martedì 22 luglio 2008

Boss(ol)i

Occhio ragazzi, stiamo in pista, che questo c'ha ben trecentomila bergamaschi in armi e memorabile rimane il suo accenno a che una pallottola costa poco, e dal Bossi ai bossoli il passo è breve;
certo, qualche centinaio di migliaia di schioppi non sono otto milioni di baionette e non bastano a spezzare le reni, come neppure il passare dalle camicie nere alle verdi, che il confronto numerico rimane ancora - fortunatamente - da frattaglie, avanzi da armata Brancaleone, buoni per un film di ridolini.
A dire il vero, sono il "popolo di pancia", la base, la testa d'ariete, a cui dare rumine per digestione in pillole, con foraggio elementare, leggero, semplice, per nulla elaborato, che l'assorbimento deve impegnare lo stomaco, non il cervello;
ecco l'ampollina riempita dall'acqua del Po, l'estrema unzione del novello Masaniello, agitatore di boccette, vasetti e fiale d'acqua santificata, per aspergere il capo al seguito: il popolo eletto, dei bossoli.

- «Signora, quello lo metta al cesso !»
No, non era riferito al rotolo di carta igienica, ma il tricolore, che una poveretta, a Venezia, fece incautamente sventolare, mentre il Berto passava con l'ampollina sacra, come a Napoli, con il sangue di San Gennaro;
il nostro eroe troverà e riesumerà presto un antico testo sacro, dove profezia vuole un Messia venuto dal Nord che, dopo lunga marcia, riuscirà ad espugnare Roma, "la ladrona", per poi purgarla da peccati e peccatori.

- «L'Italia, schiava di Roma ? Noi la libereremo !»
Uno dei suoi, andato oltre lo sfogliare i fumetti di Tex Willer, tentò di arginare la cappellata del suo duce:
- «Ehm...capo...nell'inno della Repubblica italiana, quello di Mameli, è la vittoria ad essere schiava di Roma, affrancata dai tempi dei Cesari; l'Italia poi s'è desta e ha cinto l'elmo di Scipio...Scipione, l'Africano...vincitore di Cartagine».
L'Umberto lo squadrò con occhi acquosi:
«Bene: libereremo anche Carta...quella roba lì...Cartagine ! E poi c'è una pallottola pure per quel terrone...el terùn, l'africano, che già ce n'abbiamo troppi di marocchini !»
Nessuno fece caso allo sparo, che al suicidio del tesserato della Lega si preferì credere alla disgrazia, un colpo accidentale, scappato dalla canna di fucile di un bergamasco.
In suo onore, il Senatùr Bossi promise:
. «Quel motivo lo metterò al cesso ! E poi, a me mi piace l'altro, quello del Piave, che mormorava calmo e placido, al passaggio dei fanti: "Non passa lo straniero !"...e i terùn via, a cà sua !»

Quel che preoccupa il Berto è il passaggio del testimone, perpetuare la linea di sangue, la schiatta dei Bossidi, che c'è pericolo che si estingua politicamente e precocemente con lui, che il figlio rischia domani di restare senza dote;
Dopo l'ultima scoppola che prese, che quasi ci lasciò le penne, ancora mezzo rintronato, pensò bene di lanciare un messaggio agli armigeri de Berghem e ai suoi sottopancia;
affacciandosi al balcone, per benedire e dar di verbo, ecco mostrare, a "Urbi et Orbi", il frutto dei suoi lombi, a far capire chi dovrà prendere in mano la prossima brocca del Po: Renzo, suo figlio, continuatore di Dio, del Re e della dinastia dei faraonidi, di stirpe norditaliota, il Bossi Secondo...secondo lui;
Per l'investitura del futuro nuovo Imperatore, nordico purosangue e figlio di papà, urge un inno più maestoso, degno d'esaltare il momento in cui corona cingerà capo dell'erede.
Qualcuno mormora ( non il Piave ):
- «Capo, perché non il "Và pensiero", di Giuseppe Verdi ?»
Al Bossi Primo luccicano gli occhini e s'appannano gli occhiali:
«Verdi...come le mie fedeli camicie; mi piace...Và pensiero...bello».
Povero Umberto...Và pensiero: è da un pezzo che il suo se n'è andato.

- « Papà, mi hanno bocciato per la seconda volta».
'O Re scuote la spelacchiata criniera:
- «Terùn ! Ma appena trovo i trecentomila vi caccio a pedate nel culo, e poi, su, un bel muro: noi di qua e voialtri di là !»
... "Và pensiero"...sventoliamo i fazzoletti...verdi, ovviamente !


Io, secondo me...22.07.2008

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