Era da qualche tempo che avevo sul gozzo di salire in cattedra - almeno una volta - e provare il fare dotto ( non il nano di Biancaneve ).
Mi sono messo così a raccattare i resti e le briciole lasciate da quelli che hanno abbondanza d’intelletto, a vedere se anche a me riesce di mettere insieme una michetta di pane.
Ovviamente, le discariche dei sapienti sono avare essendo costoro animali onnivori con metabolismo efficiente, che poco o nulla di scarto lasciano ad asini come me: cercate di indovinare dal mio assemblato la traccia di grandezza dell’originale.
Come si chiesero quando mia moglie accettò di sposarmi - motivo di dubbio e indagine - ancora attuale è l’incertezza: «Noi e l’Islam siamo compatibili ?».
Visto che il gioco non lo stiamo conducendo "noi", vediamo come ci hanno visto e catalogato "gli altri".
C’era una volta...
l’imam Rifaa el Tahtawi, devotissimo conoscitore del Corano e teologo del Cairo; fece come il capitano Kirk, comandante dell’Enterprise, nei telefilm di fantascienza di Star Trek: «Diario dell’imam, data astrale 1931», e via a scrivere il tema che gli avevano assegnato, a dover descrivere e dar risultato dei cinque anni passati a studiare...noi.
All’inizio non spiaccicava una sola parola di francese che, sbarcato a Marsiglia, cominciò a metterci sotto la lente in...un caffè del posto.
Che ordine, pensò: la cassiera gestiva i pagamenti a prezzi convenuti, i camerieri servivano ai tavoli e il padrone prendeva le ordinazioni. Rifaa aveva scoperto la "divisione del lavoro", anticamera del "razionalismo occidentale". Fu la prima "spia industriale" che si trovò d’accordo con i nostri vecchi quando raccomandavano di rubare il lavoro !
Poi arrivarono giapponesi e cinesi e copiarono, ma questa è un'altra storia.
Il "datore di lavoro" di Tahtawi ( un ufficiale turco di nome Mohamed Alì, arrivato al potere dopo la dipartita di Napoleone dall’Egitto ), affidò all’allora brillante giovine questa commissione, ad esaudire un amletico punto di domanda: «Islam e modernità sono compatibili ?».
Rifaa rispose che sì: potevamo convivere, coabitare e scambiarci i convenevoli.
E configurò l’Egitto come piaceva a Magdi Allam: il primo museo, un orgoglioso risorgimento delle proprie antiche radici, fece tradurre grandi opere occidentali, finanziò la scienza e riformò l’amministrazione.
Se ne fregava del velo che, diceva, non essere prescritto dal Corano, fece scuole anche per donne e predicò l’uguaglianza dei sessi.
...passarono gli anni...
e arrivò il maledetto: Sayyd Qotb: «Diario del professore, data astrale 1948: sono sbarcato a New York e ho trovato...i Klingon !»;
mise piede a terra, con il mignolo si sturò le orecchie dalla sabbia del deserto e si comportò come il cavernicolo che entra in una casa moderna: rimpianse i mobili in pietra e il piacere di prendere le donne e farle strisciare, tirandole per i capelli !
Resistette due anni, e cominciò a scambiare l’uovo dell’oggi con la speranza della gallina domani, condannando il materialismo a favore della fede ( la sua, unica ed esclusiva, ovviamente ).
New York diventò metro di misura per il mondo occidentale che: «[..] doveva scomparire in una sorte d’Apocalisse !», e solo l’Islam poteva salvare l’umanità, minacciata dalla decadenza morale.
Formò i suoi fasci, li munì di manganello ed olio di ricino e li fece apostoli della purga, gravida gestante di quell’aborto che oggi conosciamo come integralismo musulmano.
Allevò il pupo allattandolo alla tetta: terrorismo e guerra santa.
Amen
E qui termino ( per vostro sollievo ), con la famosa frase di quel simpatico toscanaccio di Bartali: «...gli è tutto sbagliato, tutto da Rifaa..re» !
Piaciuta la lezione di Storia ?
Io, secondo me…24.08.2007
venerdì 24 agosto 2007
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