna non sarebbe qui ad usarla, che l'avrebbe avuta bruciata, assieme alla buccia.
Ai tempi, quando cominciai con il lavoro d'officina, usando la saldatura ossiacetilenica, i vecchi c'intimorivano con i racconti di rovinosi botti, di cui erano stati testimoni: un poco per spaventarci, un poco per ammonire, a non prendere sottogamba i rischi che il lavoro comportava.
Oggi, il massimo rischio è che la stilografica mi perda inchiostro nel taschino della camicia immacolata.
Certo, erano i tempi de "Carlo Cudega";
Oh, scusate, anche questo è un termine del mio giurassico, a rispolverare e richiamare ere ancora più lontane, quando gli uomini usavano lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di maiale ( ovvero, la cotenna, la "codega" ) sul codino, per mantenerlo compatto e lucido.
Madonna mia, mi sto facendo melanconico che, con il passare degli anni, mi si allunga il dietro e s'accorcia il davanti...
non siate maliziosi: è riferito alle misure del vissuto e dell'aspettativa di vita.
"All'armi! All'armi !
All'armi siam Fascisti !
Noi siam del fascio la falange ardita
[...]
abbiam con noi la forza e l'ardimento,
che ci fa fieri all'ora del cimento".
No, non è un rigurgito, un ritorno di fiamma...tricolore: solo un...Eco di rimbalzo.
- «[...] ci sono fascisti al governo. Rinasco rinasco nel millenovecentoquaranta !»
Mizziga, allora c'è proprio arrivata al collo;
questo non lo dice un qualsiasi bao-bao-micio-micio, ma un Santone, un Guru, un Illuminato, un Maestro, anzi, il Messia: l'Umberto Eco, fior fiore dell'Intellighenzia letteraria e pure comunista, che ha una storia ancora più truculenta di tutto il peggio del passato messo assieme.
- «[...] non più esattamente fascisti, ma che importa, si sa che la storia si dà una prima volta in forma di tragedia e una seconda in forma di farsa».
Dalla piazza...rossa sale l'invocazione all'Eco di Carlo Cudega: "E mò facce ride !!!"
L'Umbertino agita sonagli e campanelli, a far buffone per Sovrano proletario.
- «[...] ricordo con tenerezza le notti passate nel rifugio antiaereo [...] un sotterraneo umido, tutto in cemento armato, illuminato da lampadine fioche [...] mentre sopra le nostre teste esplodevano colpi sordi che non sapevamo se fossero della contraerea o delle bombe».
Io glielo avevo raccomandato al Gianfranco Fini, di Alleanza Nazionale, ora Presidente della Camera, in quel di Montecitorio:
- «'A Frà, batti piano il martelletto, che qualcuno sicuramente n'esce rintronato da quei colpi sordi; fai cambiare le lampadine, che mi sembrano un poco fioche e arieggia la camera, che c'è umidità !»
Intanto la pentola di fagioli continua a sobbollire:
- «[...] siamo disposti ad accettare tutto ciò che ci ricordi gli orribili anni [...] è il tributo che paghiamo alla nostra vecchiaia».
Ussignùr, l'Eco è rimasto come la puntina del grammofono: ferma, incantata sul disco, a ripetere stesso motivetto all'infinito.
- «[...] le città a quell'epoca? Buie di notte».
Ho capito: l'Umby rimpiange il sol dell'avvenire, che era gratis, costava meno che la bolletta dell'Enel.
- «[...] era percorsa da reparti militari [...] nelle metropoli passavano continuamente manipoli e ronde di marò della San Marco o di Brigate Nere [...] armati sino ai denti [...] città militarizzata».
Non ci vuole molto a capire dove vuole andare a parare il tipo:
vuole insinuare un parallelo tra i soldatini del fascio d'allora e i militari d'oggi, che presidiano le città con Polizia e Carabinieri, per la nostra sicurezza;
- «[...] vedo reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche, anche sui marciapiedi delle nostre città».
da parte mia ho solo una cosa da dire:
- «Grazie ragazzi, di tutte le armi, che il vedervi assieme mi rassicura ancora di più, in special modo quelli che non sono "soldatini" da esposizione, ma soldati che collaborano a migliorare e preservare la nostra vita e incolumità.
E poi, Umby, non dire pirlate: in Piazza Duomo, a Milano, il soldato aveva la normale divisa e pistola;
forse ti sei confuso con quelli di Putin, che sono andati a trovare gli amici, in Georgia, sempre che non sei rimasto a quelli di Praga, nel '68.
- «[...] andavano a comprare il poco che si trovava nei negozi d'alimentari».
'azzarola, è vero: con il Ferragosto tutti i negozi sono chiusi, e pensionati e gli anziani sono alla ricerca del "poco che si trova", vaganti laceri ed affamati.
- «[...] a notte si dormiva col mattone caldo nel letto e ricordo con tenerezza persino i geloni».
Dai, Ecoberto, che al posto del mattone ci puoi mettere ora una bella ragazza dell'Est, delle tante costrette a far da scaldino per aver creduto alle balle raccontate dai favolisti del Paradiso del "poppolo" proletario: nulla ci hanno avuto, che a prendere non è il sole e dare, sai bene cosa !
- «[...] Ora non posso dire che tutto questo sia tornato, certo non integralmente. Ma comincio a riavvertirne il profumo».
Caro amico, almeno per le mutande e i calzini, spesso bisogna cambiarsi, altrimenti ti voglio vedere, a "riavvertirne il profumo".
- «[...] a quei tempi apparivano [...] manifesti [...] si vedeva un nero americano ributtante (e ubriaco) [...] la mano adunca verso una bianca [...] oggi vedo in televisione volti minacciosi di negri smagriti che stanno invadendo [...] le nostre terre [...] la gente è ancora più spaventata di allora».
La legge dei grandi numeri è quella che fa grande anche una minoranza all'interno di un insieme:
i più saranno bravi ed onesti disperati, ma anche il poco fa tanto, in un formicaio, e ne basta uno, deciso e determinato a buttare il cerino nel fienile.
A meno che il nostro gioca sul calcolo della probabilità, il restane fuori, secondo la filosofia meneghina del:
"A chi tuca tuca", a chi tocca, tocca. Cazzi suoi !
- «[...] il sindaco leghista di Novara ha proibito che di notte, nel parco, si riuniscano più di tre persone. Attendo [...] il ritorno del coprifuoco».
Caro segugio dall'olfatto nostalgico, ti auguro di non dover passare di notte in un parco cittadino, che "Il nome della rosa", tra i cespugli, si chiama "Uccelli di rovo", e l'odore che sentirai è dello sniffo e il coprifuoco serve a spegnere l'erba, ma non quella medica !
- «[...] odo discorsi assai simili a quelli che leggevo [...] che non solo attaccavano gli ebrei ma anche zingari, marocchini e stranieri in genere. Il pane sta diventando carissimo. Ci stanno avvertendo che dovremo risparmiare sul petrolio, limitare lo spreco d'energia elettrica, spegnere le vetrine di notte. Calano le auto e riappaiono i ladri di biciclette. Come tocco d'originalità, tra un pò sarà razionata l'acqua».
Accidenti: sembra di essere nella culla del comunismo, di ripercorrere novant'anni di vita prospera;
- «[...] Non abbiamo ancora un governo al Sud e uno al Nord, però c'è chi sta lavorando in questa direzione».
Non è che ti confondi con Est e Ovest, con i rispettivi governi, separati da quel che fu il muro di Berlino ?
- « Mi manca un Capo che abbracci e baci castamente sulla guancia prosperose massaie rurali, ma ciascuno ha i suoi gusti».
E già: tu sceglieresti i ruvidi baffi di papà Baffone Stalin o l'ispida barbetta di nonno Lenin ?
... ciascuno ha i suoi gusti.
Io, secondo me...13.08.2008
POP !
Un piccolo scoppiettio e si spegne, ad impedire che il continuo del ritorno arrivi al miscelatore e poi, su su, fino alle bombole d'ossigeno e gas combustibile, rendendo la situazione alquanto esplosiva;
senza quel POP ! liberatorio, il Beppe Fontana la penna non sarebbe qui ad usarla, che l'avrebbe avuta bruciata, assieme alla buccia.
Ai tempi, quando cominciai con il lavoro d'officina, usando la saldatura ossiacetilenica, i vecchi c'intimorivano con i racconti di rovinosi botti, di cui erano stati testimoni: un poco per spaventarci, un poco per ammonire, a non prendere sottogamba i rischi che il lavoro comportava.
Oggi, il massimo rischio è che la stilografica mi perda inchiostro nel taschino della camicia immacolata.
Certo, erano i tempi de "Carlo Cudega";
Oh, scusate, anche questo è un termine del mio giurassico, a rispolverare e richiamare ere ancora più lontane, quando gli uomini usavano lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di maiale ( ovvero, la cotenna, la "codega" ) sul codino, per mantenerlo compatto e lucido.
Madonna mia, mi sto facendo melanconico che, con il passare degli anni, mi si allunga il dietro e s'accorcia il davanti...
non siate maliziosi: è riferito alle misure del vissuto e dell'aspettativa di vita.
"All'armi! All'armi !
All'armi siam Fascisti !
Noi siam del fascio la falange ardita
[...]
abbiam con noi la forza e l'ardimento,
che ci fa fieri all'ora del cimento".
No, non è un rigurgito, un ritorno di fiamma...tricolore: solo un...Eco di rimbalzo.
- «[...] ci sono fascisti al governo. Rinasco rinasco nel millenovecentoquaranta !»
Mizziga, allora c'è proprio arrivata al collo;
questo non lo dice un qualsiasi bao-bao-micio-micio, ma un Santone, un Guru, un Illuminato, un Maestro, anzi, il Messia: l'Umberto Eco, fior fiore dell'Intellighenzia letteraria e pure comunista, che ha una storia ancora più truculenta di tutto il peggio del passato messo assieme.
- «[...] non più esattamente fascisti, ma che importa, si sa che la storia si dà una prima volta in forma di tragedia e una seconda in forma di farsa».
Dalla piazza...rossa sale l'invocazione all'Eco di Carlo Cudega: "E mò facce ride !!!"
L'Umbertino agita sonagli e campanelli, a far buffone per Sovrano proletario.
- «[...] ricordo con tenerezza le notti passate nel rifugio antiaereo [...] un sotterraneo umido, tutto in cemento armato, illuminato da lampadine fioche [...] mentre sopra le nostre teste esplodevano colpi sordi che non sapevamo se fossero della contraerea o delle bombe».
Io glielo avevo raccomandato al Gianfranco Fini, di Alleanza Nazionale, ora Presidente della Camera, in quel di Montecitorio:
- «'A Frà, batti piano il martelletto, che qualcuno sicuramente n'esce rintronato da quei colpi sordi; fai cambiare le lampadine, che mi sembrano un poco fioche e arieggia la camera, che c'è umidità !»
Intanto la pentola di fagioli continua a sobbollire:
- «[...] siamo disposti ad accettare tutto ciò che ci ricordi gli orribili anni [...] è il tributo che paghiamo alla nostra vecchiaia».
Ussignùr, l'Eco è rimasto come la puntina del grammofono: ferma, incantata sul disco, a ripetere stesso motivetto all'infinito.
- «[...] le città a quell'epoca? Buie di notte».
Ho capito: l'Umby rimpiange il sol dell'avvenire, che era gratis, costava meno che la bolletta dell'Enel.
- «[...] era percorsa da reparti militari [...] nelle metropoli passavano continuamente manipoli e ronde di marò della San Marco o di Brigate Nere [...] armati sino ai denti [...] città militarizzata».
Non ci vuole molto a capire dove vuole andare a parare il tipo:
vuole insinuare un parallelo tra i soldatini del fascio d'allora e i militari d'oggi, che presidiano le città con Polizia e Carabinieri, per la nostra sicurezza;
- «[...] vedo reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche, anche sui marciapiedi delle nostre città».
da parte mia ho solo una cosa da dire:
- «Grazie ragazzi, di tutte le armi, che il vedervi assieme mi rassicura ancora di più, in special modo quelli che non sono "soldatini" da esposizione, ma soldati che collaborano a migliorare e preservare la nostra vita e incolumità.
E poi, Umby, non dire pirlate: in Piazza Duomo, a Milano, il soldato aveva la normale divisa e pistola;
forse ti sei confuso con quelli di Putin, che sono andati a trovare gli amici, in Georgia, sempre che non sei rimasto a quelli di Praga, nel '68.
- «[...] andavano a comprare il poco che si trovava nei negozi d'alimentari».
'azzarola, è vero: con il Ferragosto tutti i negozi sono chiusi, e pensionati e gli anziani sono alla ricerca del "poco che si trova", vaganti laceri ed affamati.
- «[...] a notte si dormiva col mattone caldo nel letto e ricordo con tenerezza persino i geloni».
Dai, Ecoberto, che al posto del mattone ci puoi mettere ora una bella ragazza dell'Est, delle tante costrette a far da scaldino per aver creduto alle balle raccontate dai favolisti del Paradiso del "poppolo" proletario: nulla ci hanno avuto, che a prendere non è il sole e dare, sai bene cosa !
- «[...] Ora non posso dire che tutto questo sia tornato, certo non integralmente. Ma comincio a riavvertirne il profumo».
Caro amico, almeno per le mutande e i calzini, spesso bisogna cambiarsi, altrimenti ti voglio vedere, a "riavvertirne il profumo".
- «[...] a quei tempi apparivano [...] manifesti [...] si vedeva un nero americano ributtante (e ubriaco) [...] la mano adunca verso una bianca [...] oggi vedo in televisione volti minacciosi di negri smagriti che stanno invadendo [...] le nostre terre [...] la gente è ancora più spaventata di allora».
La legge dei grandi numeri è quella che fa grande anche una minoranza all'interno di un insieme:
i più saranno bravi ed onesti disperati, ma anche il poco fa tanto, in un formicaio, e ne basta uno, deciso e determinato a buttare il cerino nel fienile.
A meno che il nostro gioca sul calcolo della probabilità, il restane fuori, secondo la filosofia meneghina del:
"A chi tuca tuca", a chi tocca, tocca. Cazzi suoi !
- «[...] il sindaco leghista di Novara ha proibito che di notte, nel parco, si riuniscano più di tre persone. Attendo [...] il ritorno del coprifuoco».
Caro segugio dall'olfatto nostalgico, ti auguro di non dover passare di notte in un parco cittadino, che "Il nome della rosa", tra i cespugli, si chiama "Uccelli di rovo", e l'odore che sentirai è dello sniffo e il coprifuoco serve a spegnere l'erba, ma non quella medica !
- «[...] odo discorsi assai simili a quelli che leggevo [...] che non solo attaccavano gli ebrei ma anche zingari, marocchini e stranieri in genere. Il pane sta diventando carissimo. Ci stanno avvertendo che dovremo risparmiare sul petrolio, limitare lo spreco d'energia elettrica, spegnere le vetrine di notte. Calano le auto e riappaiono i ladri di biciclette. Come tocco d'originalità, tra un pò sarà razionata l'acqua».
Accidenti: sembra di essere nella culla del comunismo, di ripercorrere novant'anni di vita prospera;
- «[...] Non abbiamo ancora un governo al Sud e uno al Nord, però c'è chi sta lavorando in questa direzione».
Non è che ti confondi con Est e Ovest, con i rispettivi governi, separati da quel che fu il muro di Berlino ?
- « Mi manca un Capo che abbracci e baci castamente sulla guancia prosperose massaie rurali, ma ciascuno ha i suoi gusti».
E già: tu sceglieresti i ruvidi baffi di papà Baffone Stalin o l'ispida barbetta di nonno Lenin ?
... ciascuno ha i suoi gusti.
Io, secondo me...13.08.2008
martedì 12 agosto 2008
premio Billantezza ( non brillantina ! )
Barbara è un’amica che, nei miei confronti, manifesta le preoccupazioni di mamma, angosciata per quel figlio di blog che è venuto un tantino fallato;
certo avrà pensato:
"Povera stella, anche lui ha diritto a tirare a campare e non sentirsi lo scemo del villaggio".
Ed ecco, l’ala della chioccia s’appoggia sul capo spelacchiato e spennacchiato, ( che fai, nascondi ? ) di quel pulcino che c’ha un poco del rospo: caro scarafone mio, eccoti il premio "Brillante Weblog".
Mi par di sentirla, mentre leggo le sue righe:
- «...è un premio per siti e blog che risaltano per la loro brillantezza...»
Beh, certo che la pelata lucida ce l’ho, che quando la gente passa si pettina o si rifà il trucco, senza dover usare lo specchietto retrovisore della propria automobile.
No, un momento, non è per questo: non era un modo elegante e indiretto per richiamare una delle mie tante disgrazie;
- «...nei temi e nei design e con lo scopo di promuovere ancora una volta la blogosfera nel mondo».
Per un momento ho temuto che la "sfera" che seguiva la parola blog fosse anche quella riferita alla mia rotondità che, con la lucidità, di testa più che di mente, faceva di me il premiato ideale per concorso e maggior cumulo di handicap, del "peggiodicosìchepiùnonsipuò".
Fortuna che non menziona il fiuto che, più per la notizia, avrei sicuramente ascritto riferimento alla poderosa vela nasuta;
al mare, quando facevo il morto, la gente scappava e usciva dall’acqua, perchè sempre c’era sempre uno che gridava:
- «Fuori tutti, che c’è un pescecane: ho visto la pinna !»
la capitaneria di porto m’ha obbligato di fare il bagno con boa di segnalazione e bandierina, da mettere sul pinnacolo della canappia.
Fortuna per Barbara che non ha frequentato la stessa spiaggia.
Ciumbia, aspetta; ci sono delle regole:
1) al ricevimento del premio bisogna scrivere un post mostrando il premio e citando il nome di chi ti ha premiato, con l’indirizzo del suo blog.
2) scegliere un minimo di 7 blog (anche di più) che credi siano brillanti nei loro temi o nei loro design, esibendo il loro nome ed il link.
3) avvisare che hanno ottenuto il premio Brillante Weblog.
4) esibire la foto o il profilo di chi ti ha premiato e di chi premi (FACOLTATIVO).
Sarà, ma quel FACOLTATIVO scritto in evidenza sa di posticcio;
- «Ehi, cara Barbara: non è che l’hai fatto perché, altrimenti, avresti dovuto mettere la mia d’immagine, e hai avuto paura che il tuo Blog diventasse deserto, come un campo di grano che c’ha in mezzo uno spaventapasseri ?»
Vabbè va: faccio affidamento sulla buona fede, ma ti cito come mandante (Barbara), per quei disgraziati che si dovranno dannare nel domandarsi:
- «Ma chi me l’ha mandato questo ?»
Ed ecco la lista delle vittime designate:
1. Fabio
2. Il giorno d'Israele
3. Il Cialtrone (gnurànt)
4. Magdi Allam Fanclub
5. Stefania
6. Il signore degli anelli
7. Il genio
...e a tutti prego rivolgermi e recitare l’esorcismo: «Signore, perdonalo: non sa quello che ha fatto !»
certo avrà pensato:
"Povera stella, anche lui ha diritto a tirare a campare e non sentirsi lo scemo del villaggio".
Ed ecco, l’ala della chioccia s’appoggia sul capo spelacchiato e spennacchiato, ( che fai, nascondi ? ) di quel pulcino che c’ha un poco del rospo: caro scarafone mio, eccoti il premio "Brillante Weblog".
Mi par di sentirla, mentre leggo le sue righe:
- «...è un premio per siti e blog che risaltano per la loro brillantezza...»
Beh, certo che la pelata lucida ce l’ho, che quando la gente passa si pettina o si rifà il trucco, senza dover usare lo specchietto retrovisore della propria automobile.
No, un momento, non è per questo: non era un modo elegante e indiretto per richiamare una delle mie tante disgrazie;
- «...nei temi e nei design e con lo scopo di promuovere ancora una volta la blogosfera nel mondo».
Per un momento ho temuto che la "sfera" che seguiva la parola blog fosse anche quella riferita alla mia rotondità che, con la lucidità, di testa più che di mente, faceva di me il premiato ideale per concorso e maggior cumulo di handicap, del "peggiodicosìchepiùnonsipuò".
Fortuna che non menziona il fiuto che, più per la notizia, avrei sicuramente ascritto riferimento alla poderosa vela nasuta;
al mare, quando facevo il morto, la gente scappava e usciva dall’acqua, perchè sempre c’era sempre uno che gridava:
- «Fuori tutti, che c’è un pescecane: ho visto la pinna !»
la capitaneria di porto m’ha obbligato di fare il bagno con boa di segnalazione e bandierina, da mettere sul pinnacolo della canappia.
Fortuna per Barbara che non ha frequentato la stessa spiaggia.
Ciumbia, aspetta; ci sono delle regole:
1) al ricevimento del premio bisogna scrivere un post mostrando il premio e citando il nome di chi ti ha premiato, con l’indirizzo del suo blog.
2) scegliere un minimo di 7 blog (anche di più) che credi siano brillanti nei loro temi o nei loro design, esibendo il loro nome ed il link.
3) avvisare che hanno ottenuto il premio Brillante Weblog.
4) esibire la foto o il profilo di chi ti ha premiato e di chi premi (FACOLTATIVO).
Sarà, ma quel FACOLTATIVO scritto in evidenza sa di posticcio;
- «Ehi, cara Barbara: non è che l’hai fatto perché, altrimenti, avresti dovuto mettere la mia d’immagine, e hai avuto paura che il tuo Blog diventasse deserto, come un campo di grano che c’ha in mezzo uno spaventapasseri ?»
Vabbè va: faccio affidamento sulla buona fede, ma ti cito come mandante (Barbara), per quei disgraziati che si dovranno dannare nel domandarsi:
- «Ma chi me l’ha mandato questo ?»
Ed ecco la lista delle vittime designate:
1. Fabio
2. Il giorno d'Israele
3. Il Cialtrone (gnurànt)
4. Magdi Allam Fanclub
5. Stefania
6. Il signore degli anelli
7. Il genio
...e a tutti prego rivolgermi e recitare l’esorcismo: «Signore, perdonalo: non sa quello che ha fatto !»
lunedì 11 agosto 2008
La pisci(n)a di Wahid
Sono parte di due mondi ormai in piena guerra, che se le stanno dando e buscando ad intermittenza, eppure...
"[...] giochi olimpici cinesi: Natalia Paderina e Nino Slukvadze - la prima russa, la seconda georgiana - medaglia d'argento e di bronzo nel tiro a segno, sul podio si sono abbandonate ad un lungo e commovente abbraccio";
non so, con l'evolversi drammatica degli avvenimenti, quanto questo gesto di pace può durare e non è destinato a guastarsi, nel continuo bastonarsi di quelli rimasti a casa.
Comunque sarà destinato ad essere il futuro, uno spicchio d'umanità ha dimostrato esistere, e che non sempre l'uomo nasce bestia, ma lo diventa...salvo eccezioni.
Pechino, vasca del Water Cube, piscina olimpica e stessi giochi, ma altri attori:
l´iraniano Mohammed Alirezaei non si presenta alla partenza, nella batteria 4 dei 100 metri rana.
Mal di pancia ? Emorroidi ? Aerofagia, con ribollenti emissioni di gas intestinali ?
Macchè: non vuole rischiare di prendersi le pustole, vescicole purulente provocate da germi piogeni messi in circolo dall'israeliano, Tom Beeri che, si sa, fa parte di gente infetta, eterni portatori e capri espiatori d'ogni colpa.
E magari fa pure la pipì nella vasca.
Vuoi vedere che ha ragione ?
"[...] ufficialmente - come dice il portavoce della squadra Wahid Muradi - il nuotatore iraniano è ricoverato in un ospedale di Pechino per un'infezione intestinale".
Magari non ha digerito la spaghettata con il peperoncino di Soverato, innaffiata con un bel Barbera e ha trovato una comoda scappatoia per giustificare quei rutti esofagei focosi e piccanti, seguiti da possenti arie e venti che, in acqua, darebbero scorretta propulsione e velocità, giusto motivo di squalifica;
o forse sapeva di essere una mezza sega, che avrebbe sfigurato dietro al Tom Beeri, come al turco, al serbo, all'estone, al cinese e all'islandese, nessuno dei quali si è accorto che mancava Mohammed, la piattola.
Più facile la ritirata strategica, dopo che Ahmadinejad, il Mahmoud, suo signore e padrone, l'ha ammonito:
- «Fatti fregare dall'ebreo e ti taglio galleggianti e timone !»
E si: Mahmoud non riconosce nemmeno l'esistenza stessa d'Israele, e il rischio di vedere quel paese precedere in classifica il proprio scartino proprio non gli andava giù, nonostante avesse spronato e incoraggiato il suo nuotatore a dare il massimo:
- «Arriva prima dello sporco sionista, che in ogni modo ti faccio arrivare in alto: se vinci, seghe e gazzosa; se perdi, appeso ad una gru !»
Roba da mal di ventre e saggiamente Alirezaei, che predilige lo stile a rana e non il morto, marca visita e stiamo certi che, ai prossimi giochi, si presenterà donna, a fare la cheerleader a velo, per la squadra nazionale di basket.
Sta gentaglia non è nuova a sceneggiate del genere:
ad Atene 2004, il judoka Arash Miresmaeili si rifiutò di combattere al primo turno con l´israeliano Ehud Vaks, facendosi trovare con la panza, fuori peso nella categoria.
- «Mi sono allenato per mesi - disse - ma mi rifiuto di battermi con un israeliano, in solidarietà col popolo palestinese».
Eccolo incensato:
- «Miresmaili sarà ricordato per sempre fra le glorie iraniane», parola di Khatami;
- «Non ha avuto la medaglia d´oro, ma col suo rifiuto si è guadagnato l´onore eterno», gli fa eco Ahmadinejad.
Mohammad Alirezaei non è sceso in vasca...s'è accontentato della tazza !
Il Comitato Olimpico Internazionale accetta la versione iraniana del "burlunà de venter", il sommovimento intestinale: la cagarella, per intenderci;
è proprio vero, che forse è il momento di...cambiare aria.
Io, secondo me...11.08.2008
"[...] giochi olimpici cinesi: Natalia Paderina e Nino Slukvadze - la prima russa, la seconda georgiana - medaglia d'argento e di bronzo nel tiro a segno, sul podio si sono abbandonate ad un lungo e commovente abbraccio";
non so, con l'evolversi drammatica degli avvenimenti, quanto questo gesto di pace può durare e non è destinato a guastarsi, nel continuo bastonarsi di quelli rimasti a casa.
Comunque sarà destinato ad essere il futuro, uno spicchio d'umanità ha dimostrato esistere, e che non sempre l'uomo nasce bestia, ma lo diventa...salvo eccezioni.
Pechino, vasca del Water Cube, piscina olimpica e stessi giochi, ma altri attori:
l´iraniano Mohammed Alirezaei non si presenta alla partenza, nella batteria 4 dei 100 metri rana.
Mal di pancia ? Emorroidi ? Aerofagia, con ribollenti emissioni di gas intestinali ?
Macchè: non vuole rischiare di prendersi le pustole, vescicole purulente provocate da germi piogeni messi in circolo dall'israeliano, Tom Beeri che, si sa, fa parte di gente infetta, eterni portatori e capri espiatori d'ogni colpa.
E magari fa pure la pipì nella vasca.
Vuoi vedere che ha ragione ?
"[...] ufficialmente - come dice il portavoce della squadra Wahid Muradi - il nuotatore iraniano è ricoverato in un ospedale di Pechino per un'infezione intestinale".
Magari non ha digerito la spaghettata con il peperoncino di Soverato, innaffiata con un bel Barbera e ha trovato una comoda scappatoia per giustificare quei rutti esofagei focosi e piccanti, seguiti da possenti arie e venti che, in acqua, darebbero scorretta propulsione e velocità, giusto motivo di squalifica;
o forse sapeva di essere una mezza sega, che avrebbe sfigurato dietro al Tom Beeri, come al turco, al serbo, all'estone, al cinese e all'islandese, nessuno dei quali si è accorto che mancava Mohammed, la piattola.
Più facile la ritirata strategica, dopo che Ahmadinejad, il Mahmoud, suo signore e padrone, l'ha ammonito:
- «Fatti fregare dall'ebreo e ti taglio galleggianti e timone !»
E si: Mahmoud non riconosce nemmeno l'esistenza stessa d'Israele, e il rischio di vedere quel paese precedere in classifica il proprio scartino proprio non gli andava giù, nonostante avesse spronato e incoraggiato il suo nuotatore a dare il massimo:
- «Arriva prima dello sporco sionista, che in ogni modo ti faccio arrivare in alto: se vinci, seghe e gazzosa; se perdi, appeso ad una gru !»
Roba da mal di ventre e saggiamente Alirezaei, che predilige lo stile a rana e non il morto, marca visita e stiamo certi che, ai prossimi giochi, si presenterà donna, a fare la cheerleader a velo, per la squadra nazionale di basket.
Sta gentaglia non è nuova a sceneggiate del genere:
ad Atene 2004, il judoka Arash Miresmaeili si rifiutò di combattere al primo turno con l´israeliano Ehud Vaks, facendosi trovare con la panza, fuori peso nella categoria.
- «Mi sono allenato per mesi - disse - ma mi rifiuto di battermi con un israeliano, in solidarietà col popolo palestinese».
Eccolo incensato:
- «Miresmaili sarà ricordato per sempre fra le glorie iraniane», parola di Khatami;
- «Non ha avuto la medaglia d´oro, ma col suo rifiuto si è guadagnato l´onore eterno», gli fa eco Ahmadinejad.
Mohammad Alirezaei non è sceso in vasca...s'è accontentato della tazza !
Il Comitato Olimpico Internazionale accetta la versione iraniana del "burlunà de venter", il sommovimento intestinale: la cagarella, per intenderci;
è proprio vero, che forse è il momento di...cambiare aria.
Io, secondo me...11.08.2008
venerdì 8 agosto 2008
Brigata Ros(s)a
La schiumarola dei cornuti e mazziati, cancellati dal voto popolare, estromessi ed emarginati, reagisce come cane rognoso e bastonato, insultando e trattando milioni di votanti come cretini, in un paese che non si è dimostrato degno del sol dell'avvenire, da cui però mai se ne sono andati, a raggiungere le tane dei maestri.
No, la possente e perfetta "macchina da guerra", espressione di "geometrica potenza", non sbaglia mai, che è testa che ragiona, non come i coglioni.
L'assaggio era arrivato dallo sputacchio del baffino, il "Red" Max D'Alema:
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese».
La testa, appunto: noi, solo a girare, in orbita.
Il suono del campanaccio precede l'arrivo del branco lanciato all'assalto, all'impazzata.
Le ghiandole velenifere di Alberto Asor Rosa - uno dei rappresentanti della "cultura" più alta della sinistra italiana - hanno pompato la tossina, per riempire stilografica e pagina del Manifesto:
"[...] il nemico dei nemici è sempre lui, il Cavaliere [...] il momento più basso di centocinquant'anni di storia italiana è proprio quello che stiamo vivendo, inaugurato dalle elezioni dell'aprile scorso, che [...] ha avviato l'inizio della fine, la decadenza dal non ritorno, il degrado sociale e morale di una nazione".
...il momento più basso...
Il filmato documentava l'esecuzione, al suono dell'Internazionale, coperta dal suono di undici colpi di pistola;
Roberto, no, non era nato all'ombra di una buona stella: l'ultima che vide era a cinque punte, di quelle Brigate Rosse ove ognuno si sentiva "Il Migliore" e gli altri, coglioni, da schiacciare:
"La rivoluzione non si processa [...] individuare e annientare i suoi nemici".
...il momento più alto...dal Rosa al Rosso.
Roberto di cognome faceva Peci;
centrava un cazzo con quegli assassini, ma era il fratello di un "infame": quel Patrizio, che, pentito, li tradì, sputtanandoli e smerdandoli, denunciandone imbrogli davanti al capo dell'antiterrorismo, l'allora generale Dalla Chiesa.
I metodi dei rossi, di stessa matrice, mafiosa come di Al Qaeda, pensò di agire con il sistema della vendetta trasversale: se non arrivo a quello, colpisco chi gli è più vicino.
Antonietta Girolami era incinta del suo amato marito: Roberta, la piccola Robertina, nacque già in una famiglia monca, senza padre.
Ancora oggi, nessuno di quei bastardi ha chiesto, se non perdono, almeno scusa.
La rivoluzione non si processa.
"[...] il momento più basso di centocinquant'anni di storia italiana è proprio quello che stiamo vivendo";
- «Ma và da via i ciapp, balabiott d'un balabiott !»
Invece di rivedere l'ennesima e fantozziana pellicola, de "La corazzata Potemkin" di Sergej Ejzenstejn, fatti proiettare il filmino dei "compagni", dove fanno saltare le cervella a Roberto, e poi vieni a ripetermi le tue cazzate, che, a calci nel sedere, ti trovi le emorroidi al posto delle tonsille !
E lasciamo stare quando la conta dei poveri cristi, che i "compagni che sbagliano" hanno falciato lungo la strada, che a rivangare ritrovo solo ossa di morti, e manca poco che quelli come te sarebbero ancora a chiosare:
- «Memorabili quegli anni !»
Tanto piace a questa marmaglia l'usare macchina da presa che ci riprovano, a commemorare impronta e stirpe d'eroi, a far di nuovo passerella, protagonisti degli anni di piombo che, usciti di galera, sono a magnificare l'operato loro: libri, conferenze, apparizioni tv, e ora il film-apologia:
"Il sol dell'avvenire" regia di Gianfranco Pannone, famoso quanto il signor "Machicazz'è", tratto da un libro di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini e dedicato ad alcuni esponenti delle Brigate Rosse.
Non potendo, per ora, fare cassa, s'accontentano di fare cassetta e...Brigata Ros(s)a.
Io, secondo me...08.08.2008
No, la possente e perfetta "macchina da guerra", espressione di "geometrica potenza", non sbaglia mai, che è testa che ragiona, non come i coglioni.
L'assaggio era arrivato dallo sputacchio del baffino, il "Red" Max D'Alema:
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese».
La testa, appunto: noi, solo a girare, in orbita.
Il suono del campanaccio precede l'arrivo del branco lanciato all'assalto, all'impazzata.
Le ghiandole velenifere di Alberto Asor Rosa - uno dei rappresentanti della "cultura" più alta della sinistra italiana - hanno pompato la tossina, per riempire stilografica e pagina del Manifesto:
"[...] il nemico dei nemici è sempre lui, il Cavaliere [...] il momento più basso di centocinquant'anni di storia italiana è proprio quello che stiamo vivendo, inaugurato dalle elezioni dell'aprile scorso, che [...] ha avviato l'inizio della fine, la decadenza dal non ritorno, il degrado sociale e morale di una nazione".
...il momento più basso...
Il filmato documentava l'esecuzione, al suono dell'Internazionale, coperta dal suono di undici colpi di pistola;
Roberto, no, non era nato all'ombra di una buona stella: l'ultima che vide era a cinque punte, di quelle Brigate Rosse ove ognuno si sentiva "Il Migliore" e gli altri, coglioni, da schiacciare:
"La rivoluzione non si processa [...] individuare e annientare i suoi nemici".
...il momento più alto...dal Rosa al Rosso.
Roberto di cognome faceva Peci;
centrava un cazzo con quegli assassini, ma era il fratello di un "infame": quel Patrizio, che, pentito, li tradì, sputtanandoli e smerdandoli, denunciandone imbrogli davanti al capo dell'antiterrorismo, l'allora generale Dalla Chiesa.
I metodi dei rossi, di stessa matrice, mafiosa come di Al Qaeda, pensò di agire con il sistema della vendetta trasversale: se non arrivo a quello, colpisco chi gli è più vicino.
Antonietta Girolami era incinta del suo amato marito: Roberta, la piccola Robertina, nacque già in una famiglia monca, senza padre.
Ancora oggi, nessuno di quei bastardi ha chiesto, se non perdono, almeno scusa.
La rivoluzione non si processa.
"[...] il momento più basso di centocinquant'anni di storia italiana è proprio quello che stiamo vivendo";
- «Ma và da via i ciapp, balabiott d'un balabiott !»
Invece di rivedere l'ennesima e fantozziana pellicola, de "La corazzata Potemkin" di Sergej Ejzenstejn, fatti proiettare il filmino dei "compagni", dove fanno saltare le cervella a Roberto, e poi vieni a ripetermi le tue cazzate, che, a calci nel sedere, ti trovi le emorroidi al posto delle tonsille !
E lasciamo stare quando la conta dei poveri cristi, che i "compagni che sbagliano" hanno falciato lungo la strada, che a rivangare ritrovo solo ossa di morti, e manca poco che quelli come te sarebbero ancora a chiosare:
- «Memorabili quegli anni !»
Tanto piace a questa marmaglia l'usare macchina da presa che ci riprovano, a commemorare impronta e stirpe d'eroi, a far di nuovo passerella, protagonisti degli anni di piombo che, usciti di galera, sono a magnificare l'operato loro: libri, conferenze, apparizioni tv, e ora il film-apologia:
"Il sol dell'avvenire" regia di Gianfranco Pannone, famoso quanto il signor "Machicazz'è", tratto da un libro di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini e dedicato ad alcuni esponenti delle Brigate Rosse.
Non potendo, per ora, fare cassa, s'accontentano di fare cassetta e...Brigata Ros(s)a.
Io, secondo me...08.08.2008
mercoledì 6 agosto 2008
ladronCina
Qualche "stagionato" come me non faticherà ad andare indietro di trent'anni dove farà capolino il ricordo del programma "cult" degli anni '70, "L'altra Domenica", con la famosa sigla intitolata "Fatti più in là".
I gorgheggi erano quelli delle Sorelle Bandiera, un trio composto in vero da tre maschiacci:
la "rossa" Neil Hansen, australiano; la "brunetta" Mario Bronchi e la "biondona" Tito Leduc.
"Fatti più in là
così vicino mi fai turbar
fatti più in là...a...a".
Ebbene, propongo che questo motivetto diventi l'inno nazionale cinese, che bene rappresenta modo, metodo e sistema con cui la stirpe dello zafferano ha colonizzato mondo, terra e casa altrui.
Come quello che ti si mette a fianco, sulla panchina, e poi comincia ad allargare le gambe e aprire il giornale, con quell'apertura laterale a pantografo con i gomiti aperti a ventaglio che, poco alla volta, ti costringe a guadagnare il bordo della seduta per poi arrivare al punto di dover scegliere: stare seduto sul vuoto, mimando un comodo appoggio virtuale; accontentarsi, con la sensazione di essere appoggiati sul filo di una lametta, che ti sembra d'essere come l'invito che tiene la ruota della bicicletta, o smammare, sentendoti come la gallina spelacchiata sul capo, segno e distintivo del succube, che cede posto e passo all'elemento alfa, capo-branco per elezione e selezione naturale.
"...che male che mi fai
se sei vicino a me
...io lo so per me son guai
fatti in là fatti in là
fatti più in là a a a a a a".
La Cina comunista è nata stuprando e violentando la dignità altrui, per poi usarne le ossa nel pavimentare la terra rubata.
Leggo, da un vecchio articolo:
"[...] nel 1950 Mao Tse Tung invase e fece sparire lo stato del Turkestan orientale, fondato nel 1946 e in cui i cinesi erano solo 200.000. Con un classico genocidio etnico, Pechino trapiantò nello Xinjiang più di sei milioni di cinesi, che dominarono sui 50 milioni di uighyuri che, da padroni, diventarono servi".
Che senso di "déjà vu", di già visto, e pure di vissuto, riporta alla mente quest'episodio.
Riempio casa tua, portandovi l'intero formicaio o prolificandovi con dovizia, per poi legittimando diritto di possesso, con la prepotenza del numero, secondo la regola del Cuculo.
Per tenere assieme il frutto del malaffare si deve mantenere costante e continua una violenza, feroce e repressiva, a soffocare i rigurgiti e le rivendicazioni di tante autonomie calpestate;
prima o poi bisognerà fare i conti con le forze centrifughe che troppe differenze creano in tali sistemi:
successe alla vecchia Unione Sovietica, come alla Jugoslavia, dagli Asburgo a Tito.
Prima dell'inevitabile e rovinosa caduta però, sempre si arriva ad un picco, che è come l'orgasmo: il massimo improvviso ed il crollo immediato.
La Cina è sul cocuzzolo, e si bea della conquista della vetta, ignorando il vecchio e caro D'Annunzio:
"Chi troppo in alto sale, precipitevolissimevolmente cade ! ".
Ma chi se ne frega degli uighyuri, degli armeni, di quelli del Myanmar ( ex Birmania ), gli Indios, i Pigmei o i tibetani: mica mettono le bombe sui nostri treni, aerei o nelle stazioni !
Bastano e sono utili al trafiletto, a riempire righe asfittiche di cronaca dove, in tempi di magra, s'arriva pure a parlare di quello che aiuta la vecchina ad attraversare la strada.
"Ciufff...ciuffff...ciuff...TUuuu tuuuuuu...HIIiiiiiii...", è arrivato il trenino, carico carico di...
"La locomotiva di Pechino conquista il Tibet [...] inaugurata la ferrovia Golmud-Lhasa: a 5 mila metri, è la più alta del mondo".
Se la mia memoria al gruviera non m'inganna, era l'anno 2006, più o meno in questa stagione, che vedeva titoli del genere:
"Un drago di ferro danza sul Tetto del mondo [...] il presidente cinese Hu Jintao ha inaugurato nella stazione locale il primo treno per Lhasa, capitale della regione autonoma del Tibet".
Ecco vantare i "meriti del socialismo" e lodare il "gran miracolo nella storia mondiale delle ferrovie";
- «Nessun altro Paese è mai riuscito a far andare un treno su terreni gelati a queste altitudini».
Pane per i creduloni: "[...] collegare il Tibet per farlo uscire dall'isolamento e proseguirne la modernizzazione";
leggasi: "cinesizzazione".
Sensazioni dell'epoca:
"Da quando nel 1950 l'Armata popolare di liberazione ha invaso la regione, sempre più cinesi di etnia «han» (quella maggioritaria) si sono trasferiti [] colonizzazione accelerata dalla nuova ferrovia [...] Pechino intensifica lo sfruttamento del Paese, ne diluisce la cultura grazie allo squilibrio demografico
Provare per credere: parola di uighyuri, che ci sono passati per primi.
Ma chi se ne frega, che già sarebbe tanto contare sulle dita di una mano quanti arrivati alla fine di quest'articolo.
"Fatti in là fatti in là
fatti più in là a a a a a a".
Io, secondo me...06.08.2008
I gorgheggi erano quelli delle Sorelle Bandiera, un trio composto in vero da tre maschiacci:
la "rossa" Neil Hansen, australiano; la "brunetta" Mario Bronchi e la "biondona" Tito Leduc.
"Fatti più in là
così vicino mi fai turbar
fatti più in là...a...a".
Ebbene, propongo che questo motivetto diventi l'inno nazionale cinese, che bene rappresenta modo, metodo e sistema con cui la stirpe dello zafferano ha colonizzato mondo, terra e casa altrui.
Come quello che ti si mette a fianco, sulla panchina, e poi comincia ad allargare le gambe e aprire il giornale, con quell'apertura laterale a pantografo con i gomiti aperti a ventaglio che, poco alla volta, ti costringe a guadagnare il bordo della seduta per poi arrivare al punto di dover scegliere: stare seduto sul vuoto, mimando un comodo appoggio virtuale; accontentarsi, con la sensazione di essere appoggiati sul filo di una lametta, che ti sembra d'essere come l'invito che tiene la ruota della bicicletta, o smammare, sentendoti come la gallina spelacchiata sul capo, segno e distintivo del succube, che cede posto e passo all'elemento alfa, capo-branco per elezione e selezione naturale.
"...che male che mi fai
se sei vicino a me
...io lo so per me son guai
fatti in là fatti in là
fatti più in là a a a a a a".
La Cina comunista è nata stuprando e violentando la dignità altrui, per poi usarne le ossa nel pavimentare la terra rubata.
Leggo, da un vecchio articolo:
"[...] nel 1950 Mao Tse Tung invase e fece sparire lo stato del Turkestan orientale, fondato nel 1946 e in cui i cinesi erano solo 200.000. Con un classico genocidio etnico, Pechino trapiantò nello Xinjiang più di sei milioni di cinesi, che dominarono sui 50 milioni di uighyuri che, da padroni, diventarono servi".
Che senso di "déjà vu", di già visto, e pure di vissuto, riporta alla mente quest'episodio.
Riempio casa tua, portandovi l'intero formicaio o prolificandovi con dovizia, per poi legittimando diritto di possesso, con la prepotenza del numero, secondo la regola del Cuculo.
Per tenere assieme il frutto del malaffare si deve mantenere costante e continua una violenza, feroce e repressiva, a soffocare i rigurgiti e le rivendicazioni di tante autonomie calpestate;
prima o poi bisognerà fare i conti con le forze centrifughe che troppe differenze creano in tali sistemi:
successe alla vecchia Unione Sovietica, come alla Jugoslavia, dagli Asburgo a Tito.
Prima dell'inevitabile e rovinosa caduta però, sempre si arriva ad un picco, che è come l'orgasmo: il massimo improvviso ed il crollo immediato.
La Cina è sul cocuzzolo, e si bea della conquista della vetta, ignorando il vecchio e caro D'Annunzio:
"Chi troppo in alto sale, precipitevolissimevolmente cade ! ".
Ma chi se ne frega degli uighyuri, degli armeni, di quelli del Myanmar ( ex Birmania ), gli Indios, i Pigmei o i tibetani: mica mettono le bombe sui nostri treni, aerei o nelle stazioni !
Bastano e sono utili al trafiletto, a riempire righe asfittiche di cronaca dove, in tempi di magra, s'arriva pure a parlare di quello che aiuta la vecchina ad attraversare la strada.
"Ciufff...ciuffff...ciuff...TUuuu tuuuuuu...HIIiiiiiii...", è arrivato il trenino, carico carico di...
"La locomotiva di Pechino conquista il Tibet [...] inaugurata la ferrovia Golmud-Lhasa: a 5 mila metri, è la più alta del mondo".
Se la mia memoria al gruviera non m'inganna, era l'anno 2006, più o meno in questa stagione, che vedeva titoli del genere:
"Un drago di ferro danza sul Tetto del mondo [...] il presidente cinese Hu Jintao ha inaugurato nella stazione locale il primo treno per Lhasa, capitale della regione autonoma del Tibet".
Ecco vantare i "meriti del socialismo" e lodare il "gran miracolo nella storia mondiale delle ferrovie";
- «Nessun altro Paese è mai riuscito a far andare un treno su terreni gelati a queste altitudini».
Pane per i creduloni: "[...] collegare il Tibet per farlo uscire dall'isolamento e proseguirne la modernizzazione";
leggasi: "cinesizzazione".
Sensazioni dell'epoca:
"Da quando nel 1950 l'Armata popolare di liberazione ha invaso la regione, sempre più cinesi di etnia «han» (quella maggioritaria) si sono trasferiti [] colonizzazione accelerata dalla nuova ferrovia [...] Pechino intensifica lo sfruttamento del Paese, ne diluisce la cultura grazie allo squilibrio demografico
Provare per credere: parola di uighyuri, che ci sono passati per primi.
Ma chi se ne frega, che già sarebbe tanto contare sulle dita di una mano quanti arrivati alla fine di quest'articolo.
"Fatti in là fatti in là
fatti più in là a a a a a a".
Io, secondo me...06.08.2008
martedì 5 agosto 2008
RAMADANnazione
Biiip...biiip...bip, bip, bip...din don dan: "Nota impegno: Ramadan".
Fantastici questi telefonini, che vibrano, suonano campane, campanelli e campanacci, urlano e parlano ricordando impegno o scadenza, a che non te ne scappi una.
Da buon parrocchiano, obbediente e ligio alla tonaca che amministra il mio paesello, che a sua volta segue direttive dall'alto, m'appresto a fare quel che mi si è raccomandato:
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Il tipo, piccoletto e scuro, con un telo mare ripiegato sulla spalla e valigioni tutto attorno, mi guarda stranito e risponde:
- «Ramadan ? Mi me ciami Brambila, minga Rada...Raca...Rin tin tin o quela roba lì. E piantale de fa el baloss, che me giren i bal !»
Accidenti, che sfortuna: m'è toccato di incontrare il classico milanese abbronzato, appena tornato dalle vacanze, incazzato per il portafoglio vuoto e il doversi rimettere al lavoro, a far quadrare il pranzo con la cena, che dopo i giorni da leoni l'aspetta il periodo da pecora, anzi, da somaro alla macina.
Prontamente me ne fuggo, che a questo frullano i satelliti quando in orbita girano i rompiscatole !
Come raccomanda il bigliettino, che accompagna i giochi a premio, seguo il suggerimento, quel "ritenta, sarai più fortunato";
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Questo è tarchiato, panzutello, con due baffoni scuri scuri e un fazzolettone in testa...sicuramente è marocchino, tunisino o egiziano.
Ecco che si frega il panno sulla testa, a detergere il sudore, mi squadra sospettoso e ribatte:
- «Che è, roba ca si mancia ? E che minchia vurria, in cambio: u culu ?»
Basta, che pure con il "sardosiculo" ho rischiato le penne per ottemperare all'imbeccata del don Giampiero Alberti, responsabile dei rapporti con l'Islam per la Diocesi di Milano, amministrata dal "Sciur", il signor Arcivescovo Dionigi Tettamanzi.
In una bella letterina, inviata ad una trentina di preti, si raccomanda di ricordare, pure nei bollettini parrocchiali e "invitare" le proprie pecore, più che cristiane pecorelle, a prepararsi, che sta per arrivare il Ramadan;
tanti, come me, che si sono scordati da un pezzo le lezioni di catechismo, alla prima abbozzeranno un sorriso, a dar l'impressione d'avere capito, mentre penseranno:
"Porca miseria: mi ricordo Natale, Pasqua, la Resurrezione, l'Avvento, l'Assunzione, le Ceneri...ma sto coso, proprio non mi viene alla mente".
Dopo aver fatto come nelle tavole raffinate dove, prima di prendere la posata, tra le centinaia che attorniano il piatto, si cerca d'intuire quella giusta, sbirciando cosa fa il vicino o dirimpettaio, fidando che ne sappia più di noi, dopo questo - dicevo - si scoprirà, dal secchione della parrocchia, che Ramadan è roba islamica.
- «Care pecorelle, cari pecoroni: siate buoni, siate bravi; al vostro musulmano quotidiano fate gli auguri, per la sua bella festa: il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza».
M'è scappata, e mi hanno scacciato dalla Chiesa:
- «E quando noi facciamo festa al navigatore satellitare, prova chiara di retta direzione ?»
"O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio";
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Mi ha fregato il paninazzo, imbottito di prosciutto e cotica, che stavo mangiando:
forse sono stato maleducato, e si è offeso, perché ho parlato con la bocca piena ?
Io, secondo me...05.08.2008
Fantastici questi telefonini, che vibrano, suonano campane, campanelli e campanacci, urlano e parlano ricordando impegno o scadenza, a che non te ne scappi una.
Da buon parrocchiano, obbediente e ligio alla tonaca che amministra il mio paesello, che a sua volta segue direttive dall'alto, m'appresto a fare quel che mi si è raccomandato:
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Il tipo, piccoletto e scuro, con un telo mare ripiegato sulla spalla e valigioni tutto attorno, mi guarda stranito e risponde:
- «Ramadan ? Mi me ciami Brambila, minga Rada...Raca...Rin tin tin o quela roba lì. E piantale de fa el baloss, che me giren i bal !»
Accidenti, che sfortuna: m'è toccato di incontrare il classico milanese abbronzato, appena tornato dalle vacanze, incazzato per il portafoglio vuoto e il doversi rimettere al lavoro, a far quadrare il pranzo con la cena, che dopo i giorni da leoni l'aspetta il periodo da pecora, anzi, da somaro alla macina.
Prontamente me ne fuggo, che a questo frullano i satelliti quando in orbita girano i rompiscatole !
Come raccomanda il bigliettino, che accompagna i giochi a premio, seguo il suggerimento, quel "ritenta, sarai più fortunato";
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Questo è tarchiato, panzutello, con due baffoni scuri scuri e un fazzolettone in testa...sicuramente è marocchino, tunisino o egiziano.
Ecco che si frega il panno sulla testa, a detergere il sudore, mi squadra sospettoso e ribatte:
- «Che è, roba ca si mancia ? E che minchia vurria, in cambio: u culu ?»
Basta, che pure con il "sardosiculo" ho rischiato le penne per ottemperare all'imbeccata del don Giampiero Alberti, responsabile dei rapporti con l'Islam per la Diocesi di Milano, amministrata dal "Sciur", il signor Arcivescovo Dionigi Tettamanzi.
In una bella letterina, inviata ad una trentina di preti, si raccomanda di ricordare, pure nei bollettini parrocchiali e "invitare" le proprie pecore, più che cristiane pecorelle, a prepararsi, che sta per arrivare il Ramadan;
tanti, come me, che si sono scordati da un pezzo le lezioni di catechismo, alla prima abbozzeranno un sorriso, a dar l'impressione d'avere capito, mentre penseranno:
"Porca miseria: mi ricordo Natale, Pasqua, la Resurrezione, l'Avvento, l'Assunzione, le Ceneri...ma sto coso, proprio non mi viene alla mente".
Dopo aver fatto come nelle tavole raffinate dove, prima di prendere la posata, tra le centinaia che attorniano il piatto, si cerca d'intuire quella giusta, sbirciando cosa fa il vicino o dirimpettaio, fidando che ne sappia più di noi, dopo questo - dicevo - si scoprirà, dal secchione della parrocchia, che Ramadan è roba islamica.
- «Care pecorelle, cari pecoroni: siate buoni, siate bravi; al vostro musulmano quotidiano fate gli auguri, per la sua bella festa: il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza».
M'è scappata, e mi hanno scacciato dalla Chiesa:
- «E quando noi facciamo festa al navigatore satellitare, prova chiara di retta direzione ?»
"O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio";
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Mi ha fregato il paninazzo, imbottito di prosciutto e cotica, che stavo mangiando:
forse sono stato maleducato, e si è offeso, perché ho parlato con la bocca piena ?
Io, secondo me...05.08.2008
lunedì 4 agosto 2008
fede HARDente
- «AaaAAh...si, si, ancora...dai DAI ! OOOooooh...MMmmmmm...SIiiiii...Ooooooh...»
- «Ussignùr»,
o Signore: deve essere stato proprio qualcosa di terribile, una tortura crudele, inumana, una sofferenza inaudita.
- «...dai, dai, ancora...godo, OOooh, come godo...ancora, dai, non smettere ! SIiiiii...AAAaaaAAAAh...»
Mi metto nei suoi panni e, solo al pensiero sono qui che mi sento fremere...di sdegno ma, anche volendo, non mi riesce di portare la bandiera a mezz'asta, segno e simbolo di rispetto per avvenimenti luttuosi: non provo compassione, anzi...m'irrigidisco, in una posizione intransigente;
non pensavo d'avere una così spiccata propensione al masochismo ma, tutto d'un tratto, sono a voler essere suppliziato dai soldati di Sua Maestà Britannica !
E si, ci deve essere qualcosa di morboso in me, forse di perverso, se nell'angolo scabroso dei sogni proibiti e delle tentazioni sono arrivato a voler gridare:
- «Granatieri della regina: torturatemi; voglio essere come Ahamed Jawad al Fartusi, comandante dell'esercito del Mahdi, la formazione terroristica guidata da quel cremoso e panciuto bignè con il pelo, che si chiama Moqtada al Sadr, in quel di Bagdad !»
Il disgraziato Ahmed è pizzicato nel lontano settembre del 2005, dopo aver assassinato un uomo politico;
grazie ad un accordo tra il Regno Unito e la milizia irachena, ecco che lo liberano e oggi è qui, bello e florido, a raccontarci una prigionia infernale, lo scarnificante tormento, uno scorticante strazio, un supplizio spietato e atroce.
Privazione del sonno ? Nooo.
Scarso cibo e bevande ? Nemmeno.
Cella d'isolamento, senza ventilazione...privazione del senno ? Disorientamento ? Percosse o abbrustolimento dei testicoli ?
No, niente di tutto questo: troppo misericordioso.
Hanno attentato al suo pendaglio, il pendolo inguinale !
Ecco che lo sfigato Jawad s'è trovato in mezzo a gemiti e lamenti, mugolii e gridolini, ansiti e urla goderecce:
gli spietati aguzzini erano a fargli sentire il sonoro dei film pornografici, che riproducevano dai loro computer portatili;
Eh, ma lui mica è scemo: si ricordava le raccomandazioni della mamma, che ad usare la mano in modo rettilineo alternato, come per la sega del boscaiolo, si diventa ciechi !
Ritto, rigido, ha mantenuto la posizione, riuscendo a non ascoltare il canto di quelle sirene: è stato...duro, ma gliel’ha fatta, a non dare a quelli la soddisfazione di cedere alla tentazione, sia pure di una piccola manetta.
Nemmeno la lusinga e la seduzione delle pagine patinate, piene di gnocche, porcelle e porcone, fotografie oscene di riviste che i suoi tormentatori lasciavano volutamente...a portata di mano, tra la latrina e il lavabo, sono riuscite a scalfire la sua granitica fede HARDente.
Guardando in basso, verso il pisello pendulo, eccolo mormorare:
- «Pistolino, non avrai la mia virtù !»
Cribbio: e questo sarebbe uno di quelli che poi si vorrebbe farsi settanta e più vergini, nell'aldilà ?
- «Ahmed, aspetta, che vado pure io dai soldati, assieme a te...OOooh si, si...vado, anzi, no...VENGO pure io !»
Però...forse ti ho capito...« Ahamed Jawad al Fartusi...ma va da via i ciapp !!»
Io, secondo me...04.08.2008
- «Ussignùr»,
o Signore: deve essere stato proprio qualcosa di terribile, una tortura crudele, inumana, una sofferenza inaudita.
- «...dai, dai, ancora...godo, OOooh, come godo...ancora, dai, non smettere ! SIiiiii...AAAaaaAAAAh...»
Mi metto nei suoi panni e, solo al pensiero sono qui che mi sento fremere...di sdegno ma, anche volendo, non mi riesce di portare la bandiera a mezz'asta, segno e simbolo di rispetto per avvenimenti luttuosi: non provo compassione, anzi...m'irrigidisco, in una posizione intransigente;
non pensavo d'avere una così spiccata propensione al masochismo ma, tutto d'un tratto, sono a voler essere suppliziato dai soldati di Sua Maestà Britannica !
E si, ci deve essere qualcosa di morboso in me, forse di perverso, se nell'angolo scabroso dei sogni proibiti e delle tentazioni sono arrivato a voler gridare:
- «Granatieri della regina: torturatemi; voglio essere come Ahamed Jawad al Fartusi, comandante dell'esercito del Mahdi, la formazione terroristica guidata da quel cremoso e panciuto bignè con il pelo, che si chiama Moqtada al Sadr, in quel di Bagdad !»
Il disgraziato Ahmed è pizzicato nel lontano settembre del 2005, dopo aver assassinato un uomo politico;
grazie ad un accordo tra il Regno Unito e la milizia irachena, ecco che lo liberano e oggi è qui, bello e florido, a raccontarci una prigionia infernale, lo scarnificante tormento, uno scorticante strazio, un supplizio spietato e atroce.
Privazione del sonno ? Nooo.
Scarso cibo e bevande ? Nemmeno.
Cella d'isolamento, senza ventilazione...privazione del senno ? Disorientamento ? Percosse o abbrustolimento dei testicoli ?
No, niente di tutto questo: troppo misericordioso.
Hanno attentato al suo pendaglio, il pendolo inguinale !
Ecco che lo sfigato Jawad s'è trovato in mezzo a gemiti e lamenti, mugolii e gridolini, ansiti e urla goderecce:
gli spietati aguzzini erano a fargli sentire il sonoro dei film pornografici, che riproducevano dai loro computer portatili;
Eh, ma lui mica è scemo: si ricordava le raccomandazioni della mamma, che ad usare la mano in modo rettilineo alternato, come per la sega del boscaiolo, si diventa ciechi !
Ritto, rigido, ha mantenuto la posizione, riuscendo a non ascoltare il canto di quelle sirene: è stato...duro, ma gliel’ha fatta, a non dare a quelli la soddisfazione di cedere alla tentazione, sia pure di una piccola manetta.
Nemmeno la lusinga e la seduzione delle pagine patinate, piene di gnocche, porcelle e porcone, fotografie oscene di riviste che i suoi tormentatori lasciavano volutamente...a portata di mano, tra la latrina e il lavabo, sono riuscite a scalfire la sua granitica fede HARDente.
Guardando in basso, verso il pisello pendulo, eccolo mormorare:
- «Pistolino, non avrai la mia virtù !»
Cribbio: e questo sarebbe uno di quelli che poi si vorrebbe farsi settanta e più vergini, nell'aldilà ?
- «Ahmed, aspetta, che vado pure io dai soldati, assieme a te...OOooh si, si...vado, anzi, no...VENGO pure io !»
Però...forse ti ho capito...« Ahamed Jawad al Fartusi...ma va da via i ciapp !!»
Io, secondo me...04.08.2008
Iscriviti a:
Post (Atom)