giovedì 24 luglio 2008

Arciballe

- «Guarda, per me è la tipica bellezza argentina: bella donna, naso regolare ed affilato, occhi brillanti, lucidi come uno specchio, dopo la passata di Vetril, corpo slanciato, da ballerina di tango...», e così via, che mi sono lanciato in un profluvio di bla-bla-bla, coinvolgendo la povera consorte in un usurante e snervante ascolto di dottica beppesca nell'arte indovina del "Chicazz'è".
Ristorantino sul mare, aria da stravaccato vacanziere, con abbondanza di tempo da dedicare al pazzeggio mentale, mi cresce naturale il callo della portinaia: guardare attorno e pettegolare come una betonica, ovvero, impicciarsi della fauna confinante.
Lei sedeva nella tavolata a fianco, con il marito, che il mio dottorato suggeriva essere un cinese abbronzato;
Disperata, in cerca di una via di salvezza, mia moglie rompe gli indugi, attacca bottone con una scusa qualunque, intavola una chiacchierata con la donna e le due partono in un fitto brusio, come solo loro sanno fare.
Finito il tutto, raccontato e concentrato in uno sputo di tempo la rispettiva storia di un'intera vita, la mia dolce metà mi fissa: la piega delle labbra a segnare un risolino sardonico e, negli occhi, quel lampo, che anticipano la consumazione di una vendetta, troppo a lungo sopita;
- «...lei è di Bergamo, e lui cileno !»
Credo d'aver finito il piatto di scampi e gamberoni senza neppure spellati della parte coriacea, che l'umiliazione del mio ego avrebbe coperto pure gli effetti di una fialetta di cianuro.
'azzarola: che figura di m... !
Intento a leccarmi la ferita, cosparsa di sale, ecco che la provvidenza mi porge il balsamo:
- «...sono stati tre italiani !»
Se non fossi un uomo, ti bacerei, caro Alessandro, "compagno" di pirlaggine.
In quel di Roma, ne campo nomadi di Via Candoni, eccoti una bella e provvidenziale sfiammata, ennesima conferma di un popolo italiota xenofobo, razzista, forte con i deboli quanto vile al contrario;
L'Alex, intruppato nell'Arci ( una delle tante costellazioni, sigle, groppuscoli, compagnie, compagni di merende e truppe cammellate, che godono di lucrosi contributi, elargiti con generosità, con controlli all'acqua di rose ), che veglia sui campi di quella gente errabonda e girovaga, chiama le forze dell'ordine, per un incendio, e denuncia il dolo, lasciando l'accorato appello al soccorso ben inciso sul nastro magnetico dei militi.
Una schiumarola di tipacci, arrivati su più auto, avrebbe lanciato bombe Molotov sul campo, innescando le fiamme; ma il peggio arriva dopo:
- «Ho visto le fiamme alte...SONO STATI tre ITALIANI»
Come il ritornello di una vecchia canzone, mi viene spontaneo esclamare ( che volete, resto grossolano: sono nato e rimango ruvido campagnolo ):
- «Minchia signor Capitano ! E che, l'abbiamo scritto in fronte: io sono un italiano, un italiano vero...o forse avevano le braghette con il tricolore; Caro Alex, non è che hai fatto come me, con l'argentina e il cinese abbronzato ?»
No, è peggio.
Il nostro, dell'Arciballe, si era inventato tutto, sbugiardato dai rilevamenti di Polizia e dei Vigili del Fuoco e pure sputtanato dai rom stessi: il fuoco è nato da sé, non c'era nessuno e il nostro ballista si era bevuto il cervello e, se c'erano bottiglie, non avevano tenuto benzina, ma il Barbera che si era scolato e una parte dei fumi proveniva da lì !
L'Arcialex ( penso male, ma l'essere una carogna spesso mi ha dato ragione ), ha tirato acqua al suo mulino e, preso per i piedi e ribaltato, scommetto che gli cade una tessera, di color Lambrusco.
Le prime reazioni a caldo, ormai automatizzate, come i nastri registrati delle segreterie telefoniche, partono con accuse prestampate:
"Intolleranza, xenofobia e razzismo, attizzate dal messaggio pericoloso ad uso e consumo di un estremismo di destra voluto dal governo, sulla caccia alle streghe intorno ai campi nomadi; sulla deriva antidemocratica".
- «Contrordine, compagni: è tuta una bufala !»
Troppo tardi, per coprire il gioco, ormai scoperto, di tirare fuori i ventilatori del Cremino, per poi lanciare nel flusso d'aria il prodotto merdaiolo di una piazza lasciata ai Petores falcematelluti, pataccari e cascame di una paccottiglia di Tontini, teste Di Pietro, i Borgia dell'Italia dei Veleni.
Come a Verona, quando prendono a calci e ammazzano un ragazzo: nazisti, aizzati dalla vittoria della Lega in Veneto;
presi, si presentano per quel che sono: teppisti, che avrebbero fatto lo stesso per chicchessia, bianco o rosso, purché burroso e morbido da sfondare, che l'importante era menare le mani.
E il tipo del Pigneto, a Roma, che devastò il negozio di un extracomunitario ?
- «Azione squadrista !»
Era di sinistra, con tanto di faccione del Che Guevara tatuato sull'avambraccio.
Fa niente: a furia di spandere, qualcosa rimane attaccato, come l'Arciballa sotto la suola delle scarpe !

Io, secondo me...24.07.2008

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