martedì 5 agosto 2008

RAMADANnazione

Biiip...biiip...bip, bip, bip...din don dan: "Nota impegno: Ramadan".

Fantastici questi telefonini, che vibrano, suonano campane, campanelli e campanacci, urlano e parlano ricordando impegno o scadenza, a che non te ne scappi una.
Da buon parrocchiano, obbediente e ligio alla tonaca che amministra il mio paesello, che a sua volta segue direttive dall'alto, m'appresto a fare quel che mi si è raccomandato:

- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Il tipo, piccoletto e scuro, con un telo mare ripiegato sulla spalla e valigioni tutto attorno, mi guarda stranito e risponde:
- «Ramadan ? Mi me ciami Brambila, minga Rada...Raca...Rin tin tin o quela roba lì. E piantale de fa el baloss, che me giren i bal !»
Accidenti, che sfortuna: m'è toccato di incontrare il classico milanese abbronzato, appena tornato dalle vacanze, incazzato per il portafoglio vuoto e il doversi rimettere al lavoro, a far quadrare il pranzo con la cena, che dopo i giorni da leoni l'aspetta il periodo da pecora, anzi, da somaro alla macina.
Prontamente me ne fuggo, che a questo frullano i satelliti quando in orbita girano i rompiscatole !

Come raccomanda il bigliettino, che accompagna i giochi a premio, seguo il suggerimento, quel "ritenta, sarai più fortunato";
- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».
Questo è tarchiato, panzutello, con due baffoni scuri scuri e un fazzolettone in testa...sicuramente è marocchino, tunisino o egiziano.
Ecco che si frega il panno sulla testa, a detergere il sudore, mi squadra sospettoso e ribatte:
- «Che è, roba ca si mancia ? E che minchia vurria, in cambio: u culu ?»

Basta, che pure con il "sardosiculo" ho rischiato le penne per ottemperare all'imbeccata del don Giampiero Alberti, responsabile dei rapporti con l'Islam per la Diocesi di Milano, amministrata dal "Sciur", il signor Arcivescovo Dionigi Tettamanzi.
In una bella letterina, inviata ad una trentina di preti, si raccomanda di ricordare, pure nei bollettini parrocchiali e "invitare" le proprie pecore, più che cristiane pecorelle, a prepararsi, che sta per arrivare il Ramadan;
tanti, come me, che si sono scordati da un pezzo le lezioni di catechismo, alla prima abbozzeranno un sorriso, a dar l'impressione d'avere capito, mentre penseranno:
"Porca miseria: mi ricordo Natale, Pasqua, la Resurrezione, l'Avvento, l'Assunzione, le Ceneri...ma sto coso, proprio non mi viene alla mente".
Dopo aver fatto come nelle tavole raffinate dove, prima di prendere la posata, tra le centinaia che attorniano il piatto, si cerca d'intuire quella giusta, sbirciando cosa fa il vicino o dirimpettaio, fidando che ne sappia più di noi, dopo questo - dicevo - si scoprirà, dal secchione della parrocchia, che Ramadan è roba islamica.

- «Care pecorelle, cari pecoroni: siate buoni, siate bravi; al vostro musulmano quotidiano fate gli auguri, per la sua bella festa: il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza».

M'è scappata, e mi hanno scacciato dalla Chiesa:
- «E quando noi facciamo festa al navigatore satellitare, prova chiara di retta direzione ?»

"O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio";

- «Buongiorno, signore: le faccio i miei più sinceri auguri per il Ramadan».

Mi ha fregato il paninazzo, imbottito di prosciutto e cotica, che stavo mangiando:
forse sono stato maleducato, e si è offeso, perché ho parlato con la bocca piena ?


Io, secondo me...05.08.2008

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