- «Da noi si usa così».
Dovrebbe essere il cartello che ognuno che entra si trova alla frontiera, ad imporre autorità e fermezza, che dove inizia del mio finisce il tuo e il passare oltre significa consenso, che altrimenti resta dove sei e "usa così" in casa tua;
nessuno ti ha invitato, nessuno ti ha implorato di venire a rompermi i coglioni, nessuno ti rimpiange se ritorni sui tuoi passi, se ti abbiamo deluso.
L'ignoranza non è ammessa e si balla al ritmo della musica, che "da noi si usa così";
Si compra un pezzo di polpa di dodici anni, al mercato di casa sua, dai genitori dei lei, la bambina;
porta da noi il quel sacchetto di carne, se lo palpa, lo spolpa e s'ingozza lasciandoci briciole: se la spupazza e la ingravida a casa nostra, dove non si usa così, cazzo !!
Poverino, c'ha pure speso sopra ben diciassettemilaeruro, rispettando contratti e regole...di Kosmitrovica, nell'ex Jugoslavia, sezione Islam;
aveva fatto passare parola, al mercato, ed ecco che arriva dalla Serbia, dai genitori della bambina, la fotografia della merce da trattare e, dopo il tradizionale mercanteggiare per lo sconticino, l'articolo viene consegnato clandestinamente da noi, l'ormai riconosciuto paese del Bengodi, dove tutto è permesso, basta presentare lo scontrino della garanzia, con il timbro "Da noi si usa così".
- «Da noi no, grandissimo figlio di...»
E pure, siamo alle comiche, quando si scopre che la poveretta ignorava che da un rapporto sessuale sarebbe potuto nascere un figlio.
La mamma non gli aveva detto niente...per diciassettemila ragioni.
L'avvocato del bigoloide s'arrampica sui vetri, facendo da cassa di risonanza nel ribadire una difesa che denuncia già nell'assunto l'assurdo, di chi entra in casa d'altri e costruisce muri, a fondare piccole dittature che sono bubboni e metastasi, per il corpo che li ospita.
- «[...] è un caso riconducibile ad usi e costumi rom, ma anche musulmani che prevedono matrimoni organizzati, con il consenso delle famiglie e che avvengono anche quando gli sposi sono giovanissimi»;
ed ecco che il nostro cerca di farci sentire in colpa, fuori moda e dal tempo, arretrati nel giudizio, quasi periferici, villani e trogloditi della globalizzazione:
- «[...] entrambe le famiglie sono distrutte, non capiscono che cosa stia succedendo; la ragazza, tra l'altro, era legatissima alla famiglia del mio assistito».
E già, legatissima, a doppio filo, a formare un tessuto a maglia...di catena.
Caro Enzo, di Trommaco stirpe, nobile toga: che, gli studi li hai fatti con Ahmad al Mub'i ?
Costui, "Responsabile islamico di matrimoni" - recentemente intervistato da parte del canale satellitare dell'emittente Tv libanese Lbc - ha candidamente chiosato che:
- «[...] non c'è età minima per accedere alle nozze. Si può avere un contratto di matrimonio anche con una bimba di un anno, per non parlare di bambine di nove, sette od otto anni a patto di restare casti».
Alla conseguente domanda:
- «Qual'è l'età giusta per ENTRARE nella sposa per la prima volta ?»
come se si stesse discutendo del passaggio di un Treno ad alta velocità, in un traforo, ecco il tempo del trapano:
- «Il Profeta Maometto è il modello che noi seguiamo: egli ha preso in sposa Aisha che aveva sei anni, ma ha consumato il matrimonio entrando in lei quando ne aveva nove».
E allora, perché continuare il discorso e perdere tempo: il soggetto del mio dire ne aveva ben dodici;
ormai, una carampana di vecchio pelo !
Io, secondo me...04.07.2008
venerdì 4 luglio 2008
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