Sde Boker e Siah Kooh: la vita, la morte.
L’una si riflette nel gioco di specchi, che foderano il fondo di un enorme catino rovesciato, appoggiato su gambe d’acciaio;
l’altra, trae sollievo per le stanche ossa dal calore di quella broda bollente che mugugna, brontola, sobbolle e scoppietta nei calderoni degli stregoni di Siah Kooh, la montagna di fuoco, una delle bolgie infernali di Ahmadinejad.
Nel Kibbutz di Sde Boker, nel deserto del Negev, David Feinmann insegue il suo sogno: spremere la luce del sole per ottenere energia, a far sì che, finalmente, i figli non siano più schiavi come i padri, nel dover cercare sempre i capezzoli della nutrice del petrolio.
Feinmann gioca con quel piccolo quadratino, di una decina di centimetri per lato: è una cellula fotovoltaica, che normalmente fornisce solo un watt di potenza;
la magia di David, il suo gioco di specchi che concentra il saltellare e rimbalzare delle biglie di luce in quel cubetto, in alto sull’antenna centrale, concentra e dona il fuoco di Prometeo, che ancora ruba a Zeus per donare agli uomini, ottenendo una fiamma d’energia di 1500 watt !
Sde Boker, il Negev, diverranno una bella signora, che rifulgerà di bellezza negli specchi di luce.
Siah Kooh, no.
Il buco nella montagna è stato scavato dagli artigli di una belva, per nascondere e proteggere il frutto di un bestiale parto.
Non Prometeo, ma il diavolo stesso che apre le porte dei suoi inferi, a farne scaturire un fuoco che non scalderà, ma dovrà bruciare.
La luce non nutrirà la vita, ma sacrificherà alla morte, e il distillato, il plasma, soddisferà gli appetiti della vecchia megera, che quella poltiglia con cui si pasce saremo noi e tutti quelli che sono stati a guardare, mentre l’orco preparava il calderone dove farci cucinare.
Sotto la montagna, chiamata Siah Kooh, circondata dalla catena montuosa di Karkas, il laboratorio, ora non più segreto, si trova protetto;
incluso in una vastissima zona sotterranea, è collegato con l'altro laboratorio d’arricchimento nucleare di Natanz.
È stato progettato due anni fa, dalla sezione d’ingegneria del Ministero della Difesa iraniano capitanata da Khatam-ol-Anbia, uomo di fiducia di Ahmadinejad.
Sde Boker nasce alla e per la luce del sole; l’altro, nelle fogne e nelle tenebre, da cui trae invulnerabilità, che il predatore è ancora fragile, intanto che unghie e zanne stanno crescendo.
Il programma nucleare iraniano non ha obiettivi di tipo civile;
Le parole pronunciate dal generale Mohammad Ali Jafari sono conferma: «L’Iran ha tecnologia militare in grado di colpire ovunque e chiunque in qualsiasi parte del continente asiatico».
Siah Kooh e i suoi gemelli puntano all’ottenimento di armamenti nucleari: il sole di Teheran non sarà quello dell’avvenire.
L'Iran è giunto ormai alla parte finale del programma nucleare, quella dedicata all’assemblaggio vero e proprio del futuro arsenale atomico.
E i nostri baffini e professorini sono ancora fermi al "dialogo" e alla "mediazione".
Scappati i buoi, chiudono la stalla.
Io, secondo me...3.10.2007
mercoledì 3 ottobre 2007
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