mercoledì 20 agosto 2008

Do ut des

- «Doctor D'Alema, I suppose ?»

Hussein, prontamente, fa gli onori di casa al farlocco italiano, lo liscia, lecca corteggia e sviolina nel mentre gli mette due belle fette di salame, il paraocchi e lo accompagna, come il cane un cieco;
lui che, politicamente, dalla campagna si trova in città, s'attacca a braccetto, gongola, gode, si lusinga e s'alza di una spanna.
Hussein, che c'avrà pure la faccia, ma non è scemo, coglie l'attimo, aggancia il tontolone e fa segno al fotografo di immortalare la scena, che vale un credito alla categoria cui appartiene: quella del terrorista.
15 Agosto 2006: ecco il ministro degli esteri Massimo D'Alema, in visita a Beirut, a braccetto con Hussein Haji Hassan, deputato Hezbollah.
Come spessore politico, a confronto, più credulone che credibile, il nostro fa la figura del paesanotto, con le braghe che lasciano scoperte le caviglie, la giacca di una taglia più grossa, con le spalle imbottite, a cercare di dare aspetto marziale ad un grissino, e l'aria smarrita che si legge negli occhi che si chiede:
- «Ma dove cazzo sono finito; Oh, mamma: vuoi vedere che mi sono perso ?»
Inizia la sceneggiata:
- «Guardi, guardi come ci hanno ridotto casa, quegli schifosi israeliani...macerie su macerie».
Cita guarda Tarzan e, candidamente, se ne esce con una domanda ingenua e...disarmante:
- «Scusi, ma che ci faceva quella batteria di missili Katiuscia a lato della scuola...e l'altra, a fianco della Moschea, e quella, alle spalle dell'asilo, vicino alla bottega oscura, nel mezzo del mercato ?»
Hussein quasi perde le staffe, e mette mano sull'impugnatura del coltellaccio, poi s'accorge che lo può rivoltare come un calzino:
- «Le postazioni missilistiche c'erano già: sono gli altri che si sono fatti sotto», dice, accecando il Max con un sorriso,
come aver incrociato uno con gli abbaglianti, in piena galleria.
- «Ehm...ma mi hanno detto che avevate rapito dei soldati di Israele, e poi gli tiravate i razzi».
Haji Hassan non poteva credere che la provvidenza gli avesse mandato un simile bamba.
- «Ma no: noi stavamo festeggiando, con petardi, mortaretti, tric trac, botti, bombette e fuochi d'artificio, tant'è vero che abbiamo fatto la festa pure a due dei loro, Ehud Goldwasser ed Eldad, che siamo andati a prendere da noi, per non farli scarpinare fino a qui».
Alla nascita il Max, trovatosi davanti ad un quadretto di Stalin, l'aveva adottato come padre e guida, politico, spirituale e dottrinale, dove insegnava che gli ebrei vanno tollerati come l'incudine sui coglioni.
- «Ghe pensi mi...ci penso io: vi mando i miei soldati, a far da divaricatore, tra voi e quelli».
Hussein non poteva credere in tanta fortuna, che faceva fatica a non ridergli addosso, asciugandosi le lacrime del ghigno represso.
- «E...per i preparativi delle prossime feste ?»
Baffino, che era convinto d'essere alla pari di mediatori, tra Talleyrand e Joachim von Ribbentrop, abbocca:
- «Tranquilli, fate pure: dirò ai miei di darvi le spalle e guardare gli aerei, per aria, mentre voi potrete far passare i fuochi».
Oggi, eccoli qui, quelli di Hezbollah: padroni assoluti del Libano, armati fino ai denti e pronti ad aggredire ancora, più forti che prima e in barba alla risoluzione, che li voleva disarmati e la lista che li conta tra i cattivi.
Hussein Haji Hassan mostra la mossa dell'ombrello: «Toh, vi abbiamo fregati, fessacchiotti !»
A nessuno piace fare la figura del pirla e, chi prima, chi dopo, ecco i distinguo:
- «Chi ha scritto che io sono andato a spasso a braccetto con Hezbollah a Beirut è un deficiente, prima ancora che un reazionario»: deficienti, si, che detto da uno che di nome fa Massimo...eeeehhhhhh !
Reazionario poi...accusa di uno che ha borbottato incessantemente, come una pentola di fagioli:
l'esalazione dell'anima del borlotto che sale a Dio.
E i generaloni, quelle macchiette che ci hanno sempre resi ridicoli, che mai più ne abbiamo avuti di decenti, dalla caduta dell'Impero Romano ?
- «Nessuno va in giro armato nell'area che controlliamo. Tranne noi, l'esercito libanese e qualche cacciatore».
Il gallonato Claudio Graziano non vede, non sente, non parla: nelle riserve in cui siamo confinati, parlare di "cacciatori" è calzante, dal punto di vista della selvaggina !
Di questi giorni è il macigno, gettato dal Senatore Cossiga nello stagno:
- «[...] conoscere il giudizio del governo della Repubblica [...] sulle dichiarazioni [...] di grande ostilità verso le forze armate israeliane e di grandi riconoscimenti verso le milizie sciite di Hezbollah [...] in particolare del contingente italiano, una forza determinante per il massiccio riarmo delle forze militari del movimento[...] ad organizzare, armare e utilizzare le proprie milizie, senza alcuna dipendenza dalle autorità politiche e militari legali [...] che ha portato anche alla resa degli onori militari alle salme di terroristi sciiti uccisi in territorio israeliano dalle forze di sicurezza, mentre commettano atti di terrore anche contro la popolazione civile».
La vera chicca è la "pastetta": "Non ci fate male, che noi vi lasciamo fare".
Così il Libano ( si mormorava fosse anche in Irak ), come su terra patria, che abbiamo "affittato" alle consorterie del terrore, a poter usare le mura per preparare bombarole e bombarde, con la clausola però di farle esplodere altrove...che so...a Madrid o a Londra, a Bagdad come a Kabul.
- «Qualche ebreuccio, in Italia ?»
Come da contratto:
- «Fate pure: mirate bene».
Ecco la "pax islamica", nei confronti della popolazione italiana, messa al riparo da attacchi terroristici;
e non da oggi: l'accordo è decennale, e risale all'alba dei massacri bombaroli, tra terroristi palestinesi e servizi segreti italiani;
garantiva ai primi libertà di movimento da noi, in cambio dell'immunità del nostro paese dalle loro azioni violente.

Do ut des...io do affinché tu dia.
E i cocci sono degli altri.
Ti do l'anima, caro Mefistofele, in cambio dell'eterna...sicurezza.

Io, secondo me...20.08.2008

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