mercoledì 30 gennaio 2008

pentitHINA

- «Rajel uwa el-kelma».

Spero d’aver scritto giusto, che almeno mi do un poco d’arie ma, nel dubbio, traduco il proverbio arabo in parlata di nostro campanile: "L'uomo è la parola";
ebbene, se così fosse, cambierei...musica e al tipo - come diciamo noi - glie ne canterei quattro, sulle note della famosa cantata di mHINA...scusate, volevo dire Mina:

"Che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei [...]
Parole, parole, parole [...]
Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai [...]
Parole, parole, parole, parole parole soltanto parole, parole tra noi".

Certo che quella era una struggente e sofferta profferta d’amore e una risposta dubbiosa, un duetto: lei che fiducia non ne ha più e lui che spergiura d’essere sempre lo stesso uomo che prima amava e riconosceva in veste migliore.

Il mio rinfacciare non vuole essere in canzonetta ma canzonatorio, e purtroppo non riuscirete mai a vedere il veleno che mi esce dallo sputo, che vorrebbe raggiungere la faccia di Mohammad Saleem, padre-padrone, signore della vita e della morte, divino esecutore e boia da sgozzamento macellaro per la figlia Hina, e ancora a dire:

- «Sono pentito e piango ma la colpa era di lei».

No, caro mio, non lo sei: non è pentimento questo, e neppure una pentitHINA;
e se piangi, curati la congiuntivite, che quel che sgorga è come per l’acqua del cesso, quando il galleggiante della cassetta si mette di traverso: un semplice guasto !

- «Rajel uwa el-kelma», l'uomo è la parola...e tu è come se fossi muto.

No, non è stato uno scatto di rabbia, ma una reazione crudele verso una figlia rea di lesa maestà, che ha osato contestare l’autoritarismo di cui ti fregi, in rapporto alla metà, che non è quella dolce, che per noi è cara, ma il valore che attribuisci a tutte le donne che, anche così, superano la tua nullità !

No: ti sei preparato bene, così come per il resto del branco, chiamato a raccolta nel momento di nascondere tracce della tua "giustizia".

Scommetto che sei stato attento al rituale: la morte dell'animale con la testa rivolta verso la Mecca e la rasoiata netta alla giugulare, senza neppure la misericordia dello stordimento.
Non ho sbagliato, ho detto proprio animale, perché quando ad una figlia - carne della tua carne - s’arriva a fare tanto, significa averla assimilata alla bestia di "Zulhiggiah Eid al Adh", quella destinata a lasciar la gola nel giorno della festività solenne del sacrificio di Abramo.
L’hai uccisa - in quel maledetto pomeriggio dell’11 agosto 2006 - perché indossava la minigonna, sognava una vita all’occidentale, si truccava e fumava.

- «Non capivo più niente. Se Hina non fosse venuta a casa, ma fosse andata con sua madre in Pakistan, non sarebbe successo».

Già.
- «Se mio nonno avesse avuto le ruote, sarebbe stato una carriola».

Continua il finto Mea culpa, il delirio di chi è consigliato dall’avvocato di far patetica scena madre, a vedere di rosicchiare, di scontare un poco di quei trent’anni che gli hanno affibbiato.

- «Parlano male di me. Dicono che ho ucciso una donna perché sono musulmano [...] non c’entra [...] quando una persona è brava è brava».

Scusate, mi scappa e lo dico:
- «Cat vegna un cancher, Bingobongo !!!»
Se potesse esistere mai peggior vergogna che la vigliaccheria, eccola:
- «[...] sapevo che si drogava, si prostituiva, sapevo tante cose brutte. Io ho sempre seguito una strada dritta [...] adesso la nostra vita è rovinata. Nessuno ci aiuta. Tutti vogliono che la mia famiglia se ne vada [...] Perché siamo stranieri ?»

No, appestato !
Sei entrato in casa nostra, e ti abbiamo dato ospitalità, e tu c’hai portato le tue di REGOLE:
hai calpestato le nostre di leggi, hai disprezzato, insozzato, macchiato di sangue la nostra terra e le nostre mura, con la presunzione che sono gli altri, a casa loro, a dover chinare il capo e seguire la tua "strada dritta", che le nostre ti parevano storture.

Quelli come te io non li voglio, e non darmi del razzista, che ti prendo a calci fino a che la scarpa ci rimane incastrata !
Se non ti andava bene, tiravi le strade che e come volevi, ma nella tua di tana, verme !
E continui, pervicacemente, a dare il peggio, a confermare il mio dire:

- «La legge non è giusta. Ci sono italiani che hanno ucciso e hanno avuto una condanna più lieve, ma non sono cristiano: sono straniero, pakistano e musulmano».

Lombrico, te lo dico con tutto il cuore:
- «Ma va da via i ciapp !!!»

E continua lo striscio:
- « L’ho uccisa perché mi ha aggredito».

- «Eh ? E che, sei fatto di gelatina e quella era una lottatrice di Wrestling ? Sei proprio patetico: tanto ignorante quanto vile, che menti pure a te stesso».

- «Rajel uwa el-kelma», l'uomo è la parola...


Io, secondo me...30.01.2008

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