martedì 8 luglio 2008

le t(r)ame

Le trame del demonio metabolizzano letame e, in quello, a macerare, ci finisce lo sprovveduto, che ci capitombola dentro.
Fuori della nostra porta il mondo ci pare già così lontano, e le quattro pareti come massicce mura di castelli, sufficienti a proteggerci da ogni male: basta rinchiudersi, barricarsi, chiudersi a riccio, in difesa, fidando nello spessore dei mattoni.
Intanto, attorno e contro quest'illusione di cartapesta, si prepara il soffio dell'inferno.

Lo stallatico di turno arriva dallo sceicco Abu-Bakar Naji, stratega di Al Qaeda e il vasino dei bisogni è un libro:
"Governance in the Wilderness", governare in un mondo selvaggio, in arabo "Edarat al-Wahsh";
il succo del discorso è già nel titolo: è il rendere selvatiche e desolate, caotiche e incontrollate le tante terre, a permettere d'arrivare sulla preda, già consumata dai morsi nei calcagni, durante un lungo ed estenuante assedio.
Sono avvoltoi e sciacalli che volteggiano e corteggiano carne tremula e morente.

"[...] nessuno dovrebbe sentirsi al sicuro se non si sottomette [...] l'islam deve puntare a trasformare il mondo in una serie di regioni selvagge [...] solo coloro che vivono sotto la legge del jihad avranno sicurezza e coloro che vi rifiutano dovranno pagare un prezzo alto".
Questo libro non è una fisarmonica di fogli infarcita di pensieri peregrini: è pensato come un manifesto del jihad.
Il sugo di tanta spremitura si distilla in questo:
"[...] l'unico modo per vincere è per mezzo della guerra totale in cui nessuno più si senta al sicuro".
Il terrorismo è quanto, madre della paura e del panico, che scompagina, scompone e confonde le masse, così che l'isolata particella ne diventa carne e polpa, per denti e artigli.
Davanti a ciò, non è la tana che salva la vita, ma la mandria che carica la belva, calpestandola con gli zoccoli.
Solo serrando le file si può fare muro, contro cui far spezzare tante ossa.

Secondo l'Abu Bakar, "[...] è impossibile creare uno stato islamico autentico in un solo paese, perché il mondo attuale è dominato da crociati [...] il movimento islamico deve essere globale, lottare dovunque, sempre e su tutti i fronti [...] e colpire prima i paesi musulmani, dove c'è la possibilità di rovesciare i rispettivi regimi";
su tutti i fronti...anche sotto e davanti la porta di casa nostra, perché "nessuno più si senta al sicuro" !
Non sottovalutiamo le prove di forza, le provocazioni, i pungoli: girare con il Burqa, piuttosto che occupare e pregare sui marciapiedi di CASA NOSTRA, sono colpi d'assaggio, che il pugile porta prima del colpo di grazia.

Naji continua:
"[...] gli islamisti nelle "zone selvagge" devono creare società parallele, accanto a quelle già esistenti, somiglianti a «zone liberate» [...] sotto gli stessi occhi delle autorità, operando come società segrete con le proprie regole, valori e forze".
Ecco l'ennesimo babbeo, caduto nella trappola:
"[...] Lord Nicholas Addison Phillips, capo del sistema giudiziario d'Inghilterra e Galles, afferma che non c'è alcuna ragione per cui i principi della sharia [...] non debbano fornire le basi per una mediazione o per altre forme di composizione delle dispute".
E poi, giù botte, con
"[...] molteplici piccole operazioni che rendano la vita quotidiana insopportabile [...] l'infedele deve uscire di casa ogni mattina con la paura di non rientrare più".
E, ad uso di pacifessi, buonisti e belle menti:
"[...] si raccomandano rapimenti, la detenzione d'ostaggi, l'uso di donne e bambini come scudi umani e attentati suicidi [...] per rendere la vita quotidiana impossibile".
Ma, l’umiliazione, sta in due righe:
"[...] la civiltà occidentale è destinata a cadere [...] manca della volontà di combattere una lunga guerra [...] ama la vita e la tratta come una festa continua".

Capolinea: si scende, Eurabia Felix !


Io, secondo me...08.07.2008

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