martedì 26 agosto 2008

Luci ed ombre

Luci soffuse, calde, morbide come bambagia, suadenti come il canto delle sirene, che t'invitano ad entrare tra quelle mura, a passare tra le mensole, distribuite come fossero una torma di bambinelli tra i giochi, nel cortile dell'asilo;
sopra, una selva infinita di scarpe da donna: eleganti, raffinate, fascinose, luccicanti, con il tacco e senza, con lustrini e brillantini, sgargianti, con fibbie e laccioli che somigliano a braccialetti, con faville e fiammelle di luce, riflessa nelle perline incastonate come fossero diamantini, che pare di vedere il rincorrersi di scintille sulla superficie di specchi d'acqua, a danzare come le lucciole, durante il volo nuziale.
Per tante signore e signorinette è come il guardare attraverso la lente un mondo incantato, un sogno destinato a restare tale che, a quei prezzi, è un capriccio che richiederebbe troppo il soddisfarlo, nell'economia del quotidiano di una studentessa, di una casalinga, di chi deve pensare la famiglia, ai figli e a portare avanti una sempre più esigente normalità.
Come a vedere i bambini poveri di una volta, con il nasino schiacciato e le manine appiccicate sulle vetrine dei negozi di dolciumi, che non era tanto il vetro a separarli da quelli, ma la condizione e il dove erano nati.
Ecco, come questi, altri piccoli angeli sono oggi a dover rinunciare, ma ben di peggio, che gli è stata tolta pure la libertà, il vivere la parte più bella che è l'innocenza della fanciullezza.
Guardo le vetrine di Via Montenapoleone o di Via della Spiga, che a Milano sono banchetti per quei ricchi che possono spendere per un paio di ciabattine firmate o una sciarpetta, riccamente ricamata, una cifra che è pari al mio stipendio mensile, al prezzo dell'abito per andare a matrimonio o del televisore, spentosi con un ultimo brillio dopo anni d'onorato servizio o al Pc portatile, che mi serve per continuare a parlare e conoscere il resto del mondo, che non si comunica più con il piccione viaggiatore o la letterina.
Attraverso con passo spedito, che mi pare d'essere osservato da cento occhi che, infastiditi, mi dicono:
- «Dai, pezzente, smamma alla svelta, che con i tuoi straccetti addosso inquini la limpidezza delle fonti del piacere !»;
è allora che rivedo le immagini di chi ha fabbricato quei distintivi d'opulenza.

Ecco scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi e umidi di un posto qualunque in Pakistan o in India: persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti, tagliano, incollano e cuciono, respirano vernici e coloranti, accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali, per guadagnare spazio e incrementare lavoro;
si mischiano sudori ed odori, stanchezza e aria viziata, dolori e malattie, circondati da muri scrostati e pavimenti quasi nudi, tra polvere, sporcizia e insetti, pure quelli creature sfortunate di un mondo schiavizzato ed emarginato, ridotto a sopravvivere, che il solo vivere è un lusso.
Eccoli, i bambini, figli di un dio minore, costretti a fare le stesse ore dei grandi, a non avere un passato e neppure un futuro, che la loro vita si è cristallizzata in un tempo che non si muove più, immemori dello scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni: sempre uguali, sempre scanditi dagli stessi ritmi e movimenti, stampati in serie, uniti da una catena che, più che di montaggio, è dello schiavo.

"[...] scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi...persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti...respirano vernici...accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali".
Un Euro al giorno, per i poveri operai; due Euro per le ciabatte.

"Luci soffuse, calde, morbide come bambagia...mensole...sopra, una selva infinita di scarpe da donna";

- «Solo duemila Euro le ciabattine; per una donna di classe come lei, cosa sono ? Vuole mettere l'invidia delle sue amiche, quando vedranno ai suoi piedi la firma del maestro, del grande stilista ?»

Qualcosa deve avere distratto il commesso.
"E vattene, togliti dalla vetrina; ma guardati come sei brutto, con la pancetta, la pelata e il nasone. E quei ridicoli straccetti che ti sei messo addosso, dove li hai presi: nel cassonetto dei vestiti ?"

Scivolo via dalla sua vista, come un uovo sul fondo antiaderente della padella.
Quel lavorante doveva aver visto qualcosa di sgradevole, che continuava a guardare nella mia direzione, fuori, sul marciapiede o sulla strada.
Strano: in quel momento non c'era nulla !

Io, secondo me...26.08.2008

Nessun commento:

Posta un commento