lunedì 7 luglio 2008

Dalla mano al braccio

Un vecchio adagio recita:
"Dai una mano e si prenderà l'intero braccio", riferito ad una controparte ingorda, che non s'accontenta di concessione, seppure generosa, quando ha percezione di potere avere tutto.

Il baritonale e virile «Chi osa vince !» cancella il debole, avaro e rachitico «Chi s'accontenta, gode».

Sempre e dove ce ne sia bisogno, perché andare per il fine, che quello vero, che conta, giustifica il mezzo;
Quando si è o ci si crede "più", perché usare finezza di modi e forme, ricami di fioretto quando si può tagliare con la roncola, dare retta alla formica quando la si può schiacciare, dar ad intendere quando viene facile imporre, usare la piuma quando si può pesare con il ferro, rispettare quando si può essere temuti, chiedere, quando invece comandare e godere nell'essere serviti, stare a sentire i belati quando si può ruggire ?
La voce del padrone non è tremula o esile, soffice o carezzevole, che altrimenti l'asino non tira la macina con il dovuto impegno: il suono delle trombe sveglia i morti, non la litania di suppliche e lamenti.

Animali che non hanno tana, alla fine trovano meglio scacciare chi ne ha di sua, che è belle che pronta e semplice da arredare, coprendo con le proprie cose quelle dell'altro.
In fin dei conti, spesso non c'è neppure bisogno di combattere, che sono le pecore ad invitare i lupi, offrendo l'altra guancia, sottopancia e costina.
E poi, come poter stimare e considerare chi non ricorda più o ha radici, con nulla da difendere, come un impotente con una bella sposa: forse non è più giusto che di lei si serva e goda chi ha mezzi per darle soddisfazione ?
Ci sputano in faccia e ci tornano disprezzo, che hanno capito quanto il ventre nostro sia molliccio e la nostra sposa insofferente d'essere stata messa da parte: un vecchio continente è arrivato al capolinea della sua storia, all'estrema unzione dei suoi muffiti giorni, ormai sazio di mollezze, ad accettare il funerale, purché senza scossoni.

Monsignor Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e dialogo dell'Arcidiocesi di Milano, ha detto che "Impedire la preghiera è roba da fascisti";
da tempo, una lunga passatoia, un'autostrada di tappeti tappezza i marciapiedi nell'ora della preghiera, fuori della moschea di Viale Jenner: non penso che sia quello il posto dove fare i cazzi propri e, se i tanti e salmodianti oranti sono a tracimare, non sono parroci babbioni a dover offrire spazi oratoriali o proporre costruzioni di "micro-moschee", vicine ai luoghi di lavoro e alle abitazioni dei fedeli islamici e sputare e sparare accuse idiote di "impedismi" e "fascismi vari" !
A casa mia vedo famiglie che, quando arrivano i figli, traslocano, alla ricerca di spazi adeguati e, se non possono permetterselo, si stringono, si adattano, ma non rompono i coglioni al prossimo spandendo la prole sulle scale, negli androni, nelle cantine, in ascensore, nel giardino condominiale o in ogni buco che può ospitare la conigliera.
Ci sono regole - da prima che costoro venissero a noi - e sono quelli a doversi adattare a queste, non il contrario; devono imparare a coniugare anche la parola "doveri", almeno fino all'avvento della spada:
allora balleremo noi sul filo di quel rasoio, grazie alla "babbeodottrina" di tanti Bottoni e Tettamanzi.
E, caro monsignor Bottoncino, bada bene di non rinfacciarmi di fascismo, che non è la tua veste che io servo e certo non ti adoro: sappi, studia e sforzati di capire, che stiamo attaccando metastasi, non il corpo !
Questo episodio è un quotidiano multiforme e strisciante: un’affermazione di sicumera, di forza, di cultura, di religione, un braccio di ferro e una dimostrazione di "Noi siamo noi" contro il "[...] e voi non siete un cazzo !".
Inseriti nel mosaico questi avvenimenti formano un disegno una chiave di lettura.
Deambulare con il Burqa, quel tendone sotto il quale si costringe una donna, che vede solo grazie ad una griglia di tombino sugli occhi, trova ormai la "bambatoga" di turno che lo giustifica e tollera, perché:
"[...] non è una maschera, ne costituisce un mezzo atto ad evitare il riconoscimento;
parole con cui il Consiglio di Stato ha cancellato l'ordinanza del Comune di Azzano Decimo, che proibiva l'uso di quel telone da impacco.
Sentenza grottesca, ma è l'ennesimo segno di come ci si vende dignità, autorità e credibilità per un piatto di lenticchie.
Giusto è allora che ci vedano non servi, ma addirittura schiavi di servi;
ma non sono qui ad attaccar...Bottoni: tanto non tengono, per le perdite di questo vecchio (in)Continente.


Io, secondo me...07.07.2008

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